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Si inasprisce il contenzioso legale tra Cisco Systems e Huawei Technologies. La battaglia, iniziata a gennaio con l¿azienda statunitense che accusa la rivale cinese di aver copiato i propri software – difetti ed errori di programmazione inclusi – ha visto ieri la contro risposta di Huawey che ha dichiarato che Cisco sta solo cercando di escludere la concorrenza dal mercato americano.
¿Non ci sono le fondamenta per l¿accusa presentata da Cisco, che va ben al di là della presunta violazione della proprietà intellettuale¿, si legge nei documenti presentati da Huawey alla Corte. ¿L¿effetto più importante dell¿ingiunzione sarà l¿esclusione della nostra azienda dal mercato statunitense, senza tener conto della fondatezza dell¿accusa¿.
Huawey ha negato fin dal principio l¿accusa di aver copiato i codici sorgente della rivale, ma Cisco ¿ con tanto di documentazione a prova delle accuse – ribadisce che anche i difetti dei due sistemi sono praticamente identici. I codici sorgente ¿ le ¿impronte digitali¿ dei software – sono protetti come il bene più prezioso dalle compagnie informatiche, che li considerano l¿essenza del proprio lavoro. Cisco intende, dunque, proibire la commercializzazione dei prodotti della rivale asiatica e impedirle allo stesso tempo di riscuotere i diritti d¿autore sui software contesi.
La consegna delle tecnologie Huawey è stata bloccata da gennaio, prima della citazione in tribunale. La compagnia ha anche ritirato i prodotti distribuiti come prova ai clienti.
La battaglia tra Cisco e Huawey non è l¿unica che vede impegnate aziende delle telecomunicazioni, presenti, ultimamente, più nelle aule di tribunale che sul mercato: si è appena conclusa , infatti, la disputa tra la svedese Ericsson e l¿americana InterDigital. La sentenza ha costretto l¿azienda europea e la sua partner SonyEricsson a pagare a InterDigital royalty per 34 milioni di dollari fino al 2006. La sentenza avrà probabilmente poco impatto su Ericsson, ma probabilmente cambierà la vita di InterDigital che potrà richiedere il pagamento dei diritti per i propri brevetti anche a Nokia e Samsung.
Un altro contenzioso vede protagoniste Deutsche Telekom e Telekom Malaysia. L¿operatore europeo si oppone, infatti, all¿acquisizione della sua controllata Celcom da parte del gruppo telefonico malese, in quanto l¿offerta presentata è stata ritenuta troppo bassa. DT ha fatto quindi, richiesta di arbitrato all¿International Court of Arbitration di Parigi. Il colosso ha intenzione di ricorrere al proprio diritto di veto in base agli accordi presi con il precedente management di Celcom.
Risolta anche la battaglia tra Sprint e i suoi azionisti: questi ultimi avevano fatto causa alla compagnia, accusando il management di aver approfittato, grazie a un sistema di stock options, del tentativo di fusione con WorldCom ¿ poi bloccato dall¿antitrust – per arricchirsi a loro discapito. Sprint dovrà ora risarcire gli azionisti con 50 milioni di dollari e una sentenza dfinita ¿storica¿, una vittoria per tutti gli azionisti americani.