Il Gruppo tedesco Grundig – fondato nel 1945 – dopo aver resistito per anni alla concorrenza asiatica, è stato costretto a depositare il proprio bilancio, per mancanza di un acquirente, come ha riferito un portavoce.
Il produttore di Tv e autoradio cercava da diversi mesi un investitore, che gli avrebbe permesso di uscire dall¿impasse finanziaria in cui si trova da diversi anni.
Ma in meno di un mese sono fallite le trattative che aveva avviato con due Gruppi.
Beko, società turca d¿elettronica, ha rinunciato la scorsa settimana al progetto di acquisto.
Il mese scorso era stata, invece, la tailandese Sampo ad abbandonare il piano di acquisizione, dopo aver siglato un accordo preliminare per la rilevazione delle quote di maggioranza nel mese di gennaio.
Nei due casi, a far fallire i piani è stato il mancato accordo sui termini economici dell¿operazione.
Tuttavia secondo la stampa tedesca, Grundig questa settimana potrebbe riaprire le discussioni con Belko, che avrebbe dimostrato un rinnovato interesse, dopo aver appreso la notizia del deposito di bilancio.
Intanto il presidente di Grundig, Hans-Peter Kohlhammer, è stato dimesso dalle sue funzioni.
Oggi Grundig, non impiega che 4.000 dipendenti, di cui 1.000 a Vienna, contro i quasi 6.000 del 2001 ei 38.000 del 1979, ai tempi del suo boom economico.
Il fallimento di questa azienda, con sede a Nuremberg, rappresenta un duro colpo per la Baviera, che ha visto aumentare in maniera spropositata i depositi di bilancio di grandi società negli ultimi mesi.
Cominciando dall¿impero dei media Kirch, a finire al produttore di televisori Schneider Electronics.
Questa regione in più deve far fronte alle difficoltà finanziarie delle grandi banche e assicurazioni tedesche con sede a Monaco.
In passato le Autorità bavaresi aveva sostenuto finanziariamente Grundig, che dal 1980 ha grosse difficoltà. Per il 2002 il Gruppo dovrebbe aver registrato una perdita netta di 75 milioni di euro, contro un fatturato di 1,2 miliardi di euro, dopo una perdita di 150 milioni di euro nel 2001.
La società è detenuta all¿89% da un investitore tedesco, Anton Kathrein, il resto è nelle mani delle banche creditrici.