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Il Ministro delle Comunicazioni russo, Mikhail Lesin, ha sospeso le trasmissioni dell¿emittente privata TVS, ufficialmente per ragioni finanziarie, ma secondo la redazione sullo sfondo di una manovra politica.
Afflitta dai debiti, snobbata dai suoi stessi azionisti e in crisi di ascolti, l”emittente è stata oscurata alle quattro del mattino.
Era l”ultimo network nazionale privato rimasto sul mercato russo, una voce autonoma dallo Stato e spesso critica verso il Cremlino.
TVS, canale generalista creato nel giugno 2002 dall¿equipe di giornalisti dell¿ex NTV e finanziato da un consorzio di imprenditori che gli garantiva completa autonomia, è stato rimpiazzato da un canale tematico sportivo.
Lasciando ai russi tre canali generalista, di cui due pubblici (ORT e RTR) e uno (NTV) controllato indirettamente dallo Stato, di proprietà del gigante energetico semistatale Gazprom, dopo la controversa vicenda giudiziaria di qualche anno fa che aveva estromesso dalla proprietà il suo fondatore Vladimir Gusinski, uomo d”affari in rotta di collisione col presidente Vladimir Putin.
La Tv ha dato l¿addio ai propri telespettatori con un breve messaggio andato in onda a mezzanotte sabato sera.
Il ministro ha difeso la sua iniziativa in un comunicato ufficiale, giustificandola con ragioni di carattere finanziario e giuridico. E” stata una decisione ””non facile”” – ha fatto sapere – ma motivata dalla ””necessità di tutelare gli interessi dei telespettatori e di risolvere gli aspetti legali del problema””, di fronte ””a una crisi finanziaria e gestionale intervenuta meno di un anno dopo l”inizio delle trasmissioni”” di TVS.
Ma le motivazioni non hanno convinto i rappresentanti di diverse forze politiche, dai comunisti ai partiti di orientamento liberale Sps e Iabloko, e ha scatenato l”ira della redazione.
Il leader del partito liberale SPS Boris Nemtsov, ha dichiarato che: ¿Ci sono sempre più città lasciate senza riscaldamento, più corruzione, più vittime in Cecenia, è poco probabile che le Tv pubbliche riescano a parlare senza essere censurate. E¿ un grave colpo per la Russia¿.
Serghiei Ivanenko, del gruppo riformista Iabloko, ha parlato di giorno ””triste”” per la libertà di informazione e ha sostenuto che la vicenda dimostra come sia ””solo un mito che gli oligarchi (neocapitalisti russi) possano dar vita a Tv indipendenti dal potere politico””.
Questi cambiamenti arrivano a meno di sei mesi dalle elezioni politiche russe del 7 dicembre prossimo e a 9 mesi dalle presidenziali.
Il direttore Ievghieni Kiseliov, che negli anni ”90 è stato il più popolare ”anchorman” della televisione russa, ha riconosciuto che TVS era in difficoltà e ””avrebbe potuto essere chiusa per le più banali ragioni finanziarie””. Ma l”intervento di Autorità del ministero – ha aggiunto – non ha alcuna base legale ed ””è di per sé la prova della dimensione politica dell”accaduto””.
Riunito con i suoi giornalisti, Kiseliov ha annunciato in una conferenza stampa manifestazioni pubbliche di protesta.
Egli ha accusato la proprietà dell”emittente di non aver mantenuto fede agli impegni finanziari assunti un anno fa e ha ricordato che molti dipendenti non ricevevano più stipendi regolari da alcuni mesi, ma ha anche denunciato il sospetto di pressioni politiche nei confronti degli azionisti. Non sono segrete – ha proseguito Kiseliov – ””le voci secondo cui alcuni uomini di potere avrebbero espresso timori su un possibile effetto destabilizzante”” dei programmi giornalistici di TVS.
Secondo la stampa russa, TVS era minata in questi ultimi mesi da una lotta intestina tra i due gruppi di azionisti, guidati da una parte dall¿ex vice primo ministro Anatoli Tchoubaïs, e dall¿altra dal magnate russo dell¿alluminio Oleg Deripaska.
Il quotidiano elettronico gazeta.ru dichiarava alcune settimane fa, che la morte della Tv era stata programmata fin dalla sua nascita.
Rimane adesso solo la speranza che il consorzio che aveva fatto nascere la TVS possa trovare in breve tempo una soluzione.
Pare, però, che qualcuno nel frattempo abbia già venduto la propria quota, per non arrecare dispiacere al Cremlino.