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Ivertici di AOL Time Warner sono sempre più impegnati a riportare in positivo la società. Dopo la perdita massiccia di 100 miliardi di dollari – resa nota lo scorso gennaio, in occasione della pubblicazione dei dati di bilancio 2002 ¿ il gigante di media e Internet tenta la risalita.
Il suo nuovo presidente Richard Parsons, ha come obiettivo primario di ridurre il pesante indebitamento di 26 miliardi, per portarlo ad almeno 20 miliardi entro il 2004.
Il Gruppo ha già annunciato l¿immediata ristrutturazione della divisione Time Warner Entertainment (TWE). La decisione rientra nell¿ambito del piano strategico di AOL Time Warner, che comporterà la vendita di tutte le attività non-core.
In questo senso, il Gruppo ha rilevato la partecipazione in TWE che precedentemente aveva venduto a Comcast. Secondo i termini dell¿accordo, Comcast cede il suo 27,64% e riceve in cambio l¿equivalente di 1,5 miliardi di azioni del Gruppo.
L¿operatore via cavo, conserverà il 21% di Time Warner Cable, e riceverà 2,1 miliardi di dollari cash per il rimborso di un debito precedentemente contratto.
Riscattando le azioni della sua filiale specializzata nell¿intrattenimento, AOL Time Warner ottiene anche il pieno controllo del canale via cavo HBO e degli studios Warner Bros, a parte i network cablati Court Tv e Comedy Central.
Il Gruppo potrà così vendere anche le due reti ¿ asset non strategici, che Richard Parsons aveva già annunciato di voler cedere ¿ al fine di accelerare lo sdebitamento del Gruppo.
In un comunicato diramato alla stampa, Parsons ha dichiarato che: ¿La riorganizzazione di TWE è un passo importante nello sforzo della semplificazione della nostra struttura organizzativa e per la flessibilità operativa, e garantisce allo stesso tempo la stabilità del nostro bilancio¿.
Dopo l¿accordo con Comacast, AOL Time Warner controlla il 79% di Time Warner Cable.
Il Gruppo conta di quotare in Borsa una parte del capitale della sua filiale specializzata nel cavo, entro il prossimo giugno.
La società ha inoltre deciso di ridurre di 420 unità la forza lavoro nei propri call center (servizi alla clientela) nel tentativo di tagliare di oltre 100 milioni di dollari le proprie spese.