Italia
Il Senato ha approvato oggi, giovedì 17, anche l”articolo 20 del Ddl Gasparri, quello che disciplina la nomina dei vertici Rai. La principale novità riguarda la scadenza anticipata dell”attuale Cda di viale Mazzini, fissata entro il 28 febbraio 2004, come richiesto dall¿Udc. Resta la norma secondo la quale la nomina del presidente Rai diviene efficace dopo l”acquisizione del parere favorevole, espresso a maggioranza di 2/3, della Commissione di Vigilanza.
Spiegando il senso della norma, il relatore Luigi Grillo (FI), ha dichiarato: ¿Dal momento che la privatizzazione della Rai crea un nuovo scenario, con l”accelerazione del digitale, si è scelto di anticipare il rinnovo dell”attuale Cda per dare alla Rai continuità di gestione in una fase transitoria molto delicata. Ma siccome su questo Cda il giudizio è positivo, credo che le forze politiche faranno di tutto per confermare l”attuale composizione del consiglio, allargandola¿. Grillo ha poi riassunto le scadenze fissate dall”articolo 20: ¿Entro dicembre si realizza la fusione tra Rai Holding e Rai Spa, entro gennaio il Cipe delibera l”avvio della privatizzazione, entro il 28 febbraio 2004 si darà corso alle procedure di nomina del nuovo Cda¿.
Grillo ha spiegato che nella prima fase della privatizzazione – cioè finché non sarà alienato il 10% del capitale Rai – sette dei nove membri del nuovo Cda saranno indicati dalla commissione di vigilanza in base a criteri di proporzionalità, due saranno indicati dal ministero dell”Economia e uno di loro diventerà presidente con il parere favorevole di 2/3 della Commissione di vigilanza. A regime, poi, il ministero sceglierà i due membri del consiglio in base a una sua lista di candidati. Il testo approvato in commissione prevedeva che i criteri di formulazione di tale lista venissero deliberati dalla Commissione di vigilanza a maggioranza di due terzi, ma questa norma è stata cancellata in aula. ¿Ma i criteri di proporzionalità – ha assicurato Grillo – sono comunque garantiti””.
L¿iter del ddl Gasparri al Senato si concluderà martedì sera con le dichiarazioni di voto e il voto finale in diretta tv. Il centrosinistra aveva chiesto lo spostamento a mercoledì mattina.
Ieri, intanto, sempre al Senato erano stati approvati gli articoli 15, 16, 17, 18 e 19, dopo che la maggioranza aveva ritrovato un sostanziale accordo con l”Udc.
Molte la polemiche sull¿approvazione dell¿articolo 15, e in particolare sulle norme antitrust. La Federazione nazionale della stampa (Fnsi) ha parlato di ¿pagina nera¿ per l”informazione, mentre la Federazione editori (Fieg) di ¿condono delle violazioni commesse dalle tv¿; l”opposizione ha annunciato ostilità alla Camera.
La mediazione con i centristi è stata raggiunta con un compromesso: passata l”estensione della norma a garanzia dell”editoria fino alla fine del 2008 (prima di allora le tv non potranno acquistare giornali, ma il divieto non vale per le radio), in cambio l”Udc ha ritirato gli emendamenti sulla pubblicità e sul divieto di televendite. Passate anche le proposte del relatore Grillo (FI) sulla ridefinizione del perimetro del Sic, il sistema integrato delle comunicazioni: viene confermato che nessun soggetto potrà raccogliere risorse superiori al 20%. Restano anche il tetto al 10% per il gruppo Telecom Italia e la norma che svincola le telepromozioni dal limite orario per limitarle soltanto a quello giornaliero.
Sull¿ipotesi di anticipo del rinnovo del Cda della Rai, divenuta realtà giovedì pomeriggio, il consigliere Marcello Veneziani aveva dichiarato: ””Decideremo cosa fare quando avremo un quadro chiaro della situazione¿. Intanto, il Cda della Rai riceveva la stima del presidente della Camera Casini e le rassicurazioni del capogruppo Udc D”Onofrio, mentre il presidente Annunziata aveva un colloquio al ministero dell”Economia, azionista di maggioranza della tv pubblica attraverso Rai Holding. Confermava la sua stima al Cda anche il ministro Gasparri: ””Sono persone di grande qualità e capacità. Ma l”ultima parola spetta al Parlamento¿. ¿E” chiaro ¿ ha sottolineato il ministro – che il governo preferisce un interlocutore stabile¿.
Gasparri ha espresso poi massima soddisfazione per l”approvazione dell”articolo 15, in particolare delle nuove norme asimmetriche sull”editoria, con il divieto di incroci fra tv e giornali esteso alla fine del 2008, ¿un”ulteriore garanzia rispetto al mondo della carta stampata e dei giornali. L”accordo raggiunto su questo aspetto – ha sottolineato – dimostra che questa legge, quando c”è un confronto serio, è aperta a modifiche e miglioramenti¿.
