Italia
Il mercato della televisione, in Italia, ha registrato nel 2002 un valore di 5,76 miliardi di euro, di cui 2,46 mld per la Rai, 1,92 mld per Mediaset, 527 mln per Tele+ e 317 mln per Stream. Alle tv locali sono andati in tutto 420 mln di euro. Un mercato rimasto sostanzialmente immutato in quest¿ultimo anno, continuando perciò a differenziarsi dagli altri paesi europei. E¿ quanto emerge dall¿analisi del rapporto annuale dell¿Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, che alla televisione dedica un apposito capitolo.
L¿Italia dispone di un¿offerta televisiva gratuita abbondante e diversificata: ¿ogni telespettatore ¿ si legge nel rapporto – può accedere gratuitamente, in quasi tutto il territorio nazionale, a 12 canali nazionali e 10-15 canali regionali e locali¿. La struttura del mercato è ¿marcatamente duopolistica: i due principali operatori, Rai e Mediaset, controllano la metà dei canali televisivi nazionali in chiaro, attorno al 90% dell¿audience televisiva e oltre i tre quarti delle risorse del settore¿. Quanto allo spettro, esiste una ¿saturazione delle frequenze terrestri: l¿elevato numero di operatori televisivi nazionali e locali crea barriere tecniche all¿entrata e costituisce un vincolo allo sviluppo della televisione digitale terrestre¿. La stessa situazione si riflette nella pubblicità, dove esiste una ¿concentrazione delle risorse pubblicitarie: il mezzo televisivo assorbe la metà dell¿investimento pubblicitario complessivo destinato ai mass media¿. Quanto all¿innovazione, secondo l¿Authority c¿è una ¿presenza ancora relativamente contenuta delle piattaforme televisive multicanale: il cablaggio interessa un numero di famiglie quantitativamente marginale, mentre i servizi multicanale via satellite sono stati finora penalizzati dalle dimensioni dell¿accesso illegale¿.
In un quadro relativamente immobile, tuttavia, secondo l¿Autorità nel corso del 2002 si sono manifestati anche alcuni elementi innovativi, che pongono le basi per successivi cambiamenti. I più importanti tra questi riguardano: ¿l¿avvio della ristrutturazione del settore della televisione a pagamento, che oramai rappresenta poco meno di un settimo del totale delle risorse del sistema televisivo¿. Il riferimento è, ovviamente, alla fusione delle due piattaforme satellitari Stream e Telepiù, a seguito dell¿operazione Sky Italia, approvata nella primavera del 2003 dalla Commissione europea. Secondo l¿Autorità , si tratta di ¿un evento di rilievo che, da una parte, crea le condizioni favorevoli per il consolidamento e lo sviluppo della televisione multicanale in Italia e, dall¿altra parte, introduce nel mercato un gruppo televisivo leader su scala mondiale, quale quello guidato da Rupert Murdoch¿. Altro elemento di novità sta nella ¿crescita del pubblico della televisione a pagamento¿, che ha assunto ¿una dimensione tale da generare oramai anche introiti pubblicitari dell¿ordine del 5-6% sul fatturato totale¿.
Da rilevare, inoltre, ¿il progressivo passaggio degli abbonati alla televisione a pagamento dalla rete terrestre al satellite. Il decollo dei servizi televisivi attraverso reti in fibra ottica (che alla fine del 2002 interessava 50mila utenti) e l¿aumento delle connessioni di telecomunicazione in tecnica Adsl, che rappresentano iniziative rilevanti per il processo di infrastrutturazione del paese, anche se non ancora in grado di generare, per quanto riguarda i servizi televisivi, ricavi significativi. L¿avviata realizzazione di reti di trasmissione per la televisione digitale terrestre da parte dei due maggiori operatori televisivi nazionali, accompagnato da iniziative e proposte per favorire la penetrazione dei terminali domestici di accesso ai canali digitali terrestri (decodificatori e set top box); risorse destinate a tale scopo, sono state stanziate nella legge finanziaria del 2002 e previste nel disegno di legge governativo sulla riforma della televisione¿.
Per quel che riguarda l¿importante capitolo della tv digitale terrestre, l¿Autorità tiene a sottolineare come nel corso del 2002 siano state attivate diverse iniziative in preparazione dell¿avvio delle trasmissioni, ¿tra cui gli acquisti di frequenze di stazioni locali da parte di chi intende realizzare uno o più multiplex nazionali, in primis Mediaset¿. Alcuni operatori hanno avviato ¿un¿attenta riflessione sul tipo di canale televisivo e di servizi interattivi più adatti a suscitare l¿interesse dei telespettatori¿. Quanto ai modi e ai tempi del passaggio dal sistema analogico a quello digitale (switchover), l¿Autorità rileva come da diverse parti si è sostenuto che ¿il modo più efficace per garantire una rapida transizione sia l¿attivazione (in tempi utili) di finanziamenti destinati a favorire l¿acquisto dei terminali digitali da parte delle famiglie¿.
Per quanto riguarda gli ascolti, si riduce la forbice tra Rai e Mediaset. Nel 2002 lo share per la Rai è passato dal 47,6% al 45,5% (-2,1%), mentre Mediaset è salita dal 43,1% al 44,1% (+1,0%). Guadagnano un punto percentuale anche le altre emittenti, che insieme assommano al 10,4% dell¿audience, contro il 9,3% del 2001.
Relazione annuale dell”Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sull”attività svolta e sui programmi di lavoro
clicca qui