Italia
di Pierluigi Sandonnini
Analisi del rapporto 2002 di Federcomin, Anasin e Assinform
I dati relativi alla formazione e all”occupazione nell”ICT riferiti al2002 sono contenuti in un rapporto realizzato da Federcomin, Anasin e Assinform, con la partecipazione di Aiip, Assocertificatori, Fedoweb e FRT e con la collaborazione di NetConsulting, Unioncamere, Facoltà di Scienze Statistiche dell¿Università di Milano Bicocca. Si tratta di una approfondita analisi qualitativa e quantitativa, con riferimento sia ai fornitori sia alle aziende utenti, estesa anche all¿utilizzo dell¿Information Technology per le professioni non IT delle imprese utenti.
Il settore della Net Economy considerato nel Rapporto comprende un perimetro più ampio rispetto a quello abitualmente esaminato; l¿intento è di fare riferimento all¿insieme delle occupazioni presenti all¿interno delle aziende: fornitori ICT, fornitori IT hardware, vendor software, vendor fornitori di servizi, società di consulenza operanti nel settori IT, fornitori di telecomunicazioni (fornitori di apparati, fornitori di servizi, fornitori di servizi XSP), spin off di fornitori IT e TLC, spin off e joint venture costituite dalle aziende utenti ma operanti nella Internet Economy o nella fornitura di servizi ICT, canale indiretto ICT (distributori, dealer, catene), utenti di ICT: aziende dei principali settori economici (industria, distribuzione, servizi, utilities, banche, assicurazioni, Pubblica Amministrazione centrale e locale); Net Companies, intendendo con tale termine identificare l¿insieme di quelle aziende, sorte in prevalenza tra il 2000 e il 2001, che svolgono le seguenti attività primarie: siti di commercio elettronico, comenegozi virtuali, e-mall, supermercati on line, agenzie di viaggi on line; motori di ricerca e metasiti, aste on line; siti di servizi on line, quali home banking, broker, assicurazioni on line, e-recruiting; portali generalisti e specializzati o verticali, marketplace orizzontali e settoriali; new media, ossiamagazine on line, direct marketing, TV on demand, internet radio, web agencies, media e marketing digitale, concessionarie di pubblicità on line.
L¿occupazione
Secondo l¿analisi condotta da Federcomin, Anasin e Assinform, i segnali di rallentamento economico internazionale e nazionale del primo semestre dell¿anno sono stati interpretati come inizio di recessione. La sana cautela negli investimenti si è perciò tradotta talvolta in paralisi, gli investimenti in costi; la profittabilità è diventato il primo obiettivo cui tendere, anche a scapito dello sviluppo aziendale. L¿IT è tornato così a essere un costo piuttosto che una leva di competitività.
Nel corso di questi mesi c¿è stato uno spostamento di baricentro: da investimenti incentrati al front end come mezzo privilegiato per aumentare market share e ricavi (approccio del 2000), si è tornati nel 2001 e nel 2002 a prestare attenzione a soluzioni di riduzione dei costi e aumento dell¿efficienza; in sostanza, un ritorno ai sistemi ¿core¿ dell¿impresa.
Le imprese del settore ICT sono passate da 71mila nel 1999 a 79mila nel 2002. Il dinamismo imprenditoriale dell¿ICT (+4,4% nel 2000, + 3,9% nel 2001 e +2,6% nel 2002) riguarda tutti i comparti e, in particolare, quello delle telecomunicazioni (8,8%, 11,0% e 6,8%), grazie agli effetti della liberalizzazione del mercato e al conseguente ingresso e nascita di nuovi operatori alternativi.
Sono le imprese di software e servizi a determinare l¿andamento del comparto, infatti esse rappresentano circa il 72% del totale rispetto all¿11% circa di quelle di hardware e assistenza tecnica, il 14% del canale indiretto e il 3% del settore dei servizi e apparati di telecomunicazioni.