Sull”articolo 15, però, si è abbattuta una vera bufera. ¿Ogni correzione della macroscopica stortura determinata dall”abbattimento dei limiti antitrust di settore è stata vanificata dall”intesa nella maggioranza¿, ha sottolineato la Fnsi, augurandosi che vengano apportate modifiche sostanziali alla Camera; la Fieg ha parlato di ¿grave colpo al pluralismo informativo, che dovrebbe essere un obiettivo di tutte le forze politiche e che, invece, viene sacrificato sull”altare della più intransigente difesa degli interessi di un solo operatore¿. Ossia Mediaset, che ha replicato: ¿Il Ddl Gasparri non cambia di un euro i nostri conti pubblicitari¿. Anche il relatore Grillo ha parlato di ¿critiche ingenerose¿, ricordando che il ddl Bonaiuti potrebbe andare incontro alle posizioni degli editori. Esprimendo soddisfazione per l”approvazione dell”articolo 15, Grillo ha affermato: ¿E” un articolo fondamentale per l”impianto della legge. Sono soddisfatto perché l”aula ha recepito alcune indicazioni del relatore confermando le scelte fatte in commissione e migliorandole¿. Per Grillo, la quota del 20% come limite di raccolta massima di risorse del Sic per uno stesso soggetto e quella del 10% per il gruppo Telecom, ¿crea le condizioni perché crescano il terzo polo televisivo e il pluralismo¿, in quanto ¿non impedisce al gruppo Telecom di crescere in un settore in cui fattura, attraverso La 7 e Mtv, 300 miliardi di vecchie lire¿.
Sulla ridefinizione del Sic, il Senato ha approvato l”emendamento del relatore, che alle risorse da ””attività promozionali”” sostituisce quelle da ¿investimenti di enti ed imprese in altre attività finalizzate alla promozione dei propri prodotti o servizi”” e, al posto di ¿vendite di beni e abbonamenti¿ e ¿prestazioni di servizi¿, parla di ¿vendite di beni, servizi e abbonamenti relativi ai settori¿ che fanno parte dello stesso Sic, cioè imprese radiotv, editoria, Internet, produzione e distribuzione cinematografica, pubblicità.
L”Udc, che ha ritirato i suoi emendamenti sul Sic e sulla pubblicità, ha espresso soddisfazione per l”accordo trovato all”interno della maggioranza, in particolare sulla norma asimmetrica a favore dell”editoria: ””Abbiamo combattuto una ragionevole e significativa battaglia di libertà ¿ ha sottolineato il capogruppo Francesco D”Onofrio – che cementa la maggioranza di centrodestra più di quanto non si creda¿.
Bocciata, invece, la proposta dell”opposizione di estendere la norma asimmetrica anche alle emittenti radiofoniche nazionali. In aula è stato poi trasformato in ordine del giorno ¿ e come tale resta all”attenzione del governo – l”emendamento targato Forza Italia che punta a sostituire, all”interno dei ricavi del Sic, le ””testate quotidiane”” con ””quotidiani di informazione politica e generale¿, escludendo quindi dal limite i quotidiani specialistici, compresi quelli sportivi.
Sul fronte opposto, dura la reazione del senatore Antonello Falomi (Ds): ¿Questo articolo è uno scandalo nello scandalo, perché legalizza i comportamenti illegali del gruppo Mediaset, che ha sforato i limiti della raccolta pubblicitaria, sottraendo ulteriori risorse alla carta stampata¿.
Gli ha fatto eco Michele Lauria (Margherita): ¿Il ¿partito Mediaset¿ si è tenuto il filetto e ha lasciato agli alleati le frattaglie¿. Sempre dall¿opposizione, il portavoce di Fassino, Cuillo, ha accusato: ¿Si prepara il baratto della permanenza dei consiglieri Rai per quattro soldi in più a Mediaset¿. Mentre Angius ha sparato a zero: ¿La Cdl è unita solo per fare gli interessi di Berlusconi¿. Lapidario Giulietti: ¿Siamo tornati al peggio¿.
Con la maggioranza compatta, nonostante l¿ostruzionismo dell¿opposizione, l”aula di Palazzo Madama ha approvato senza intoppi anche gli articoli da 16 a 19 del Ddl Gasparri. L”articolo 16 del ddl Gasparri, delega al governo per l”emanazione del testo unico della radiotelevisione, con un emendamento del relatore che salvaguarda i poteri delle Regioni; l¿articolo 17, compiti del servizio pubblico e il 18, finanziamento del servizio pubblico. In quest¿ultimo articolo viene confermata la norma che prevede la ripartizione del canone in base all”articolazione territoriale delle reti nazionali, per assicurarne l”autonomia economica. Su questo punto, polemico il commento del senatore Falomi (Ds): ¿Questa disposizione, se collegata alla delibera di trasferimento di Raidue a Milano e al provvedimento sulla cessione di rami di azienda, prefigura una forma di secessione televisiva¿.