Italia
Sintesi del 7° Rapporto Le città digitali in Italiaredatto da Censis e Rur
Per il settimo anno la Rur (Rete Urbana Rappresentanze), in collaborazione con Dipartimento della Funzione Pubblica, Formez e Censis, ha presentato l¿indagine sulle ¿Città Digitali in Italia¿: oltre 500 siti istituzionali di regioni, province e comuni sono stati sottoposti a rilevazione diretta attraverso una griglia di analisi di oltre 120 indicatori.
Tra il 1996 e il 2002 le Regioni e gli Enti Locali hanno avviato i primi progetti telematici, portando on line le proprie strutture, informazioni, servizi. Di questo cammino, che trova oggi riconoscimento e impulso da parte del governo centrale, l¿indagine annuale della Rur riporta di anno in anno i progressi, le innovazioni, gli ostacoli e gli scenari futuri.
La telematica locale ha attraversato nel corso di questi anni un processo di ¿istituzionalizzazione¿. Nel momento in cui le PA iniziano a considerare Internet come uno dei canali principali di comunicazione istituzionale, si fanno promotrici di iniziative telematiche che hanno come obiettivo l¿innovazione e la modernizzazione del governo pubblico. Questa fase vede la crescita esponenziale della presenza on line di siti istituzionali, che giunge ormai praticamente al completamento: tutte le regioni e le province hanno un sito Internet mentre tra i comuni capoluogo di provincia si lamenta una sola assenza. A livello nazionale, si registra che i comuni con più di 5.000 abitanti che hanno un sito sono il 68,5% del totale, contro il 62,9% dello scorso anno e il 46,3% del 2000.
Nel corso di questa fase di consolidamento del fenomeno, si è persa, però, la dimensione più ¿conviviale¿ che aveva ispirato le prime esperienze di telematica locale. Alla logica relazionale (¿Internet è uno strumento per la comunicazione bi- e multi-direzionale¿) che coinvolgeva più soggetti sul territorio si sovrappone, e prevale poi, una logica istituzionale (¿Internet è uno strumento in più per informare il cittadino¿) che si limita ad una relazione unidirezionale PA-cittadino. Le prospettive di democrazia elettronica espresse a metà degli anni ¿90 non sono confortate oggi da progetti strutturati di comunicazione tra cittadini su argomenti di interesse pubblico. Pochissime le esperienze che intendono mettere in contatto cittadini e amministratori in vista di un contributo attivo del cittadino, con le sue opinioni, allo sviluppo del territorio. Poche anche le sperimentazioni di comunicazione attraverso canali alternativi. La logica multicanale è oggi presente, con siti wap e servizi via sms, in 6 siti regionali, nel 7% dei siti provinciali e nel 12,7% dei siti dei comuni capoluogo.
A fronte di questa sostanziale ¿unidirezionalità¿ della comunicazione, si sta aprendo tuttavia oggi una fase di ¿professionalizzazione dei servizi¿: l¿impegno ad erogare on line i servizi prioritari per cittadini e imprese spinge le amministrazioni a cercare nuovamente la cooperazione: con privati, public utilities, altre amministrazioni locali.
Finita l¿epoca dello spontaneismo, inizia il momento della progettazione. L¿erogazione dei servizi on line, auspicata da Unione Europea e governo nazionale, richiede collaborazione, scambi, la ricostituzione del fenomeno della città digitale come rete di soggetti. Già quest¿anno moltissime amministrazioni locali si sono unite per partecipare al bando di finanziamento di eGovernment e le molte che hanno ottenuto tale finanziamento si trovano oggi a collaborare per la realizzazione dei progetti.
L¿indagine sulle ¿Città Digitali¿ in Italia analizza il fenomeno attraverso le sei dimensioni che costituiscono la metodologia di indagine ARPA-L (Analisi delle Reti delle Pubbliche Amministrazioni): Contenuti istituzionali e trasparenza amministrativa; Qualità e interattività dei servizi; Usabilità e accessibilità Cooperazione, relazionalità e communities; Marketing territoriale; Professionalizzazione dei dispositivi tecnologici.
Internet, strumento di trasparenza, ma non di partecipazione
Le amministrazioni locali hanno compreso che Internet è uno strumento chiave per mantenere l¿impegno alla trasparenza e per offrire ai cittadini informazioni senza la necessità di recarsi presso le sedi ¿fisiche¿. Anche il vertice politico ha ormai scoperto il sito istituzionale come luogo di comunicazione e autorappresentazione. In particolare i vertici politici regionali mostrano attenzione a questi aspetti: il 100% delle regioni offre informazioni sul vertice politico e 17 regioni su 20 riportano indicazioni biografiche sui membri di Consiglio e Giunta.