Dal confronto dei tassi di sviluppo delle imprese ICT con quelli dell¿intero comparto industria e servizi, si osserva come nel periodo 1996-2001 la crescita del settore ICT sia stata del 6,3% a fronte della stabilità registrata dall¿insieme dell¿Industria e Servizi (che nello stesso periodo ha visto crescere il numero delle imprese solo dello 0,2%). Tra il 2001 e il 2002 lo sviluppo dell¿intera economia è stato quasi nullo (0,1%) mentre quello del comparto ICT risulta del 2,6% con un¿ottima performance soprattutto dei servizi e apparati di TLC, grazie alla liberalizzazione.
La crescita occupazionale del comparto è stata pari al 3,4% nel 2000, 2,7% nel 2001 e 2,7% nel 2002. Con 598mila addetti totali, il settore ICT ha rappresentato, nel 2002, circa il 2,9% degli occupati complessivi in Italia (dati: Unioncamere: REA 1999. Elaborazioni: Statistica-Unimib).
Inoltre, per stabilire il numero complessivo di ¿addetti ICT in senso stretto¿, a tale dato vanno aggiunti i circa 400mila addetti con funzioni ICT all¿interno di aziende/enti dei settori ¿utenti¿.
Il perimetro della Net Economy risulta però molto più ampio: un milione circa di addetti ICT in senso stretto, impiegato presso aziende utenti o fornitrici; un milione e 700mila circa di occupati con competenze ICT presso il settore utenti.
Il totale complessivo è quindi di circa 2.700.000 nel 2002.
Questo vuol dire che al milione di addetti ICT propriamente detti si debbono aggiungere tutti quelli che, pur non ricoprendo mansioni tecnologiche, hanno comunque – per la loro attività – dovuto sviluppare competenze attinenti il settore ICT. Attualmente essi sono in numero quasi doppio rispetto agli addetti ICT in senso stretto.
Le cifre per il 2003
Il settore ICT si conferma uno tra i più elevati ¿acquirenti¿ di professionalità con un livello di istruzione di elevato profilo. Per il 2003 le imprese ICT stimano 26mila assunzioni e circa 13mila uscite, con un saldo positivo di circa 13mila unità mentre l¿intera economia prevede 686mila nuove assunzioni e 362mila uscite.
Le assunzioni previste dalle imprese del settore ICT sono composte prevalentemente da specialisti e dirigenti (13mila, pari al 50,8%) e da tecnici (circa 5600 unità, pari al 21,7% del totale) e impiegati, con un contributo minimo da parte dei livelli professionali più bassi (operai).
Le aree aziendali a maggiore densità di assunzioni sono, nell¿ordine:
Sviluppo, Implementazione e Gestione (44,8%)
Manutenzione e Assistenza (18,9%)
Management, Staff, Amministrazione e Finanza, Risorse Umane (18,7%)
Customer Care (9,4%).
Riguardo al livello di istruzione richiesto dalle imprese, l¿analisi delle assunzioni previste per il 2003 evidenzia che nelle aree Consulenza, Pianificazione e Progettazione e Ricerca & Sviluppo si richiede un titolo universitario (laurea o diploma universitario) per oltre il 90% degli assunti e il diploma medio superiore per la restante parte; per le aree Manutenzione e Assistenza, Customer Care e Management, Staff, Amministrazione e Finanza, Risorse Umane, prevale di gran lunga il titolo di diploma (80%); nell¿area Customer Care, Manutenzione e Assistenza, e solo in queste, ha un certo rilievo anche la qualifica professionale. Nell¿area Marketing e Comunicazione, Commerciale e Sviluppo, Implementazione e Gestione, infine, la distribuzione è all¿incirca la metà tra titoli universitari e diplomi.
Le assunzioni del settore ICT riguardano personale più qualificato di quello richiesto dall¿insieme delle aziende appartenenti ai settori dell¿Industria e dei servizi. Infatti, il 30% delle assunzioni 2002 delle imprese ICT richiede un titolo universitario, il 64% il diploma medio superiore, mentre solo il 6% richiede titoli inferiori. Le corrispondenti percentuali per l¿insieme dell¿Industria e dei servizi invece sono del 7% per i titoli universitari, del 27% per il diploma secondario e del 66% per i titoli inferiori.
