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I legali della Apple Corps, la casa discografica dei Beatles, hanno annunciato il ricorso in tribunale contro Apple Computer per la violazione degli accordi relativi all¿uso del marchio. Lo rende noto l¿etichetta musicale in un comunicato.
In particolare, la causa verte sull¿uso della parola ¿Apple¿ e del logo a forma di mela per il software iTunes, il servizio di download a pagamento lanciato dall¿azienda informatica ad aprile. Apple Corps ¿ spiega la nota ¿ ha depositato a luglio un¿istanza per violazione dei diritti di marchio per chiedere un risarcimento e costringere il costruttore a modificare il proprio servizio.
¿Più di un decennio fa ¿ spiega Katie Cotton di Apple ¿ l¿azienda ha firmato un accordo con Apple Corps, società gestita dai Beatles e dai loro eredi, in cui venivano specificati i diritti di entrambi all¿uso del marchio registrato¿Sfortunatamente, Apple e Apple Corps hanno interpretato l¿intesa in modo diverso e ora c¿è bisogno di un tribunale per stabilire chi ha ragione¿.
Non è infatti la prima volta che le due aziende si fanno la guerra sull¿uso del marchio: Apple Corps, fondata dai Beatles nel 1968, ha già intentato due cause contro il gigante dei Personal Computer.
La prima intentata nel 1977, anno di nascita del celebre marchio hi tech, per l¿uso del nome aziendale, si concluse nei primi anni ¿80. L¿azienda di Cupertino dovette impegnarsi a usare il nome solo per i prodotti informatici e non per il mercato musicale. L¿etichetta musicale dei Fab four portò di nuovo Apple Computer in tribunale nei primi anni ¿90 in seguito al lancio dei primi computer che permettevano di ascoltare musica.
iTunes, il servizio lanciato da Apple per scaricare musica a pagamento da Internet ha venduto 10 milioni di canzoni, ottenendo un successo inaspettato per la stessa azienda di Cupertino, che ha lanciato il software lo scorso 28 aprile, in seguito ad accordi con le maggiori etichette musicali.
Ma le major, si sa, non vedono affatto di buon occhio i vari servizi, anche quelli a pagamento, che permettono di reperire brani musicali direttamente dalla rete.
La RIAA ¿ l¿associazione che riunisce le più importanti case discografiche americane – ha infatti ingaggiato una dura battaglia contro i siti peer-to-peer: ha fatto molto discutere a questo proposito la multa di 2.000 inflitta ad una dodicenne che aveva scaricato musica grazie a un abbonamento al sito di file sharing KaZaa.
La causa contro la ragazzina newyorkese, la prima delle 261 intentate dalla RIAA, è l¿ultimo disperato tentativo delle major di arginare il fenomeno del file sharing, all¿origine (a detta dei discografici) del drammatico crollo delle vendite di CD e DVD.