Per rendere la relazione PA-cittadino più completa e trarre reale vantaggio innovativo dall¿uso di uno strumento come Internet sarebbe importante concepire in modo diverso la comunicazione istituzionale ¿telematica¿: predisporre strumenti di partecipazione attiva degli utenti all¿azione amministrativa (forum di commento, sondaggi di gradimento, votazioni on line). Attualmente il 17% dei siti provinciali e il 20,6% dei siti dei comuni capoluogo presentano forum tra cittadini. In alcuni casi i forum prevedono l¿intervento degli amministratori. Ma solo in poche realtà il dibattito è inserito in una dinamica decisionale.
Nascono nuovi spazi per accogliere i servizi interattivi del prossimo futuro
Lo scenario per quanto riguarda i servizi on line mostra, rispetto allo scorso anno, una crescita contenuta. Si tratta di un anno di attesa: molte amministrazioni hanno lavorato in fase di progettazione in occasione del recente bando di eGovernment. La Rur ha quest¿anno selezionato, all¿interno degli 80 servizi per cittadini e imprese definiti ¿prioritari¿ dal DIT, un set di 12 servizi di cui monitorerà l¿evoluzione. Attualmente tutti e 12 i servizi si assestano ad un livello soprattutto informativo. Il livello massimo di interazione (transazione completa) si raggiunge per servizi relativi a pagamenti tributari, in particolare dell¿ICI, che è possibile pagare on line nel 17,6% dei siti analizzati. Maggiore interattività raggiungono servizi la cui erogazione telematica non è onerosa, in termini economici e organizzativi, per l¿ente pubblico: nel caso dell¿ICI, ad esempio, spesso la soluzione tecnologica per il pagamento via web è realizzata grazie all¿accordo con gli enti concessionari della riscossione (banche, Poste), che già hanno predisposto la modalità di pagamento attraverso i loro siti Internet.
Servizi come la consultazione di Sistemi Informativi Territoriali (Sit), basati sull¿integrazione di database provenienti da diversi ambiti e settori amministrativi, sono di più difficile implementazione (tab. 5). E¿ qui che si rivela indispensabile una buona rete di back-office e un forte impegno di programmazione e innovazione.
La crescita dei servizi avverrà molto probabilmente sui nuovi Portali di servizi che stanno nascendo in questi mesi dalla collaborazione tra le istituzioni locali, le public utilities, i soggetti privati, le altre amministrazioni. Alcuni esempi sono Tu6Genova, PortalePrato, e-cremona, e-mantova.
Le ¿barriere¿ della PA immateriale
Nonostante una maggiore sensibilità diffusa su aspetti di fruizione dei siti Internet e le diverse ¿linee guida¿ pubblicate sul tema, usare e accedere i siti Internet delle istituzioni locali non si rivela un¿esperienza priva di ¿barriere¿. Ancora più della metà dei siti trascura di implementare strumenti di orientamento all¿interno del sito (tab. 6). Nei siti dei comuni capoluogo, i motori di ricerca sono presenti nel 49% dei casi, negli altri comuni, invece, nel 14,4%.
Con la complessità delle informazioni, aumenta il numero delle voci di menu nelle home page: un lettore medio può disorientarsi nel leggere più di nove voci di menu consecutive. La presenza di menu con un numero ottimale di voci (per garantire la quale basterebbe organizzare meglio l¿architetture del sito e creare dei sottomenu) è soddisfatta dal 50% delle regioni, ma solo dal 25,5% dei comuni capoluogo. I piccoli comuni sfuggono a tali rischi di disorientamento solo in virtù del ridotto numero di voci di menu e di pagine.
Nel campo dell¿usabilità e accessibilità si propone, forte, il tema della formazione degli operatori, di chi sviluppa il sito, di chi lo gestisce, di chi immette i contenuti.
Siti sempre più reticolari ma senza nodi di comunicazione
Il sito Internet dell”amministrazione pubblica, già solo per sue caratteristiche strutturali, è uno strumento di creazione di reti: reti redazionali, reti di soggetti istituzionali, reti di soggetti non istituzionali attivi sul territorio, reti di cittadini.
Di fronte alla molteplicità degli apporti e delle collaborazioni, sempre più estese, i siti Internet hanno subito dei cambiamenti nella loro ¿morfologia¿. Vantaggi e svantaggi delle scelte relative ai legami relazionali tra le varie aree del sito sono legate soprattutto agli aspetti di orientamento, riconoscibilità istituzionale, raggiungibilità e memorizzazione dei siti e delle loro sezioni.
Tuttavia sui siti istituzionali si stenta a strumenti in grado di creare, tra gli utenti del sito, delle community. Si perde in tal modo un¿occasione di ¿fidelizzazione¿ dell¿utente al sito istituzionale, di farne un luogo di incontro e di scambio. Nella realtà dei siti istituzionali delle PA locali, laddove questa possibilità sembra essere stata compresa, non si riconosce un progetto strutturato, una strategia che punti alla costruzione di una vasta community con moderatori, programmi e obiettivi ben definiti. Le comunità on line tra gli utenti del sito sono poco diffuse: le modalità principali con cui si creano dei gruppi di utenza sono la newsletter o la mailing list, con una prevalenza delle newsletter (strumento unidirezionale) e di contenuti informativi. Le pubblicano 12 siti regionali su 20, il 25% dei siti provinciali e il 23,5% dei siti dei comuni capoluogo.
