Italia
Tour de force per i senatori impegnati nell¿esame del Ddl Gasparri, di riforma del sistema radiotelevisivo. I 5.400 emendamenti presentati hanno costretto subito la conferenza dei capigruppo ad approvare un calendario, per riuscire ad arrivare al voto finale entro il 17 luglio e consentire al provvedimento di tornare per la fine del mese alla Camera, dove è in calendario dal 28. Oggi c¿è stato il via libera dell”Aula al primo dei 28 articoli del Ddl Gasparri. L”articolo 1, approvato senza modifiche, fissa l”ambito di applicazione e le finalità della legge. Su pressoché tutte le votazioni l”opposizione ha chiesto la verifica del numero legale o la votazione elettronica. Il numero legale è stato sempre presente. ””La presente legge individua i principi generali – recita l”art. 1 del Ddl Gasparri – che informano l”assetto del sistema radiotelevisivo nazionale, regionale e locale, e lo adegua all”avvento della tecnologia digitale e al processo di convergenza tra la radiotelevisione e altri settori delle comunicazioni interpersonali e di massa, quali le telecomunicazioni, l”editoria, anche elettronica, ed Internet in tutte le sue applicazioni””. Anche se arriveranno ulteriori proposte di modifica ¿ alcune dall¿Udc ¿ ¿¿il governo è pronto a valutare ulteriori spazi¿, ha assicurato lo stesso Ministro delle Comunicazioni, che ha espresso soddisfazione per la bocciatura delle pregiudiziali di costituzionalità. A punti non secondari del Ddl fanno capo gli emendamenti dell”Udc: tra gli altri, divieto di trasmettere televendite sui circuiti nazionali, restringimento del sistema integrato delle comunicazioni, Cda Rai in carica fino al 28 febbraio 2004, prima delle europee. Il pacchetto è all”attenzione del ministro. Anche se non sembra placarsi l¿opposizione al Ddl da parte dell¿opposizione, in Aula ieri il presidente Marcello Pera è stato costretto a richiamare più volte all¿ordine i rappresentanti del centrosinistra, ¿Colleghi, non capisco questo atteggiamento. E” un brusio da scuola elementare¿. Il relatore Luigi Grillo (FI) difende il Ddl giudicandolo in linea con il messaggio del Presidente Ciampi sul pluralismo e le pronunce della Consulta. Ma non è d¿accordo Antonello Falomi (Ds), che la definisce ¿Una legge scandalo¿, fatta ¿su misura¿ per gli interessi del premier Berlusconi: ¿azzoppa la Rai¿, si preoccupa di evitare che ¿nuovi potenziali concorrenti possano affacciarsi sul mercato¿, in particolare il Gruppo Telecom. E ancora, abbatte gli ostacoli rappresentati dalle sentenze della Corte Costituzionale sul limite di due canali per ciascun soggetto titolare di concessione televisiva nazionale e dal limite del 20%, posto dalla legge Maccanico alla raccolta delle risorse economiche sul totale di quelle complessive del settore. Il tutto ¿facendo crescere gli introiti pubblicitari del Gruppo Mediaset¿. Dello stesso parere, il senatore della Margherita Luigi Zanda, ¿il disegno di legge di riforma del sistema radiotelevisivo è incostituzionale¿. In particolare ad essere violato sarebbe l”art. 51 della Costituzione. ””Il provvedimento – ha detto Zanda in aula a palazzo Madama – omette totalmente di considerare, tra le cause in grado di arrecare pregiudizio alla libertà e al pluralismo dei mezzi di comunicazione, di cui richiama l”importanza, la contemporanea presenza in capo alla stessa persona della qualifica di presidente del Consiglio, i leader della più ampia maggioranza parlamentare della storia della nostra Repubblica e di azionista di controllo del primo Gruppo radiotelevisivo privato del Paese¿. A margine della discussione in Aula, ai giornalisti che gli chiedevano se il governo accoglierà l”emendamento presentato Zanda sul conflitto d”interessi, Gasparri ha replicato: ¿C”è una legge sul conflitto d”interessi, per quanto mi riguarda credo che occorra approvarla¿. ¿Questa all”esame oggi di palazzo Madama – ha proseguito il ministro – non è una legge sul conflitto d”interessi, ma sul sistema radiotelevisivo e sull”informazione¿. Il relatore Grillo ha sottolineato che questa