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Le egiziane cercano l¿amore in Internet, facendosi beffa della religione e dei genitori

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Cresce l¿interesse e la preoccupazione della societ&#224 egiziana per quel mistero che &#232 Internet. Gi&#224 durante il conflitto in Iraq, il Web aveva catalizzato l¿attenzione dell¿opinione pubblica, offrendo un¿altra via di informazione su quello che ha rappresentato uno dei pi&#249 importanti eventi del mondo arabo.

Durante la guerra, fino a quando le reti telefoniche non sono state distrutte, gli egiziani venivano informati dettagliatamente di quanto avveniva attraverso chiacchierate via chat, con gli stessi iracheni.

Ma la Rete rappresenta anche una via di fuga impareggiabile per le ragazze egiziane, costrette dai precetti religiosi e dall¿educazione familiare a non poter condurre la vita che la stragrande maggioranza delle coetanee fa nel mondo.

Cos&#236 succede, che tranquillamente chiuse nella propria camera, al riparo dagli occhi severi e vigili dei propri familiari, le giovani egiziane entrano attraverso Internet nel mondo.

Chattano per ore con gli uomini, con cui non possono parlare per le vie della loro citt&#224.

A raccontarlo a una cronista del giornale egiziano ¿Sabah El Kheir¿, &#232 Hoda, una di queste moderne ragazze egiziane, studentessa di scienze ad Alessandria d”Egitto, la quale rivela che la sua amica ¿parla con decine di uomini attraverso il computer, mentre non pu&#242 ricevere neanche una telefonata a casa dai compagni di studi¿.

Dalia, una ragazza di 20 anni, racconta ¿Ho molti rapporti con giovani sul net e interrompo il dialogo in qualsiasi momento ne ho voglia. Ho avuto pi&#249 contatti interessanti, tanto con ragazzi arabi quanto con inglesi o francesi, ma fino a questo momento, prima o poi, ho sempre sentito il bisogno di chiudere, nessuno era veramente stimolante…””.

Insomma, pare proprio che l”incontro con l”altro sesso sia alla base della maggior parte delle comunicazioni.

Sherin, 19 anni, commenta ””Sul net io mi sento adulta e non pi&#249 adolescente, come mi ricorda sempre mia madre. Magari non posso incontrare giovani uomini, ma posso almeno discutere via Internet per fare esperienze, che poi racconto alle mie amiche. A volte ci scambiamo fotografie, o i numeri dei cellulari, ma non ho mai incontri. Ci sono sere in cui parlo con cinque persone insieme – racconta entusiasta – &#232 simpatico e divertente. Il mio fidanzato si &#232 ingelosito per questo, al punto che mi ha lasciato…””.

La situazione solleva, per&#242, qualche perplessit&#224. Psicologi e sociologi si affrettano a cercare spiegazioni, sempre considerato il contesto arabo e islamico nel quale per molti giovani &#232 pressoch&#233 impossibile avere rapporti con l”altro sesso.

Sicuramente la fuga verso la comunit&#224 virtuale potrebbe creare l¿alienazione dalla realt&#224, dai propri coetanei, e determinare la rinuncia alla lotta per cambiare quello che non ci piace della societ&#224.

La cosiddetta guerra generazionale, fatta non di bombe, ma di discorsi a mitraglia tra genitori e figli. Anche se bisogna pur dire che le cose si complicano, quando mezzo c¿&#232 la religione, soprattutto quella musulmana.

Ahmed Abdallah – docente di psicologia medica ¿ osserva che ¿Il net &#232 diventato un mezzo per scoprire i nostri sentimenti e si &#232 cos&#236 diffuso perch&#233 ci consente di esprimerci: se libert&#224 e dialogo democratico in famiglia fossero sviluppati, chattare non sarebbe cos&#236 diffuso. Per le ragazze, che non conoscono il loro corpo e la loro psiche, c”&#232 il pericolo che il net diventi un mezzo dannoso acquisendo esperienze e abitudini condannabili¿.

La soluzione non pu&#242 essere per&#242 quella di proporre alle famiglie di ridurre la permanenza dei loro figli al pc.

Va, invece, al centro del problema la sociologa Nesrin Baghdadi, che schiettamente afferma ¿questi casi sono il frutto delle societ&#224 arabe chiuse alle donne. Questi continui ”no” imposti alle ragazze, fanno cercare rifugio in Internet per fare tutto quello che &#232 vietato e per il quale possono poi nascondere quello che hanno fatto¿.

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