Mondo
L¿opinione pubblica americana, a guardarla attraverso le varie TV locali, sembrerebbe appoggiare unanimemente il conflitto in Iraq, dal momento che molti network ignorano le continue manifestazioni organizzate dai pacifisti. Sembrerebbe.
Pare infatti non sia così, se si decide di fare un giro sul web. Ma non sui classici siti di informazione on-line, che pure in Europa hanno raggiunto livelli di accuratezza encomiabili nel riportare le notizie dal fronte in tempo reale e nel modo più imparziale possibile.
Le più sentite parole di disagio nei confronti della guerra contro l¿Iraq si leggono – secondo molti giornalisti – nei blog che, sempre più, si fanno espressione del dissenso e della critica nei confronti di questo conflitto. I blog, letteralmente Web log (traccia sul Web), sono degli spazi virtuali dove si può creare un proprio diario, parlare della propria vita o semplicemente lanciare il tema per una discussione col popolo dei navigatori. Fare un computo di quanti ne esistano ¿ il fenomeno è esploso dall¿11 settembre 2001 – è praticamente impossibile, anche se si parla di oltre 5 milioni in tutto il mondo (circa 10 mila solo in Italia). La BBC ha addirittura incoraggiato i propri reporter a tenere dei blog in cui annotare le esperienze sul teatro di guerra, creando un apposito spazio sul proprio sito dedicato ai diari dei corrispondenti (http://www.bbc.co.uk/reporters).
Se i network europei li incoraggiano, però, i blog non sembrano essere molto graditi aldilà dell¿oceano, proprio perché è attraverso questa sorta di diari on line che i navigatori esprimono il sostegno alla guerra ma anche e soprattutto le loro incertezze, le paure e i dubbi sollevati dal conflitto di ¿Dubya¿ (il nomignolo con cui gli americani chiamano il presidente Bush ndr ). Tanto che la CNN ha intimato al giornalista Kevin Sites di smettere di pubblicare il proprio blog sulla guerra e il Time Magazine ha fatto chiudere quello del giornalista freelance Joshua Kucera. Sites continua, comunque, a pubblicare foto molto toccanti sulla quotidianità della popolazione irachena sul suo sito (http://www.kevinsites.net/) e dichiara anche che continuerà ad annotare quotidianamente le sue esperienze nella speranza di ¿poterle far arrivare al pubblico, in qualche modo¿.
John Robb, ex militare delle truppe speciali americane e autore di uno dei tanti blog sparsi in Rete, si lascia andare a un certo pessimismo. Sulle pagine da lui curate si legge ¿¿le forze americano hanno bisogno di vincere militarmente e per farlo bisogna distruggere Baghdad. Altrimenti si perderà anche sul piano politico e gli Stati Uniti non potranno più dimostrare di poter combattere le minacce alla pace mondiale. Probabilmente abbiamo già perso¿ma è l¿unica cosa positiva che potrebbe nascere da questa guerra¿. Robb, non è un profano, ma dice che la sua opinione non ha trovato spazio su nessun altro mezzo d¿informazione.
Internet, ha sentenziato un giudice americano, non è che ¿¿un¿infinita conversazione globale¿. E, ora più che mai, la conversazione si sta accendendo.
Altri blog incentrati sul conflitto in Iraq:
http://www.bayareawritingproject.org/HectorL/
http://www.nowarblog.org/archives/000605.html