legge incrementa il pluralismo del settore radiotelevisivo in quanto crea ¿le condizioni per un sistema più ricco e maggiormente competitivo¿, in particolare accelerando il processo di introduzione del digitale terrestre. Grillo cita, innanzi tutto, il nuovo sistema antitrust (20% massimo di controllo di canali Tv, ampliati con l”integrazione al nuovo sistema digitale, e 20% delle risorse, calcolate sul sistema integrato della comunicazione), con cui vengono fatte cadere ¿barriere antistoriche¿ che impedivano ¿qualsiasi incrocio tra Tv, stampa e radio¿. Considerando però alcune ¿asimmetrie necessarie¿, come la protezione della stampa, che ¿ancora per un significativo periodo¿ potrà entrare nel settore Tv senza che le televisioni possano fare altrettanto. ¿Inoltre – sottolinea ancora Grillo – il Ddl recepisce i richiami dell”Autorità per le Comunicazioni sulle direttive europee sulle telepromozioni, con una norma che fa chiarezza a tutti i dubbi interpretativi ma non sposta una virgola rispetto agli affollamenti pubblicitari che rimangono inalterati¿. Secondo, la riforma della Rai: niente spezzatino né svendita – ribadisce il relatore – ma apertura ai privati; fine del sistema transitorio del consiglio a cinque nominato dai presidenti di Camera e Senato e Cda a nove, con l”indicazione da parte della commissione di vigilanza, ma anche ””fiducia”” all”attuale vertice che condurrà la fase di passaggio vero la nuova Rai e maggioranza dei 2/3 per la nomina del presidente, ¿garanzia per tutto il Parlamento¿ e per la stessa Rai. E infine, il passaggio al digitale: conferma del termine del 2006, attraverso tappe, scadenze e strumenti concreti; fine 2003 come termine per la Rai per dar vita due reti digitali e maggiori poteri per l”Autorità, che dovrà verificare nel 2004 lo sviluppo del digitale eventualmente indicando misure per accelerare tale processo. Ribadisce intanto le sue preoccupazioni anche la Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali), in particolare per la norma sulle telepromozioni (soggette solo al limite di affollamento giornaliero) che ¿danneggia la stampa¿. A riguardo, il ministro Gasparri, avvicinato al Senato a margine della discussione del suo disegno di legge, ha sottolineato come la questione sollevata meriti ¿attenzione e approfondimento. Riteniamo – ha detto Gasparri – che le direttive europee possano giustificare un intervento di questa natura¿. Immediata la replica di Mediaset. ¿La lettera del presidente della Fieg Luca Cordero di Montezemolo ai capigruppo del Senato, resa nota dalle agenzie di stampa, contiene una interpretazione del capitolo telepromozioni del Ddl Gasparri che, per essere troppo di parte, finisce per non rispettare la verità. Mediaset non si stanca di ribadire che l”emendamento a cui la Fieg fa riferimento non modifica di una virgola la situazione¿, ha detto il Gruppo in una nota. Preoccupata anche la Cgil, che ha organizzato un presidio davanti a Palazzo Madama, annunciando una serie di mobilitazioni contro una legge che ¿consolida il monopolio¿. Mediaset prontamente ha replicato alle critiche che ieri, dal presidio al Senato, il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani ha rivolto al Ddl Gasparri-. ¿Il Ddl Gasparri è uno strumento per aumentare l”occupazione nel settore dell”informazione: perché garantisce la sopravvivenza delle reti esistenti, salvaguarda le dimensioni delle imprese e apre il mercato a nuovi operatori. Prima di lanciarsi in campagne sindacalmente avventate, il segretario della Cgil avrà interpellato anche i dipendenti Mediaset?¿, ha detto la società nella nota. Concludendo ¿¿Come fa il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani a sostenere che la battaglia contro il Ddl Gasparri è motivata dalla difesa dell”occupazione nel settore dell”informazione?¿. L”assemblea di palazzo Madama, dopo aver approvato alcune modifiche all”art. 2 del Ddl Gasparri, ha sospeso l”esame del provvedimento per esaminare il decreto legge sull”università e gli enti di ricerca che scade domenica prossima.