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Giornalisti: Sì al carcere per diffamazione. Anedda (An) si dimette ¿La legge è stata stravolta¿

Italia



La Commissione Giustizia della Camera ha disposto un nuova legge, che introduce le nuove condanne per i giornalisti accusati di diffamazione.

Reclusione fino a tre anni e interdizione dalla professione per un periodo da un mese a tre mesi, queste alcune delle pene previste dalla legge approvata in sede referente dalla Commissione, corretta da un emendamento di Forza Italia presentato dal deputato Nino Mormino che ha presieduto la seduta di Commissione in assenza del presidente Gaetano Pecorella, (Uno degli avvocati di Berlusconi nel processo SME, ndr).

Le nuove disposizioni hanno determinato le dimissioni per protesta del relatore di An Gianfranco Anedda. ¿Mi sono dimesso perch&#233 quell”emendamento stravolge la legge. Il senso della proposta era quello di escludere la reclusione e migliorare la posizione dei giornalisti, non di istituire un deterrente per la libert&#224 di stampa¿, ha spiegato ai cronisti Anedda.

Mentre l”Ulivo insorge, denunciando ad un tempo ¿una nuova intimidazione alla libert&#224 di informazione¿ e la nuova divisione interna alla maggioranza.

Il provvedimento, composto di 11 articoli prevede che il direttore o il vicedirettore responsabile di una testata o di un sito Internet, rispondano fuori dalle ipotesi di concorso nel reato, solo se l”autore dell”articolo &#232 ignoto o non imputabile. Il testo prevede poi per il semplice reato di diffamazione, non a mezzo stampa, la reclusione fino a un anno e il pagamento di una multa fino a 3.000 euro (nel testo precedente si parlava di 1.000 euro). Se l”offesa consiste nell¿attribuzione di un fatto determinato la detenzione fino a due anni o la multa fino a 5.000 euro (prima era 2.000 euro). Il presunto colpevole di diffamazione dovr&#224 quindi dimostrare che da parte sua non c”&#232 stato alcun dolo e che il fatto attribuito alla persona offesa corrisponde a verit&#224.

Nel testo si parla anche della possibilit&#224 di deferire ad un giur&#236 d”onore questo giudizio di accertamento della verit&#224. Nel caso di diffamazione a mezzo stampa o via Tv o rete telematica la reclusione &#232 fino a tre anni con la multa fino a 10.000 euro (nel vecchio testo si parlava di 5.000 euro). A questa condanna dovr&#224 seguire la pubblicazione del dispositivo della sentenza e se colui che ha offeso &#232 un giornalista professionista ¿alla condanna consegue la pena accessoria dell¿interdizione dalla professione per un periodo da un mese a tre mesi¿. Ma non sar&#224 pi&#249 punibile chi, entro quattro giorni dalla diffusione della notizia, pubblica spontaneamente e senza commento una smentita o una rettifica completa. Non incapper&#224 nelle maglie della legge anche il direttore del giornale che entro tre giorni pubblica smentite o rettifiche, nel limite di trenta righe, dei soggetti diffamati. Allo stesso tempo non sar&#224 punibile chi, citando la fonte, riporta le affermazioni di una persona intervista o acquisite da due fonti qualificate e autonome tra di loro. Il delitto &#232 punibile a querela della persona offesa.

Nel provvedimento si prevede poi che il diritto al risarcimento del danno si prescrive in un anno e che le disposizioni di questa legge si applicano ai procedimenti in corso al momento della sua entrata in vigore.

Sul fatto ha preso posizione in una nota il segretario generale della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana) Paolo Serventi Longhi: ¿Un episodio di gravit&#224 inaudita. Cos&#236 giudico l¿approvazione dell¿emendamento di Forza Italia alla Camera. Proprio stamani il Presidente del Consiglio aveva pronunciato frasi intimidatorie nei confronti di giornali e televisioni. Non vorrei che il colpo di mano in Commissione Giustizia sia stato determinato dalla volont&#224 di impartire una immediata e sonora lezione alla libera informazione. Se non sar&#224 ritirato immediatamente l¿emendamento che reintroduce il carcere per i reati a mezzo stampa, si aprir&#224 uno scontro senza precedenti tra la maggioranza e, mi auguro, tutto il giornalismo italiano. Al relatore Anedda, che ha ricercato insieme ai colleghi dell¿opposizione, soluzioni equilibrate va la mia solidariet&#224.¿

Immediata la reazione dei parlamentari, a Montecitorio il diessino Beppe Giulietti parla di una ¿vicenda gravissima e sconcertante¿. E avanza la richiesta all”aula di ¿radicale modifica o annullamento¿ della legge approvata in commissione. ¿Quanto accaduto &#232 ancor pi&#249 sbalorditivo ¿ sottolinea – perch&#233 il blitz &#232 intervenuto su un provvedimento senza problemi, rispetto ad un testo concordato¿.

Nel risultato del voto sono state determinanti le molte assenze. ¿I Verdi -precisa Paolo Cento – non hanno partecipato ai lavori della commissione Giustizia, per protestare contro l”ennesima prova di regime da parte di Forza Italia. Le norme sul carcere per i giornalisti sono gravissime. Nel nostro Paese ¿La Cdl ¿ sostiene il rappresentante della Margherita in commissione Giustizia Pierluigi Mantini – vuole l”immunit&#224, impunit&#224 per i politici eccellenti e il carcere per i giornalisti. Il colpo di mano di Fi in commissione &#232 inaccettabile. Non puo&#242 che essere inquadrato nella ”logica di regime” con la quale si intendono aumentare i controlli sulla libert&#224 di informazione¿.

Intanto arriva una nota del premier Silvio Berlusconi, in cui si dichiara: ¿Pensare di dare tre anni di carcere a un giornalista per una dichiarazione &#232 fuori dal mondo. Non &#232 mai appartenuto e non appartiene certo alla logica liberale della Casa delle libert&#224¿.

La norma varata dalla commissione Giustizia nei confronti dei giornalisti &#232 vista, dal ministro della Giustizia Roberto Castelli come ¿un classico infortunio che tra l”altro non ha pi&#249 padri perch&#233 nessuno dice di aver votato questo provvedimento¿. A Cortenova – il piccolo comune del lecchese colpito da un”alluvione nel novembre scorso – al seguito del capo dello Stato, il ministro Castelli ha ricordato di aver ¿gi&#224 preso immediatamente le distanze. E” stato un infortunio come ogni tanto capita ed &#232 una norma che non sta n&#233 in cielo n&#233 in terra¿.

Duro il commento di Piero Fassino, che non crede all¿incidente di percorso.

¿E” ora di finirla di raccontare balle. Ed &#232 ora che qualcuno cominci a dire le cose come stanno. Il nostro Paese ha diritto a che la si smetta di prenderlo in giro con false ricostruzioni storiche fatte solo ad ”usum delphini” e con aggressioni alla magistratura e all”informazione inaccettabili da parte del premier¿. Queste le parole del segretario dei Ds, rilasciate nel corso di ”Radio Anch”io”.

Fassino aggiunge che: ¿Ancora una volta questo governo e la sua maggioranza usano la parola ”riforma”, sputtanandola per provvedimenti come questi che sono regressivi e non positivi. Il voto da parte di Forza Italia non &#232 stato affatto un incidente di percorso. Ma un salto indietro di 180 gradi (¿) La commissione ha discusso ampiamente e il centrosinistra aveva chiesto il ritiro dell¿emendamento. Il centrodestra ha votato consapevolmente. Non credo che i parlamentari della Casa della Libert&#224 siano stupidi o distratti¿.

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