Italia
In Italia si spende troppo poco nella ricerca per il settore Ict. Il rapporto tra investimenti e Pil è all¿1% contro il 3% della media europea. Per discutere di queste problematiche, l¿Isimm ha organizzato ieri a Roma un convegno dal titolo: ¿Italia: ricerca e innovazione nella Ict¿.
Il convegno ha messo a confronto le 12 maggiori aziende nazionali e multinazionali del settore, docenti universitari, rappresentanti degli enti di ricerca e dei ministeri competenti. I lavori sono stati articolati in due panel: grandi imprese e multinazionali in Italia, al mattino; il ruolo dei diversi attori, nel pomeriggio.
¿Nel 2001, il settore Ict dedicava alla ricerca e sviluppo 1.100 milioni di euro – ha dichiarato in apertura Enrico Manca, presidente dell¿Isimm – fruendo di un concorso dello Stato pari soltanto al 7,4% del totale, contro un valore dell¿11,2% per l¿insieme dell¿industria italiana: è un indice probante dell¿elevata qualità di questa industria in Italia¿. Manca si è poi chiesto: ¿Durante gli anni ¿90 l¿Italia è stata certamente uno dei paesi leader nelle comunicazioni mobili, sia per i tassi di sviluppo sia per anticipazione di modalità innovative di prestazione dei servizi: è stata una occasione colta oppure persa, al fine di guadagnare un posto in prima fila, a livello mondiale, sia nell¿offerta dei servizi e sia nel radicamento di una capacità di ricerca e sviluppo e nella produzione di apparecchiature e sistemi?¿.
Il ministro per l¿Innovazione e le Tecnologie, Lucio Stanca, ha affermato che ¿il nostro Paese è condannato all¿innovazione se vuole rimanere competitivo¿. Riferendosi poi alle varie statistiche che mostrano un¿Italia in affanno rispetto agli altri Paesi avanzati riguardo l¿innovazione, Stanca ha detto che ¿le statistiche sono basate su una metrica, un sistema di misurazione che non sono adatti al nostro sistema, fatto di piccole e medie imprese, come nella moda. Le statistiche sono un campanello d¿allarme, però, ci indicano che dobbiamo recuperare competitività¿.
Il primo panel è stato introdotto dalla relazione di Adriano De Maio, rettore della Luiss-Guido Carli. ¿Il problema – ha affermato De Maio – non è quanto si spende ma come si spende nell¿Ict¿. Il rettore ha poi concluso affermando che ¿nei momenti critici bisogna investire di più. Capire che la ricerca non è una spesa, ma un investimento.¿
Al primo panel del convegno hanno preso parte Guido Vannucchi, Politecnico di Milano; Giorgio Bertolina, presidente esecutivo Marconi Communications; Fausto Comi, Sales office manager Philips Semiconductor; Antonino D¿Angelo, Chief Strategic Officer Italtel; Giuseppe Gislon, Alcatel; Andrea Gavosto, Direttore ricerche e studi Telecom Italia; Andres Lindblad, Vicepresident marketing & business development Ericsson; Michele Morganti, Vicepresident Strategic Marketing Siemens Mobile Communications; Carlo Emanuele Ottaviani, Presidente ST Microelectronics Foundation; Francesco Rispoli, Responsabile programmi a banda larga Alenia Spazio; Luigi Rocchi, Direttore strategie e sviluppo business Rai; Luigi Sebastiani, Chief software architect & business development Motorola; Daniela Troina, Direttore public sector Sud Europa Ibm.
Il secondo panel è stato introdotto e moderato da Maurizio Decina, Politecnico di Milano. Decina ha ricordato che l¿Italia è risultata all¿ultimo posto nel benchmarking 2002 sugli obiettivi posti dalla Ue a Lisbona. Per contro, Decina ha sottolineato la forte crescita di Internet in Italia tra il 1998 e il 2002, che ha condotto il nostro paese a superare nel 2003 Germania e Regno Unito. Decina ha poi lanciato un vero e proprio grido di dolore: nella ricerca non c¿è ricambio, se non facciamo niente lo pagheremo in futuro.
Al secondo panel hanno partecipato: Paolo Annunziato, Direttore ricerca innovazione e net economy Confindustria; Sebastiano Bagnara, Politecnico di Milano; Riccardo Gallo, Presidente Istituto promozione industriale; Giovanni Lelli, Direttore generale Enea; Gianfranco Polillo, Presidenza del Consiglio dei ministri; Salvatore Randi, Presidente Associazione nazionale tlc informatica e elettronica di consumo Anie; Rodolfo Zich, Politecnico di Torino; Alberto Zuliani, Università la Sapienza Roma.
Conclusioni affidate al Viceministro per Istruzione, Università e Ricerca, Guido Possa. “L”introduzione della Ict nel sistema produttivo ha permesso un incremento di produttività″. ha detto Possa. “Ma la cosa più importante è l”innovazione. La capacità di competere attraverso la ricerca. Conosciamo molto poco come funziona la ricerca. Abbiamo bisogno di maggiore conoscenza. Non sappiamo che tipo di ricerca viene fatta all”università″. Possa ha poi aggiunto che con la riforma, che coinvolge università e enti di ricerca, “cerchiamo di spendere al meglio i soldi pubblici”.