Italia
Il convegno organizzato dalla Luiss sul tema “Concorrenza e pluralismo nella televisione digitale terrestre” – di cui abbiamo già dato conto per quanto riguarda gli interventi istituzionali – ha visto anche lo svolgimento di un interessante panel composto da docenti universitari e rappresentanti di imprese di tlc. I primi si sono cimentati sul quadro normativo nazionale e comunitario, i secondi su quello tecnologico e sulle prospettive di mercato. Gian Michele Roberti, dell”Università La Sapienza, ha posto l”accento sugli interventi dell”autorità comunitaria sulla piattaforma unica per la tv satellite, affermando che le indicazioni di policy che si possono trarre dall”esperienza comunitaria spingono verso una rinuncia alla regolamentazione. Francesco Graziadei, dell”Università Luiss Guido Carli, ha invece affrontato il quadro di riferimento della regolazione dell”accesso al mercato nazionale. Secondo Graziadei, il digitale aumenta la potenzialità tecnologiche delle reti, ma non il loro numero; il problema principale è quello di reperire ulteriori risorse per la fase di switch-over. Parlando del Ddl Gasparri, Graziadei ha osservato che il trading delle frequenze per il digitale potrebbe portare a distorsioni del mercato, con una situazione in cui alcuni operatori sarebbero costretti ad acquistare le licenze, mentre altri le avrebbero gratuitamente solo perché operano già nella tv analogica. Vincenzo Zeno Zencovich, dell”Università Roma Tre, ha puntualizzato sullo titolo stesso del convegno. “Invece di concorrenza e pluralismo – ha affermato Zencovich – direi concorrenza o pluralismo. Il pluralismo è una formula vuota, dove ciascuno dice quello che vuole e nulla si può verificare. L”esaltazione del pluralismo ha portato a una frammentazione del sistema televisivo”. Riprendendo l”intervento di Graziadei, Zencovich ha sottolineato che non solo le risorse frequenziali hanno prezzi diversi, “ma possono essere utilizzate per entrare in altri mercati”. Critico nei confronti del tetto del 20% di mercato posto dalla legge per le emittenti televisive, Zencovich ha ricordato come nelle tlc non esista alcun tetto. “Non vorrei – ha concluso – che fra qualche anno si dovesse difendere qualche impresa italiana dal cadere in mani straniere”.
Nella seconda parte del convegno, dedicato al quadro tecnologico, Erik Lambert, consulente di Telecom Italia per la tv digitale terrestre, ha fatto notare come i tempi delle tecnologie e quelli della regolamentazione non coincidano. Lambert ha poi focalizzato il suo intervento sul problema del pluralismo a livello dei contenuti, sottolineando la difficoltà nel distinguere ciò che è pubblico da ciò che è privato. “Qualcuno sa cos”è un webblog? Comunicazione pubblica o privata?. Sarebbe un errore – ha concluso Lambert – cercare nella fase di transizione di regolamentare anche i dettagli”.
Giovanni Moglia, Direttore affari regolamentari di Fastweb, ha illustrato l”architettura della rete ottica di e.Biscom, proprietaria di Fastweb, affermando che essa copre ormai molte città italiane, tra cui Milano al 100%, Roma, Napoli e Bologna per oltre il 60%. Nell”augurarsi una regolamentazione per la larga banda che non faccia differenze tra le varie tecnologie disponibili, cioè non ne avvantaggi nessuna, Moglia ha chiesto che siano varati incentivi anche per le strutture, oltre che per i terminali. Citando il caso della Spagna, dove si sono stabilite regole precise per le nuove costruzioni riguardo il cablaggio, Moglia ha detto che anche in Italia occorrerebbe prevedere il cablaggio in fibra ottica nei progetti di urbanizzazione e di ristrutturazione edilizia.
Enrico Saggese, Amministratore delegato di Telespazio (Gruppo Finmeccanica) ha posto l”accento sull”importanza del satellite nel passaggio alla tv digitale. “Il satellite – ha affermato Saggese – avrà un ruolo di complementarietà con la rete terrestre. Il set top box può gestire entrambi i segnali, con la possibilità di trasmissioni always on e del canale di ritorno anche via satellite”. Saggese ha affermato che in Italia ci sono attualmente 6 milioni di famiglie che ricevono la tv da satellite, mentre l”obiettivo di Murdoch con Sky Italia è di arrivare a 9 milioni di parabole.
Augusto Preta, Senior Partner Italmedia Consulting, analizzando la vicenda della tv digitale terrestre in Gran Bretagna – passata dal fallimento dell”offerta a pagamento all”attuale successo di quella gratuita – ha voluto dimostrare la tesi secondo la quale “dove c”è concorrenza parte il mercato”. “Nel 1989 – ha specificato Preta – i quattro operatori della tv analogica inglese detenevano il 100% dello share. Oggi sono scesi all”80%”. Per contro – ha continuato Preta – in Italia nello stesso periodo gli ascolti delle tv generaliste sono saliti, e così pure il mercato pubblicitario. A dimostrazione – ha concluso – che dove non c”è concorrenza non si sviluppa il mercato”.
Roberto Viola, Direttore del dipartimento regolamentazione dell”Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni – ha parlato delle prospettive della transizione da analogico a digitale. Viola ha ricordato come una sentenza della Corte Costituzionale avesse liberalizzato l”uso del cavo per la tv, ma come, in seguito, se ne sia ostacolato lo sviluppo. Per questo, ha detto Viola, “L”Italia rappresenta un”anomalia in Europa. Abbiamo perso vent”anni”. Viola ha poi parlato del Piano Nazionale delle frequenze per la tv digitale, redatto dall”Authority. “Il piano c”è – ha affermato – ma se non si creano le condizioni resta teoria”. “Ora – ha spiegato Viola – abbiamo di fronte a noi due strade: fare tabula rasa dell”esistente, ricominciando da zero, oppure lasciare che il sistema trovi il suo assetto dall”interno, con il trading delle frequenze e le cessioni”. Se la prima ipotesi sembra destinata a fallire – come già accaduto in passato – la seconda necessità di qualche correttivo: “C”è uno sbilanciamento delle forze in campo – ha detto Viola – la legge deve intervenire”. Per accelerare la transizione al nuovo sistema di trasmissione radiotelevisiva, il Governo deve fare leva sui vantaggi che ne derivano, primo fra tutti quello dell”alfabetizzazione informatica. Ricordando che la transizione può avvenire tramite diversi meccanismi – per adozione, industriale e per politiche governative – Viola ha aggiunto che occorre un giusto mix fra questi tre modelli. In ogni caso, ha concluso, occorre evitare il fenomeno dell””uovo e della gallina”, uno stallo in cui ognuna delle parti in gioco attende che sia l”altra a fare la prima mossa. Viola ha poi concluso affermando che i processi tecnologici impiegano mediamente 10 anni per imporsi, “allo stato attuale, arriveremmo al 2015. L”Italia non se lo può permettere. E” possibile accelerare la transizione, ma tutti gli elementi devono essere esaminati in profondità oggi. Questa è un”opportunità che non deve essere mancata nel nostro Paese”.