La formazione
La situazione della formazione istituzionale e professionale è poco incoraggiante dal punto di vista delle figure formate in ambito tecnologico-informatico: se si sommano le figure caratterizzate da un profilo tecnico-specialistico di tipo medio basso (diplomati delle scuole tecniche e degli istituti professionali) con quelle di tipo elevato (laureati nel gruppo scientifico ingegneria e diplomati IFTS), si osserva che il numero dei giovani che escono dal sistema scolastico italiano e che hanno almeno una base di alfabetizzazione tecnico¿specialistica è diminuito nell¿ultimo triennio a causa della contrazione dei diplomati presso le scuole superiori di tipo tecnico-professionale. Il numero delle risorse pronte a entrare nel mondo del lavoro con una buona o elevata preparazione di tipo tecnico-professionale (laureati del gruppo scientifico-ingegneria e diplomati ISFT) è stimato in 25.500 unità circa nel 2001 e 26.500 nel 2002 con una crescita di quasi il 4%.
A livello del sistema formativo esistente, risulta necessario rafforzare la formazione tecnico-informatica di tipo specialistico mediante la spinta delle lauree brevi e la riconversione della formazione professionale e attraverso l¿esperienza degli IFTS.
Se l¿alfabetizzazione informatica è diventata una condizione imprescindibile per il 26,7% dei lavoratori (¿power users¿), è necessario che presso il sistema scolastico essa arrivi a permeare tutti gli ordini e i livelli di istruzione. Per permettere di ridurre lo skill shortage e preparare la futura forza lavoro all¿utilizzo della tecnologia è necessaria una maggiore concertazione delle parti sociali in campo: Istituzioni, Enti Locali, Associazioni di categoria, Aziende, per individuare e trasferire in programmi didattici le esigenze emergenti in termini di figure professionali e relativi skill richiesti dal mercato e a mantenere un monitoraggio costante sull¿evoluzione della tecnologia, dunque sulla mappatura delle competenze necessarie.
Il ruolo che la formazione aziendale svolge nella Net Economy è sempre più importante nel supportare le aziende (utenti, Net Companies e fornitrici ICT). La formazione inoltre assume un ruolo fondamentale nella riduzione dello skill shortage.
All¿interno di un simile scenario, la formazione ICT appare assolutamente necessaria. La formazione aziendale deve abbandonare l¿ottica del supporto alle necessità contingenti dell¿azienda per diventare il motore strategico dell¿evoluzione delle competenze.
Tra gli strumenti che possono effettivamente svolgere un ruolo di primo piano nella crescita della formazione continua in ambito ICT ci sono l¿eLearning e la certificazione tecnologica delle competenze.
Il mercato della formazione ICT
Il mercato della formazione ICT in Italia ha raggiunto i 710 milioni di euro alla fine del 2002.
La crescita è pari al 4,9% e riflette il rallentamento subito dall¿intera economia e dal mercato ICT. Causa di tale andamento è dunque da ritrovarsi nelle riduzioni dei budget da parte delle aziende utenti della formazione e nelle conseguenti politiche di downpricing da parte degli operatori per sostenere il volume di attività.
L¿offerta di formazione risulta così ripartita tra i diversi soggetti:
1.Enti di formazione e loro consorzi: 36,7%
2.Associazioni, coop non profit: 16,3%
3.Regioni, Province, Comuni e loro Consorzi: 13,5%
4.Associazioni e consorzi di imprese:5,8%
5.Enti bilaterali:4,5%
6.Ist. Scolastici e Università:3,7%
7.C.C.I.A:1,1%
8.Organizzazioni datoriali:0,6%
9.Altro:17,8%
La quota di formazione erogata tramite modalità di eLearning è pari, alla fine del 2002, a 43 milioni di euro, ovvero al 6% dell¿intero mercato della formazione.
Per quanto riguarda le componenti della formazione ICT si assiste a una forte crescita della alfabetizzazione, conseguente al fenomeno di diffusione dell¿informatica presso le aziende utenti che nel 2002 costituisce il 22% dell¿intero mercato dell¿ICT. Rallenta invece il mercato della formazione ICT di tipo tecnico-specialistica che rappresenta, comunque, nel 2002, il 78% del mercato ICT.
