Italia
Avv. Alessandro Luciano
Commissario
AGCOM
Intervento al convegno “C¿era una volta il cellulare¿
I nuovi scenari per i sistemi mobili“, Milano, 18 giugno 2003, Centro Congressi Cariplo.
Il mio intervento illustrerà l¿importante iniziativa che l¿Agcom ha posto in essere lo scorso maggio, grazie alla collaborazione delle associazioni dei consumatori e degli operatori di telefonia mobile, al fine di proteggere i terminali degli utenti dal rischio di furto.
Tutte le recenti indagini sociologiche e merceologiche (Isimm dello scorso maggio, Il Sole24Ore della scorsa settimana) confermano un dato, su cui, a dire il vero, da tempo i consumatori sollecitano la mia Autorità, ossia che il telefonino è parte integrante delle abitudini degli italiani: si può parlare sostanzialmente di una “storia d¿amore” tra il nostro popolo ed il cellulare, con tutte le implicazioni di sviluppo economico e tecnologico ad essa connesse.
Un successo, senza pari in Europa, che ha portato il nostro Paese al maggior tasso di penetrazione, ormai al di sopra del 90% della popolazione, ed alla sostanziale leadership dei nostri operatori a livello continentale.
L¿Italia è il primo paese in cui l¿UMTS è partito, raggiungendo già una massa di abbonati in linea con i business plan (basta confrontare le differenze tra gli start up di “3” in Italia ed in Inghilterra, pur nell¿ambito dello stesso gruppo).
Una storia di successo di cui ben possiamo essere fieri: se è vero che sui voli della British l¿avviso di spengere i telefonini viene dato solo in italiano, il cellulare sempre di più finisce con l¿essere associato agli stili di vita del popolo italiano; segno evidente che, anche al livello regolatorio e dei prezzi, il lavoro dell¿Autorità di cui sono componente è stato in grado di conciliare lo sviluppo del mercato con i diritti degli utenti di fruire di basse tariffe.
D¿altronde le tariffe della telefonia mobile sono costantemente diminuite dal 1998 ad oggi, attestandosi ad un circa ¿ 33%.
L¿esito più sorprendente delle ricerche è la constatazione come l¿italiano si relazioni ormai in maniera quasi sentimentale con il suo telefonino: non più un mero apparato, ma la sede ove l¿utilizzatore memorizza foto, messaggi, filmati e rubriche, diventando una sorta di diario personale non solo di lavoro ma anche delle proprie relazioni personali (d¿altronde chi non memorizza gli SMS più importanti e significativi??). Il telefonino viene quindi vissuto, al pari del PC, come lo strumento di lavoro che contiene i dati più sensibili.
In aggiunta, esiste un¿intera generazione di giovanissimi che fa del telefonino uno strumento di aggregazione sociale: la cosiddetta “SMS generation” che scambia in media 16 messaggi al giorno per comunicare al proprio interno.
Questo porta poi, nello specifico della mia relazione, a considerare che ormai il telefonino ha acquisito un valore “metafisico”, o meglio, un valore intrinseco connesso alle sue applicazioni ed ai dati contenuti che non riflette il prezzo effettivo di mercato.
Se a questo valore para-affettivo, uniamo la circostanza che oggi, dopo un periodo di diminuzione del costo dei cellulari, esso è in netto aumento soprattutto a causa delle nuove funzionalità (es. fotocamere, display a colori ecc.) dei terminali 2,5G e 3G, ci rendiamo conto come il telefonino diventi sempre più un asset fondamentale nel patrimonio di ogni cittadino.
Asset che merita dunque una particolare attenzione: il furto dei telefonini ha infatti raggiunto dei livelli di allarme sociale.
Secondo alcune statistiche il traffico di cellulari rubati/smarriti sarebbe pari ad un milione di pezzi l¿anno: se moltiplicate questo dato per un valore medio per apparato di circa 300 euro e considerate che sono per lo più commessi da giovanissimi, “la SMS generation”, ci si rende conto della gravità della situazione.
