Europa
E¿ entrata in vigore dal primo luglio la nuova direttiva Ue che modifica le norme in materia di IVA per i servizi di radiodiffusione e di televisione e i servizi prestati tramite mezzi elettronici. In base alla direttiva, datata 7 maggio 2002, tutte le aziende che operano in Rete, anche quelle non residenti all¿interno della Ue, dovranno applicare l¿Iva sulle transazioni digitali.
Un¿aliquota compresa tra il 15 e il 25% su alcune operazioni effettuabili via Internet – come la fornitura di musica, immagini giochi o software, canoni di abbonamento mensili agli Internet service provider – e su qualsiasi altro prodotto acquistato attraverso aste online all¿interno del blocco dei 15 Paesi della Ue.
L¿Iva, però,si pagherà d¿ora in poi non più nel Paese del fornitore, ma in quello in cui risiede il consumatore.
La conseguenza più importante di questo provvedimento è l¿eliminazione, per le imprese con base nell¿Unione europea, dell¿obbligo di applicare automaticamente l¿imposta sui servizi diretti al di fuori dei confini dell¿Ue. Parallelamente, le società straniere che effettuano prestazioni online nei confronti di privati consumatori residenti nella UE, saranno obbligate a identificarsi, ai fini Iva, in uno Stato della Comunità Europea la cui scelta ricadrà nel luogo in cui si realizza la prima operazione tassabile.
La modifica alla precedente direttiva è stata resa necessaria dall¿inadeguatezza di quella norma a tassare la totalità dei servizi il cui consumo ha luogo all”interno della Comunità e per impedire distorsioni di concorrenza nel settore delle vendite sulla Rete. Fino a oggi, infatti, le aziende con base nell¿Unione europea erano obbligate ad applicare l¿Imposta sul valore aggiunto anche sulle vendite di prodotti elettronici verso Paesi che non applicano alcuna aliquota, come gli Stati Uniti. Le aziende straniere, invece, erano libere di vendere in Europa senza imporre l¿Iva sugli stessi beni, con chiaro svantaggio delle imprese del Vecchio Continente.
La direttiva non implica ¿ assicura la commissione Ue ¿ maggiori oneri amministrativi da parte delle imprese ed esclude la discriminazione delle imprese di paesi terzi.
Alcuni giorni fa, infatti, l¿Electronic Data Systems (EDS), società americana attiva nei servizi IT, aveva polemicamente affermato che le nuove norme sull¿Iva sarebbero svantaggiose per le aziende straniere. Karen Myers, parlando alla commissione per gli affari esteri del Senato, ha affermato che ¿L¿Unione europea ha creato condizioni commerciali discriminatorie per le aziende non europee, spacciando le misure come un piano per uniformare il settore¿.
L¿EDS crede però la direttiva non faccia altro che distorcere maggiormente il mercato europeo, discriminando tutte quelle aziende statunitensi che non hanno i mezzi tecnici per adeguarsi alle normative, che secondo la Myers sarebbero anche in contrasto con le regole stabilite dalla World Trade Organization.
L¿Italia, comunque, non ha ancora recepito la direttiva: ciò non impedirà alle aziende nostrane di applicare i nuovi criteri di tassazione, ma sarà di ostacolo alle imprese extracomunitarie che vogliano insediarsi nel nostro paese ai fini dell¿articolo 26-quater, inserito nel nuovo testo.
Direttiva 2002/38/Ce