I modelli di organizzazione dei contenuti nei siti istituzionali
Il sito nucleare contiene in sé tutte le pagine, mantenendo la medesima grafica per ogni sezione che si sviluppa a partire da un menù di navigazione ragionato.
Vantaggi: in termini di usabilità, l¿utente non perde l¿orientamento trovando in ogni sezione la medesima caratterizzazione istituzionale
Svantaggi: al crescere delle pagine aumenta la difficoltà di reperimento delle informazioni
Sito patriarcale
Il sito in questo caso è formato da un sito-padre, istituzionale e di presenta-zione delle strutture, a cui sono collegati altri siti, diversi nella maggior parte dei casi per grafica e struttura, il cui URL è un sotto-dominio del precedente
Vantaggi: è possibile raggiungere una sezione del sito digitando una URL di sottodominio, facile da memorizzare e che tende ad ¿istituzionalizzarsi¿ a sua volta (sit.comune.nomecomune.it o turismo.regione.nomeregione.it); facilità dell¿utente di reperire tutte le informazioni, in un sito specifico
Svantaggi: se le relazioni con il sito-padre non sono mantenute in modo coerente, a causa della diversità della realizzazione grafica dei siti-figlio, si rischia la perdita di orientamento da parte dell¿utente.
Sito esteso
In questo caso il sito istituzionale viene a costituirsi come un insieme di siti diversi tra di loro, le cui URL sono anche molto differenti e non sempre riconoscibili in termini istituzionali.
Vantaggi: ogni sito viene a costituire un universo a sé stante, consultabile e pubblicizzabile in modo autonomo e indipendente dal sito principale.
Svantaggi: la maggiore diversità nella realizzazione grafica può provocare la perdita di orientamento se l¿istituzionalità e il suo legame con il sito-padre non sono mantenute in modo coerente. La diversità dell¿url, se non ben comunicata può creare un problema di reperimento oltre che di comprensione.
La telematica e gli sportelli in rete per lo sviluppo del territorio
Gli strumenti telematici si rivelano, per i progetti di sviluppo territoriale delle pubbliche amministrazioni locali, un valido ausilio, per la loro carica di innovazione e per le possibilità di scambio ed estensione della conoscenza. Le iniziative più incisive sono quelle in grado di stabilire cooperazioni tra più enti istituzionali, con privati e terzo settore, per raggiungere il medesimo obiettivo della promozione del territorio.
Ancora piuttosto ridotto è l”impegno degli enti locali volto ad attrarre investimenti sul territorio attraverso Internet. Anche la semplice informazione sulle attività economiche esistenti è carente: tali informazioni sono presenti, rispettivamente, nel 20% e nel 24% dei siti di province e comuni capoluogo. Non vengono, inoltre, informati adeguatamente gli investitori circa le opportunità e le agevolazioni finanziarie.
Buone prospettive potrebbero derivare da una maggiore diffusione degli sportelli SUAP e dalla creazione di ¿reti di SUAP¿ territoriali. Gli sportelli telematici sono attualmente abbastanza diffusi, sebbene ancora non in grado di fornire transazioni complete (tab. 10). E¿ possibile, ad ogni modo, avviare la procedura di erogazione del servizio nel 13,7% dei siti dei comuni capoluogo.
Tempi di risposta più brevi e crescita dell¿open source
Banda larga e wireless sono le applicazioni su cui maggiormente si punta per realizzare un”economia basata sulla conoscenza. L”innovazione tuttavia sembra per il momento destinata a doversi declinare nelle forme attuali della telematica basata su siti web e su semplici servizi multicanale. In questo contesto le amministrazioni devono rendere i dispositivi tecnologici dei propri siti Internet agili, per facilitare la navigazione attraverso linee ancora troppo lente e connessioni “a tempo” ancora onerose. I tempi di caricamento delle pagine Internet sono ancora, per la maggior parte, eccessivamente lunghi: nel 38% dei siti provinciali i tempi di caricamento della home page superano i 20 secondi.
Nelle pubbliche amministrazioni locali si nota una presenza di sistemi open source ancora marginale, ma comunque significativa, in termini di prospettive per i prossimi anni. In particolare, sembra che il ricorso all¿open source sia più frequente in realtà che dispongono di risorse meno cospicue. Per quanto riguarda i sistemi operativi installati sui server (tab. 11), i comuni capoluogo fanno registrare una percentuale del 37,3% e i comuni non capoluogo sfiorano il 40%; per converso, le province arrivano solo al 23%, con un decremento rispetto al 2001 del 2 % e le regioni rimangono su quote più marginali, appena 2 su 20.