Il significativo progresso,
di cui ho accennato in apertura, è che, in virtù dell¿intervento dell¿Agcom, i gestori mobili italiani sono stati in grado di giungere alla sottoscrizione dell¿accordo quadro per la condivisone della black list per inibire il traffico dei terminali rubati/smarriti.
Sto parlando della connessione dei nostri operatori al Database Ceir di Dublino, recentemente avviato dalla GSM Association proprio per condividere i codici alfanumerici Imei dei telefoni rubati/smarriti dai legittimi proprietari.
Il codice Imei è una sorta di numero di telaio del terminale che l¿utente può trovare, oltre che sulla scatola del telefonino, dietro la batteria oppure digitando sulla tastiera una breve sequenza.
Comunque nessuna paura di dimenticarlo, tale codice può altresì essere ricavato dal gestore telefonico, dietro l¿indicazione da parte dell¿utente delle ultime chiamate effettuate.
In altre parole la rete GSM tramite questo codice è in grado di negare l¿autenticazione del terminale rubato (qualunque scheda Sim contenga) e di inibirlo dall¿effettuare traffico, salvo le chiamate d¿emergenza gratuite.
La “condicio sine qua non” del blocco è però la partecipazione del gestore al predetto Database.
A quel punto il telefonino, che diventa inutilizzabile sulle reti dei gestori connessi al Ceir, perde qualsiasi attrattività, salvo per il modesto valore della batteria che rimane l¿unica parte riciclabile: francamente un po¿ poco per alimentarne un traffico illecito.
La grande esternalità di Dublino è che estende al di là del territorio la potenzialità di tale blocco, limitando così le possibilità di un traffico internazionale di terminali rubati.
Anche se però manca ancora un accordo a livello internazionale per l¿iscrizione di tutti i gestori Gsm, evento che sarebbe del tutto auspicabile
In effetti già alcuni operatori europei, tra cui tutto il gruppo Vodafone, avevano aderito: il fatto significativo è che in Italia vi abbiano aderito tutti insieme, impedendo così l¿utilizzazione, sull¿intero mercato nazionale, dei terminali di provenienza illecita e costituendo sicuramente un modello di comportamento etico per i loro colleghi esteri.
La speranza è che l¿effetto “Club” del Ceir possa aumentare con l¿adesione di quanti più gestori della galassia GMS possibile.
Ho parlato di progresso proprio perché solo ora, con l¿intervento propulsivo dell¿Agcom e mio personale, gli operatori mobili sono stati in grado di superare un impasse, soprattutto sui costi e sulle procedure, che durava da più di un anno e che stava impedendo ai nostri gestori di distinguersi per un atteggiamento etico nei confronti della clientela.
L¿intervenuta creazione del Database centralizzato ha risolto gran parte dei problemi, rendendo superflua la creazione di una specifica lista nazionale con una notevole semplificazione e nella gestione dei dati che sarà coordinata e centralizzata e nei costi che ogni operatore sopporterà in proprio: si parla di costi oscillanti tra 1 e 2 milioni di euro all¿anno che gli operatori mobili spenderanno per quest¿iniziativa, esclusivamente a favore della propria clientela, ma, come accennato, di sicuro impatto sociale.
L¿Agcom che, in assenza di qualsiasi strumento normativo che le consentisse un intervento diretto, ha rivestito il ruolo di facilitatore, si è altresì assunta l¿onere di ospitare un tavolo tecnico finalizzato ad implementare l¿accordo quadro, le cui conclusioni sono previste per la fine di giugno.
La prima riunione di detto tavolo si è già tenuta e ci sono speranze che il sistemi diventi pienamente operativo nel giro di pochi mesi.
A quel punto l¿abbonato che perde il terminale, oltre a bloccare come fa oggi la scheda Sim per non perdere il traffico, dovrà presentare al proprio gestore, secondo le modalità che saranno definite, ma comunque le più semplici per l¿utente, la denuncia di furto/smarrimento così da bloccare l¿uso del suo terminale. In caso di rientro in possesso sarà previsto un iter inverso di sblocco.
Quello che posso garantire è che l¿Agcom vigilerà su tutto il processo al fine di garantire che sia il meno oneroso e più user friendly. Il comportamento fin qui ineccepibile dei nostri gestori depone bene per il futuro.