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Uno studio realizzato dalla canadese AssetMetrix su un campione di 560 aziende che impiegano dai 10 ai 45mila dipendenti rivelano che i software peer-to-peer, come Kazaa o Morpheus, sono istallati su quasi tutti i pc degli uffici.
Sulle aziende con più di 100 impiegati la proporzione è del 100%. Questo stato di cose pone sicuramente dei problemi tra le case discografiche e le imprese.
Le major del disco hanno già informato le 500 più grosse aziende delle sanzioni in cui incorrono nell¿eventualità che questi software siano istallati sulle loro reti e se dai loro uffici si scaricano illegalmente file musicali dal Web.
Dalla parte delle imprese, i responsabili informatici lamentano che questa pratica sottragga risorse informatiche dell¿azienda.
Per non parlare dei rischi dell¿ingresso di virus nelle banche dati con rischi notevoli per le società.
Da qui la nascita di un nuovo mercato, di programmi che permettono di scovare i software di peer-to-peer e i file scaricati illegalmente dalla Rete e distruggerli.
Intanto ieri, è stata presentata alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti una legge che prevede la galera per gli utenti di Internet che consentono ad altri di scaricare musica dai loro siti.
L¿obiettivo è quello di scoraggiare lo scambio di file musicali tra gli utenti del Web, secondo il sistema cosiddetto di file-sharing.
Contro questa pratica sono scese in campo le case discografiche che denunciano gli effetti negativi sulla vendita di dischi, da tempo profondamente in crisi. L”industria ha condotto una campagna aggressiva nei tribunali contro i siti come Napster e Kazaa che consentono di scaricare musica, film e altri file protetti dal diritto d”autore. Ora la battaglia vuole colpire i singoli utenti.