Italia
Chiamato in causa pesantamente da Marini, sul caso Telekom Serbia Romano Prodi contrattacca con una dichiarazione politica e una lunga e dettagliata ricostruzione della vicenda, nella quale risponde alle accuse principali. Così, nella ricostruzione del presidente della Commissione Europa si legge che l¿operazione non fu un aiuto a un regime criminale – la vendita fu fatta nel 1997 mentre la guerra in Kosovo è di due anni dopo -, non fu un”operazione approvata dal governo – ma una autonoma decisione dell”azienda di tlc -, insomma si trattò di un”operazione analoga a tante altre, senza riflessi sui conti dello Stato – al massimo si può calcolare una minusvalenza per il ministero del Tesoro di circa 10 milioni di euro. Il documento redatto da Prodi si compone di cinque pagine nelle quali si precisa anche che il cambio dei vertici Telecom non fu deciso per favorire l”operazione ma per facilitare la privatizzazione. ¿Il governo ritenne, anche sulla base di precise indicazioni dell”advisor, Morgan Stanley e Euromobiliare, che le persone allora al vertice della società, notoriamente avverse al processo di privatizzazione così come impostato dal governo, non avessero le caratteristiche adatte per condurre al meglio l”operazione di privatizzazione¿. Prodi ribadisce di non essere ¿mai stato informato, da nessuno e in alcuna forma, né direttamente, né indirettamente¿, dell”acquisto di una quota di Telekom Serbia da parte del gruppo Telecom Italia, e riafferma la propria disponibilità ad essere ascoltato ¿per fornire ogni utile chiarimento dagli organi legittimamente deputati alle indagini¿. Il presidente della Commissione europea si dichiara vittima di una ¿violentissima campagna politica (…) condotta da mezzi di informazione, scritta e televisiva, con un accanimento e una dovizia di mezzi senza precedenti¿, afferma di essere ¿molto fiducioso¿ nel lavoro della Commissione parlamentare e della Procura di Torino, dicendo che ¿basterà a porre fine a questa infamia¿. Questa, in sintesi, la ricostruzione dei fatti secondo Prodi: con l”operazione Telekom Serbia il governo dell”epoca, da lui presieduto, non aiutò il regime di Slobodan Milosevic, non provocò una perdita di denaro pubblico e per tale accordo non fu chiesta nessuna autorizzazione al ministero del Tesoro. Il documento si dilunga soprattutto sull”aspetto economico dell”affare. Dopo un lungo elenco di dati che illustrano le condizioni di acquisto e dopo una panoramica su varie operazioni effettuate da Telecom Italia nel mondo, il documento contesta che lo Stato italiano abbia perduto nell”operazione circa 250 milioni di euro. ¿Acquistata per circa 893 milioni di marchi ¿ si osserva nel testo – la partecipazione in Telekom Serbia figurò per l”equivalente in lire di 825 miliardi nel bilancio 1997 dell”azienda. Le verifiche e i controlli operati al momento della privatizzazione nell”ottobre del 1997 (Mediobanca e Barclays de Zoete Wedd Limited ne furono i joint global coordinators) confermarono la valutazione originaria. L”operazione non influì, quindi, in alcun modo sul ricavato che il Tesoro ottenne dalla vendita al pubblico delle azioni Telecom¿. ¿Calcolando ¿ continua l¿analisi di Prodi – che, dal 61 per cento del capitale al momento dell”investimento in Telekom Serbia, la partecipazione del Tesoro si ridusse al 44 per cento un mese dopo per scendere al 5 per cento nel gennaio 1998, al termine dell”offerta pubblica di vendita e, al 3,9 per cento alla fine del 1998, la quota parte della minusvalenza sulla partecipazione Telekom Serbia teoricamente attribuibile all”azionista Ministero del Tesoro sarebbe stata pari a meno del 4 per cento, cioè a circa 10 milioni di euro¿. ¿In ogni caso – conclude il documento – definire tale teorica partecipazione dell”azionista Tesoro a una minusvalenza su una singola partecipazione nel bilancio Telecom Italia come una perdita di denaro pubblico costituisce un nonsenso contabile ed economico¿. Quanto all¿analisi politica dell¿operazione, Prodi ritiene che ¿nella nuova situazione politica non c”erano, da parte né dei governi europei né di quello americano, obiezioni di ordine politico a una ripresa degli investimenti. Questa, nel quadro di una politica tesa ad aiutare la Serbia a ritrovare la strada della democrazia e dello sviluppo, era anche la posizione del governo italiano¿. Il documento afferma quindi che ¿qualificare un investimento nella Serbia del 1997 come ”aiuto ad un regime criminale” e come finanziamento ”del genocidio di un popolo” sulla base delle responsabilità di Belgrado nel conflitto con il Kosovo di due anni dopo costituisce, prima e più ancora che un inaccettabile metodo di polemica politica, un falso storico¿. © 2003 Key4biz.it