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L¿associazione che riunisce le maggiori case discografiche americane (RIAA) ha cominciato lunedì a raccogliere le prove per portare in tribunale chiunque utilizzi i network peer-to-peer per scaricare musica da Internet.
Tutti gli appassionati di KaZaa, Morpheus, Grokster e affini ¿ software responsabili secondo le major del declino delle vendite dei CD – potrebbero essere dunque costretti a risarcire danni per molte migliaia di dollari. 150.000 dollari, per la precisione.
Il presidente della RIAA, Cary Sherman, precisa che le cause saranno intentate prima di tutto contro coloro che scaricano grandi quantità di materiale protetto da copyright, poi quelli che utilizzano le rete per uso personale. Secondo i dati forniti dai discografici, finora sarebbero stati scambiati illegalmente oltre 2,6 miliardi di canzoni e film protetti dai diritti d¿autore.
La battaglia dell¿associazione dei discografici è cominciata tre anni fa, con la chiusura di Napster, il sito pioniere dello scambio di musica tra privati. Finora però l”industria musicale si era astenuta dal perseguire direttamente gli utenti, limitandosi a inviare loro avvisi online e cercando di sabotare i siti incriminati, nati per lo più nei campus americani.
La RIAA, appellandosi al Digital Millennium Copyright Act – approvato dal Congresso USA nel 1998 – aveva prima proposto di ritenere gli ISP colpevoli dello scambio di musica che avveniva sulle proprie reti. Viste le polemiche scatenate dall¿idea, le major hanno quindi deciso di passare alle vie legali. La prima vittoria in questo senso è avvenuta il mese scorso, quando quattro studenti di college hanno patteggiato per pagare tra i 12.000 e i 17.000 dollari ognuno dopo che la RIAA li aveva denunciati per aver messo in piedi una rete di scambio illegale di file.
I primi di giugno poi, la RIAA ha messo a segno un altro importante colpo: Verizon è stata infatti costretta dal giudice a rivelare i nomi e gli indirizzi di alcuni utenti colpevoli di aver scaricato una gran quantità di musica protetta da copyright.
Ora la RIAA ¿ che rappresenta tra gli altri AOL Time Warner, Vivendi Universal, Sony, Bertelsmann e EMI ¿ minaccia che scamperà il tribunale soltanto chi cambierà sul proprio Pc i setting dei programmi peer-to-peer per bloccare l”accesso ai propri hard disk, oppure disinstallerà completamente il software.
¿Sono completamente impazziti¿, afferma Wayne Rosso, di Grokster. ¿La decisione di perseguire legalmente ogni singolo utente si rivelerà un boomerang. Useremo tutte le armi a nostra disposizione per difenderci¿. La RIAA ha intentato una causa contro Grokster il mese scorso.
Rosso dice che il suo sito ha più volte richiesto alle major la licenza per poter scaricare legalmente la musica protetta da copyright, ma nessuna casa discografica si è mai dimostrata interessata alle sue proposte.
Le case discografiche hanno anche tentato di proporre servizi di download a pagamento e iniziative come il ¿Digital Download Day¿, ottenendo però uno scarso successo. L¿¿i-Tunes Music Store¿ lanciato da Apple dal 28 aprile ha venduto oltre 5 milioni di titoli per 99 centesimi l¿uno. E anche Yahoo si è lanciato nel mercato europeo della musica on line, con il servizio “Launch” che offrirà prodotti come video musicali, interviste agli artisti o brani, avvalendosi di programmi ad uso libero o a sottoscrizione preventiva. Launch si avvarrà probabilmente della collaborazione del sito musicale britannico Dotmusic, che appartiene al Bt Group.