Italia
Il caldo dell¿estate ha infuocato ulteriormente le polemiche intorno al testo di riforma del sistema radioTv a firma del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri.
In questo fine settimana ad aver riempito le pagine di noti quotidiani italiani è stata la contrapposizione tra il premier Silvio Berlusconi e il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Ma, prontamente, il ministro Gasparri, ha tentato di gettare acqua sul fuoco, e in un¿intervista a Radio Radicale ha dichiarato: ¿Non è in atto un conflitto istituzionale tra il Quirinale e palazzo Chigi sulla riforma del sistema radiotelevisivo¿.
¿Francamente ¿ sostiene Gasparri – non mi risulta, ma non spetta a me fare questa valutazione. Stiamo portando avanti una legge e ci preoccupiamo che questa sia conforme alle esigenze di modernizzazione del sistema radiotelevisivo, di realizzazione di un maggiore pluralismo, di recepimento di alcuni indirizzi che il capo dello Stato ha espresso¿.
Aggiungendo che il Presidente della Repubblica ha parlato delle direttive europee in materia di comunicazione elettronica, già attuato.
Il ministro ha continuato dicendo che ¿E” stato emanato nel 2003 il nuovo codice unico delle telecomunicazioni che dopo 30 anni sostituisce il vecchio codice modulare. In un testo unico di 216 articoli l”Italia recepisce le nuove direttive comunitarie. Ciampi ha parlato di pluralismo e la legge di sistema indica che tutte le televisioni, pubbliche e private, nazionali e locali, devono considerarsi un servizio pubblico che rispetti pluralismo, libertà, par condicio e accesso di tutti. Penso che la legge, anche in tanti suoi aspetti tecnici, sia pienamente conforme al messaggio del capo dello Stato e agli orientamenti venuti dalla Corte Costituzionale¿.
Gasparri ha poi spiegato: ¿Consentiamo agli editori dei giornali di entrare nella televisione, cosa che oggi è vietata e quindi facciamo, tra virgolette, l”interesse degli editori. Consentiamo alle grandi industrie televisive italiane di proseguire la loro attività e di proiettarsi con immediatezza verso la televisione digitale terrestre; consentiremo ad altri editori di entrare nel mondo delle Tv; poniamo dei limiti a tutela del pluralismo; consentiamo alle Tv locali di crescere; introduciamo le tutele per i minori che oggi non esistono. Facciamo gli interessi di tanti, spero di tutti¿.
Riferendosi alla Tv pubblica, Gasparri ha sottolineato che la Rai, se non si facesse una legge, in base all”applicazione della sentenza della Consulta dovrebbe eliminare la pubblicità dalla terza rete. ¿Questo le farebbe perdere cifre enormi ¿ ha detto il ministro – Anche la Rai ha interesse a una nuova legge, perché altrimenti ci sarebbe una perdita di pubblicità con una possibile crisi. La non legge creerebbe la crisi della Rai, la legge la rilancerebbe¿.
Quanto alla proposta di Antonio Maccanico, il ministro risponde: ¿Noi siamo partiti da un”impostazione diversa. La proposta mi sembra complessa, comporterebbe la disarticolazione della Rai e un vorticoso aumento del canone. Io non voglio né raddoppiare il canone agli italiani, né disarticolare la Rai¿.
Antonio Maccanico dalla sua risponde che nella pausa estiva occorre ¿una riflessione approfondita¿ sulla legge Gasparri. Precisando che a preoccuparlo è ¿prima di tutto il Sic, sistema integrato delle comunicazioni. Secondo la nuova legge – dice l”esponente della Margherita – non dovrebbe comprendere solo Tv e giornali, ma se non si fissano paletti precisi sulle altre categorie qualsiasi norma antitrust non avrà senso. Poi c¿è tutto il capitolo che riguarda la gestione della pubblicità e quello che prevede la possibilità, per i soggetti che hanno concessioni Tv, di entrare nel settore dell”editoria. Ma il futuro della Rai rappresenta uno snodo fondamentale per il riassetto del sistema televisivo¿.
In merito al Ddl Gasparri è intervenuto anche l”amministratore delegato di Rcs Media-Group Maurizio Romiti che in una recente intervista ha dichiarato: ¿Ho ancora fiducia che il ministro apporti modifiche al testo attuale (¿) Spero che in prospettiva nessuno possa dire che si è varata una legge targata con il nome e il cognome di un editore.
Dal canto suo, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, è del parere che ¿Contro la Gasparri c”è una convergenza di interessi, quelli di una parte politica che sta all”opposizione e quelli delle aziende editoriali¿.
Confalonieri sottolinea che ¿Il centrosinistra ha scatenato una campagna che poche leggi hanno incontrato, 5.400 emendamenti al Senato, 800 alla Camera, un eccesso di ostruzionismo che rivela cattiveria. Certi interventi ¿ nota – sembrano mossi più dall”intenzione di azzoppare Mediaset che dalla voglia di migliorare le regole e, purtroppo, trovano sponda anche in qualche alleato della maggioranza, che forse spera di consolidare rendite di posizione¿.
Gli editori, secondo Confalonieri, ¿semplicemente fanno i propri interessi (…) i proprietari di giornali curano i loro affari con un uso spregiudicato dei propri mezzi. (…) Quelli che pensavano di dare la Rai a De Benedetti o ad altri e gli editori che erano pronti a spartirsi le tre reti ovviamente non sono contenti¿.
¿A me sembra – continua Confalonieri – che nella testa di qualcuno (il conflitto d”interessi) si risolva solo con l”eliminazione di Berlusconi. Nessuno può negare che il conflitto di interessi esista, comunque gli elettori sapevano che il Cavaliere aveva le televisioni e soprattutto lo sapeva la sinistra, che in cinque anni di governo non ha fatto nulla. E poi – conclude il presidente di Mediaset – la nuova legge impone la par condicio tutto l”anno e considera servizio pubblico l”intera informazione Tv¿.