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Pare che il Nasdaq, il mercato americano in cui sono quotate le società tecnologiche, si sia di nuovo infatuato delle dot.com, le famigerate aziende Internet che hanno portato nel 2000 allo scoppio della borsa speculativa e alla conseguente crisi, da cui il settore stenta a ancora a riprendersi.
A riaccendere la passione, il Wi-Fi, la connessione senza fili a Internet a banda larga.
E così, dopo l¿esordio brillante di iPass, che la scorsa settimana è riuscita a incassare 98 milioni di dollari a poche ore dalla quotazione, è ora il turno di Netgear di debuttare alla Borsa di New York.
La filiale di Nortel Networks nel marzo 2000 era riuscita a riscuotere altrettanti 98 milioni di dollari quotando 7 milioni di azioni al prezzo unitario di 14 dollari.
Sulla carta, le attività delle due aziende sono molto diverse tra loro: iPass propone alle aziende una specie di ¿super accesso a Internet sicuro¿, che permette agli impiegati di poter eccedere alla rete da ogni parte del mondo. Netgear invece concepisce e commercializza prodotti di rete, quali modem, router, schede e hub.
Netgear e iPass pertanto, hanno un punto in comune: il Wi-Fi: il network di iPass si basa su oltre 14.000 punti di accesso in 150 nazioni, mentre Netgear è uno dei maggiori fornitori di tecnologie Wi-Fi, con una fetta di mercato pari al 15%. Come dire, una tentazione irresistibile per il Nasdaq, tanto che le due introduzioni in Borsa, entrambe ampiamente sottoscritte, hanno registrato per il primo giorno di quotazione un balzo superiore al 25%.
Netgear, che lo scorso anno ha realizzato un fatturato di 237 milioni di dollari, all¿apertura degli scambi si è ritrovato con una valorizzazione di 381 milioni di dollari. Valorizzazione simile a quella di Lynksys, suo concorrente diretto, acquistato da Cisco per 500 milioni di dollari.
Resta il fatto che questo spiraglio di luce aperto dal Wi-Fi, arriva in un momento ancora molto sfavorevole per le IPO. Nel primo semestre 2003, sono state soltanto 10 le introduzioni registrate a Wall Street: lo score più basso dal 1975. Secondo Thomson Financial, l¿anno dovrebbe chiudersi con 23 IPO e un volume in calo del 79% su base annua.
La strada, dunque, è ancora in salita, soprattutto se si pensa che all¿epoca del boom della New Economy si registravano in media 8 introduzioni alla settimana.