I fattori che hanno frenato la richiesta di formazione ICT nel corso del 2002 e che hanno determinato uno sviluppo molto contenuto del mercato sono riconducibili in primo luogo alla contrazione dei budget da parte dei clienti.
I fattori che all¿opposto hanno trainato la richiesta di formazione ICT nel corso del 2002 sono riconducibili innanzitutto all¿evoluzione tecnologica e dei prodotti, a conferma che la formazione assolve un ruolo fondamentale nell¿aggiornare le competenze rispetto alle nuove e rinnovate tecnologie e allo sviluppo dei prodotti.
Presso le aziende utenti, infatti, le politiche di formazione si traducono nel 46% dei casi (un dato in aumento rispetto al 2001 e al 2000) nell¿adozione di piani formativi a seconda delle necessità contingenti dell¿azienda, per il 26,7% nel training on the job e solo per un altro 26,7% in veri e propri piani formativi strutturati secondo le strategie aziendali. Fattore positivo, l¿adozione di piani formativi strutturati è cresciuta nel triennio considerato, passando dal 16,7% delle politiche adottate nel 2000 al 18% nel 2001 fino al 26,7% del 2002.
Per quanto riguarda i fornitori di ICT, invece, l¿adozione di piani formativi strutturati secondo le strategie aziendali è ormai una politica consolidata nel tempo, che fa riferimento a oltre la metà (51,2%) delle politiche adottate, seguita dal training on the job e dai piani formativi contingenti (entrambi pari al 24,4%).
Dall¿analisi delle tipologie di utenza della formazione ICT emerge la prevalenza delle grandi aziende, principali interlocutori delle società di formazione ICT maggiormente strutturate.
D¿altro canto vi sono società di formazione di piccole dimensioni che hanno come mercato di riferimento proprio le piccole e medie aziende, supportate anche con la consulenza per accedere a fondi pubblici ed europei.
L¿analisi dei settori maggiormente coinvolti in attività di formazione evidenzia, per quanto riguarda la formazione di tipo tecnico-professionale, che sono le aziende IT (25,5% dell¿intera formazione avanzata) e i grandi gruppi bancari (18,4%) e assicurativi a trainare il mercato della formazione.
Infine, altro motore della formazione tecnico-specialistica sono le aziende di Telecomunicazione (12,6%) e la PAC (pubblica amministrazione centrale) (12,3%).
Le principali aree aziendali coinvolte in progetti di alfabetizzazione presso le aziende clienti sono, nel 2002, quelle commerciale, marketing , comunicazione e produzione.
La spesa
Analizzando la spesa media in formazione ICT presso gli utenti, si evidenzia come questa si sia mantenuta, in termini relativi, stabile nel biennio 2001-2002, pari a circa lo 0,4% sul fatturato aziendale. A variare nel tempo è stata la sua composizione: coerentemente con gli obiettivi dichiarati per la formazione, è cresciuto infatti il budget dedicato all¿alfabetizzazione dei dipendenti (passato dal 26% nel 2001 al 29,8% nel 2002).
Anche la spesa media per la formazione ICT presso le Net Companies, se rapportata al fatturato, assume un¿importanza molto ridotta, tra l¿altro in calo (dallo 0,4% nel 2001 allo 0,3% nel 2002).
In termini di composizione è aumentata sensibilmente la quota di formazione dedicata alla formazione tecnica (dal 77,4% nel 2001 all¿87,1% nel 2002) segno di una maggiore focalizzazione sul core business di tali aziende.
La dinamica della spesa in formazione ICT presso i fornitori evidenzia invece una sostanziale stabilità tra il 2001 e il 2002 (+ 1,7%) dopo un biennio di maggiore crescita (+5,3% tra il 2000-2001).
La riflessione sul ruolo dei contributi pubblici e degli sgravi fiscali nell¿incentivare l¿investimento in formazione ICT delle aziende utenti e delle Net Companies fa emergere la convinzione, presso entrambi, che effettivamente sgravi fiscali e contributi possono svolgere un ruolo di stimolo all¿investimento in formazione. Infatti, il 75% delle NetComp e il 64,8% delle aziende utenti guardano con favore a questo tipo di incentivi.