Gli Usa attaccano l¿Iva sul commercio elettronico: è discriminatoria

di |

Europa



Secondo l¿Electronic Data Systems (EDS), societ&#224 americana attiva nei servizi IT, l¿Iva che verr&#224 praticata sul commercio elettronico in Europa dal 1° luglio sarebbe svantaggiosa per le aziende straniere. Karen Myers, parlando alla commissione per gli affari esteri del Senato, ha affermato che ¿L¿Unione europea ha creato condizioni commerciali discriminatorie per le aziende non europee, spacciando le misure come un piano per uniformare il settore¿.

Le regole stabilite dall¿Unione prevedono che dal 1° luglio tutte le aziende che operano in Rete, anche quelle non residenti all¿interno della Ue, dovranno applicare l¿Iva sulle transazioni digitali. Un¿aliquota compresa tra il 15 e il 25% su alcune operazioni effettuabili via Internet, come scaricare musica o software, canoni di abbonamento mensili agli Internet service provider e su qualsiasi altro prodotto acquistato attraverso aste online all¿interno del blocco dei 15 paesi della Ue.

Le societ&#224 straniere che effettuano prestazioni online nei confronti di privati consumatori residenti nella UE, saranno quindi obbligate a identificarsi, ai fini Iva, in uno Stato della Comunit&#224 Europea la cui scelta ricadr&#224 nel luogo in cui si realizza la prima operazione tassabile. In parole povere, se un¿azienda non europea, che ad esempio si identifica ai fini Iva nello Stato Italiano, effettua una prestazione da quest¿ultimo verso un consumatore UE, emetter&#224 fattura con addebito al cliente dell¿Iva dello Stato di consumo. Ogni trimestre, dovr&#224 poi fornire allo Stato Italiano un prospetto Iva in cui indicher&#224, distinto per ogni Paese UE, l¿ammontare delle operazioni e le imposte applicate, contestualmente provveder&#224 al pagamento dell¿Iva. Sar&#224 poi lo Stato Italiano a riaccreditare l¿imposta riscossa ai singoli Stati membri.

L¿EDS crede per&#242 che questo trattamento non faccia altro che distorcere maggiormente il mercato europeo, discriminando tutte quelle aziende statunitensi che non hanno i mezzi tecnici per adeguarsi alle normative, che secondo la Myers sarebbero anche in contrasto con le regole stabilite dalla World Trade Organization.

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz