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L¿operatore telefonico americano Verizon sarà costretto a reintegrare i 2.312 dipendenti che aveva licenziato nel dicembre scorso.
A deciderlo è stato un tribunale arbitrale, al quale erano ricorsi le persone licenziate.
In una nota, il Gruppo dichiara esplicitamente di non condividere la decisione della corte. La società sostiene di aver agito conformemente al contratto collettivo concluso con i sindacati e di ¿non essere d¿accordo con le conclusioni del mediatore¿.
Il ricorso al giudice arbitrale è previsto dal contratto collettivo, in caso di contenzioso tra i dipendenti e i datori di lavoro.
Verizon ha confermato che i duemila licenziamenti erano stati decisi ¿in ragione di motivi esterni all¿azienda e legati alla cattiva congiuntura economica, alla forte concorrenza, alla preferenza degli utenti per i cellulari e la connessione Internet a banda larga, piuttosto che per i telefoni tradizionali, così come per le nuove disposizioni normative e le modifiche strutturali del settore¿.
Secondo la corte arbitrale, le argomentazioni di Verizon non sono le reali ragioni che hanno condotto ai licenziamenti e di conseguenza l¿operatore sarà costretto a reintegrare il personale indebitamente mandato via.
Il gruppo, nel comunicato, ha comunque precisato che ¿avrebbe esaminato accuratamente i dettagli della decisione del mediatore, per metterla in atto¿.
Verizon nella nota spiega che attualmente è in corso un¿altra procedura arbitrale che riguarda il licenziamento di 1.129 impiegati in un altro Stato americano.