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Il canale satellitare Orbit rompe i tabù dell”ortodossia islamica, e manda in onda otto donne a denunciare la segregazione femminile in Arabia Saudita e chiedere maggiori diritti. Il programma ha segnato una svolta per un paese considerato tra i più conservatori del mondo mussulmano. Le giovani donne sono andate in Tv coperte da veli colorati, al posto dell”abaya, il tipico velo nero delle saudite. E hanno parlato di com¿è difficile la vita delle ragazze mussulmane in Arabia Saudita. Suad Jaber, una pediatra, ha esordito: ¿Non abbiamo nessuna delle libertà fondamentali che sono invece garantite alle donne mussulmane in altri Paesiqui dobbiamo chiedere l”autorizzazione di un familiare di sesso maschile anche per ottenere un semplice documento di identità¿. La tradizione saudita costringe le donne a non rivolgere la parola a un uomo che non appartenga alla famiglia, a non camminare sottobraccio ad una persona di sesso opposto. Le donne inoltre non possono far politica e subiscono grosse restrizioni nel campo del lavoro. Non possono inoltre togliersi il velo in pubblico e devono restare coperte interamente da capo a piedi. ¿Guidare è una necessità, non un lusso ¿ ha lamentato Samar Fatani, un”altra ospite del programma – c”è chi si indebita per dover assumere un autista e pagargli lo stipendio¿. Maha Fitaihi, ha chiesto più partecipazione delle donne alla vita. ¿Il consiglio consultivo, la Shura, non ha nessuna rappresentante donna, neppure quando si tratta di discutere di temi come la disoccupazione femminile¿, ha detto. Zein Darandari, un”impiegata di banca, ha invece sollevato il problema della disoccupazione. ¿Le donne hanno bisogno di lavorare. Più attenzione dovrebbe essere data alle donne sole e divorziate per le quali è difficile sbarcare il lunario¿, ha affermato. Il programma ha avuto un grande successo, e le donne sono state immediatamente invitate in altre trasmissioni. ¿Da quando è andato in onda il dibattito, sto ricevendo fino a 80 telefonate al giorno – ha detto Maha Fitaihi ¿ molte sono venute da donne che ci hanno accusato di non essere state più esplicite, ma ci vuole tempo¿. Il dibattito non ha toccato questioni sociali di maggiore importanza come la legge sul divorzio o la violenza domestica. Tuttavia è stato considerato dal pubblico femminile un primo passo fondamentale in direzione di una maggiore libertà, anche nel campo dell”informazione. ¿E” la prima volta – ha detto – che donne saudite parlano apertamente in pubblico dei loro problemi e chiedono maggiori diritti¿, ha dichiarato con soddisfazione Siham Fatani, docente all¿università di Gedda. Dalle pagine dell¿Arab News, Abeer Mishkhas – noto editorialista del giornale ¿ha detto che la trasmissione riflette il nuovo impegno del governo saudita, intenzionato a cambiare l”immagine negativa del regno, soprattutto dopo gli attacchi terroristici del 12 maggio scorso a Riad. ””I media godono una maggiore libertà, possono criticare per la prima volta il governo e le sue decisioni””, ha dichiarato Mishkhas. ””I diritti dobbiamo chiederli, perché nessuno ce li darà. Speriamo che ci siano altri programmi come questo. Dobbiamo avere la possibilità di farci ascoltare¿, ha commentato Alia Banaja, una delle partecipanti al programma. Le saudite sembrano sempre più decise a essere protagoniste della lotta per la loro emancipazione.