Sentenza Ue: gli operatori tlc tirano un sospiro di sollievo

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La decisione della Corte di Giustizia Ue di ritenere illecito il contributo annuo proporzionale al fatturato chiesto dall”Italia alle aziende che operano sul mercato delle comunicazioni, permetter&#224 di chiudere anche i ricorsi presentati da Telecom Italia, Tim, Wind, Blu e Omnitel al Tar del Lazio.

La Corte, in seguito al procedimento intentato da Albacom e Infostrada, ha stabilito che la tassa imposta dal governo viola la direttiva comunitaria 97/13/CE che regola le autorizzazioni generali e le licenze individuali nel settore dei servizi di telecomunicazioni.
Secondo la direttiva Ue, infatti, lo Stato pu&#242 richiedere simili tasse in base a tre motivazioni: 1) la copertura dei costi amministrativi connessi al volume di lavoro generato dalla gestione delle licenze, 2) come rimborso di spese relative all”uso di risorse scarse, 3) come contributi finanziari per la prestazione del servizio universale. In pratica dunque il contributo, altro non sarebbe che un ¿canone mascherato¿ che non rientra in nessuno dei casi previsti dalla normativa comunitaria.

Le societ&#224 di tlc, in realt&#224, hanno pagato soltanto nel 1999 in quanto, in vista della liberalizzazione del mercato nazionale delle telecomunicazioni, la Repubblica italiana aveva soppresso il contributo. Albacom ha sborsato allora 2.7 milioni di euro. Ora, il governo dovr&#224 rimborsare i tributi riscossi e non pretendere quelli relativi agli anni successivi (si parla di una cifra di circa 500 milioni di euro l¿anno per complessivi 2,6 miliardi di euro).

Secondo gli esperti del settore, a prendere maggior vantaggio dalla decisione dell¿Ue &#232 Telecom Italia che, nel 1999 pag&#242 546 milioni di euro e avrebbe dovuto versare complessivamente nelle casse dello Stato circa 2 miliardi di euro.

Tutti gli operatori, comunque, potranno dirsi soddisfatti della sentenza che permetter&#224 ai big di irrobustire i propri bilanci, e ai minori di risalire la china verso il profitto.

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