Europa
Molto presto anche i siti Internet dovranno dotarsi degli strumenti che consentano agli utenti di poter dire la propria riguardo informazioni pubblicate sul loro conto. Sembra finita dunque l¿epoca in cui la Rete era considerata una ¿zona franca¿ dove poter esprimere qualsiasi tipo di opinione su chiunque.
In base alla proposta presentata al Consiglio d¿Europa, infatti, ogni sito Web dovrà rendere la replica pubblicamente disponibile per almeno 24 ore in un posto adeguatamente visibile oppure permettere di rispondere su un altro sito, attraverso un link disponibile fino a quando l¿articolo contestato rimane on line.
In molti Paesi europei, giornali e riviste già dal 1974 sono obbligati a pubblicare ¿ spesso sotto forma di lettera all¿editore ¿ la replica di chiunque voglia ribattere a informazioni pubblicate sul proprio conto. Ma la crescente influenza di Internet sul mondo dell¿informazione rende necessario applicare la regola anche per tutto ciò che viene pubblicato sul Web.
¿Ogni individuo deve essere protetto dalle interferenze nella propria vita privata o dagli attacchi alla propria dignità, al proprio onore o reputazione anche se l¿attività della rete può ancora considerarsi supplementare nella gamma di mezzi su cui esprimere la propria opinione¿, dice Norbert Flechsig, membro del ¿Group of Specialists on Online Services and Democracy¿.
La prima proposta di introdurre il diritto di replica anche per i siti Internet, risale al gennaio 2003 e si riferiva specificamente ai ¿media professionali on line¿. La nuova proposta in circolazione da marzo ¿ e che verrà discussa in questa settimana ¿ prevede invece l¿abolizione della parola ¿professionali¿.
Questa variazione ha suscitato forti critiche, in quanto andrebbe a minacciare uno dei nuovi fenomeni trend di Internet: i blog. ¿Le implicazioni della proposta di legge sono potenzialmente enormi ¿ dice un giornalista ¿ chiunque abbia un sito sarebbe infatti costretto a dare il diritto di replica per qualsiasi cosa viene scritto. In molti casi il costo sarebbe minimo ma tutto ciò soffocherebbe ogni tipo di discussione¿¿
Vero è, ma secondo Pall Thorhallsson, membro della divisione media della Commissione europea ¿¿alcuni siti gestiti da persone non professioniste possono essere molto influenti e perciò danneggiare la reputazione delle persone, ed è precisamente per questo tipo di pubblicazioni che noi vogliamo fornire uno strumento per garantire i diritti degli utenti. La soluzione potrebbe essere un accordo che coinvolga i fornitori d¿accesso nell¿ amministrazione del diritto di replica¿
E anche il settimanale Der Spiegel sembra essere d¿accordo: ¿Pensare che garantire il diritto di replica equivalga a fomentare la censura o a soffocare la discussione politica è un nonsense¿ scrive Frank Patalong. Non c¿è poi molta differenza, secondo Patalong, tra un blogger e un sito professionistico, poiché ¿¿ognuno deve prendersi la responsabilità di ciò che scrive: chiunque menta, inganni, attacchi, ingiuri o insulti un¿altra persona deve anche renderne conto¿ .
Il dibattito è aperto!
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