Italia
Un ¿patto nazionale per rilanciare e consolidare l¿innovazione in Italia¿. Lo propone, da Udine, il ministro per l¿Innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca. Una sorta di coalizione trasversale tecnologica e digitale. ¿Bisogna stringere un ¿patto per l¿innovazione¿ in quanto il deficit di innovazione delle imprese italiane pesa non solo sulla loro competitività, ma anche sullo stesso sviluppo del Paese. E, quindi, si impone un intervento di carattere strutturale da parte del Governo¿, ha spiegato il ministro, ¿non tanto per sostenere la nostra industria, che ha potenziali rilevanti in un momento congiunturale sfavorevole, quanto per fornire impulso alle imprese che non innovano¿.
Secondo Stanca ¿con il ¿patto per l¿innovazione¿ tutti devono fare la loro parte e farla assieme: le istituzioni centrali e locali, che devono creare il contesto; la scuola e l¿università, per generare professionalità in linea con la domanda; la ricerca integrata nella comunità internazionale e sempre più impegnata a sostenere la competitività del sistema Italia; la finanza, che renda disponibili capitali di rischio con modalità innovative; la Pubblica Amministrazione, per un uso intelligente della domanda pubblica e come facilitatore dell¿innovazione; il mondo delle imprese, che abbracci con la cultura del rischio anche quella dell¿innovazione e, non ultimo, il mondo della comunicazione che accenda i riflettori e apra il dibattito su questo tema¿.
Ad Udine il ministro per l¿Innovazione e le Tecnologie ha espresso apprezzamento alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia che ha da poco approvato una legge per l¿innovazione e il trasferimento tecnologico, frutto anche del coinvolgimento di pubblico e privato.
Stanca ha inoltre sottolineato che ¿con l¿eGovernment intendiamo direttamente contribuire alla redditività delle imprese italiane riducendo la ¿tassa occulta¿ che grava su di loro, dovuta alla inefficienza di molti adempimenti burocratici¿.
Martedì 15 aprile, in visita a Caserta al Corso di formazione per l¿alta dirigenza dello Stato sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione, Stanca ha reso noti i dati relativi all¿informatizzazione della p.a. La percentuale di dipendenti informatizzabili delle amministrazioni centrali dello Stato che ha un Pc è passata dal 70% del 2000, al 75% del 2001 sino all¿86% del 2002. Altra novità è la crescita dei Pc portatili nell¿apparato statale: da 22mila nel 2001 si è infatti passati ai 35mila dell¿anno scorso.
L¿82% dei cittadini apprezza il cambiamento introdotto dall¿Ict nei rapporti con la burocrazia, il 73% dei dipendenti pubblici ha dichiarato di essere soddisfatto dell¿informatizzazione dell¿amministrazione. In aumento il numero dei dipendenti pubblici che ha una casella di posta elettronica: dal 24% del 2001 si è saliti al 40% del 2002. Ma l¿uso dell¿eMail avviene nell¿ambito delle reti intranet, dato che resta tuttora contenuto il numero dei Pc connessi a Internet: dal 18% del 2001 si è saliti solo al 23% nel 2002. A tale proposito Stanca ha ricordato che ¿si tratta di un dato decisamente inferiore alla penetrazione del 35% di internet nelle famiglie¿.
Il ministro per l¿Innovazione e le Tecnologie ha spiegato che ¿ogni casella di posta elettronica nella pubblica amministrazione ha scambiato in media mille messaggi in un anno, di cui due terzi sono all¿interno della stessa amministrazione¿. Della parte rimanente il 99% è stata scambiata con l¿esterno e solo meno dell¿1% con le altre pubbliche amministrazioni¿. È quindi evidente che prevale ancora la logica dell¿uso degli strumenti tradizionali, ossia quelli cartacei, anziché di quelli telematici. Eppure, il solo Ministero degli Affari Esteri sostituendo l¿eMail ai telegrammi ha risparmiato ben 17 tonnellate di carta l¿anno.