Europa
L”associazione discografica British Phonografic Industry (BPI) ha accusato l”operatore britannico British Telecom di non fare abbastanza per combattere il fenomeno dello scambio di musica su Internet. BPI riferisce che il gigante delle telecomunicazioni è restio ad affrontare il problema nonostante la ripetute sollecitazioni della propria divisione anti-piracy.
British Telecom da canto suo, si difende dichiarando di non aver mai sostenuto servizi illegali e sottolineando che le tecnologie per lo scambio di informazioni peer-to-peer non sono fuorilegge.
I bistrattati servizi peer-to-peer permettono agli internauti di scambiarsi file musicali attraverso i propri computer senza bisogno, quindi, di un server centrale. Queste tecnologie sono da tempo sotto accusa: prima di tutto da parte delle major discografiche che le considerano la causa del crollo delle vendite di CD e DVD; in secondo luogo da parte della polizia informatica, dopo la scoperta che esse vengono utilizzate per scaricare immagini pornografiche, riguardanti per la maggior parte bambini.
La battaglia delle major va avanti da molto tempo e ha portato all”oscuramento di siti come Napster e Kazaa. “BT è il maggiore service provider in termini di quantità di traffico peer-to-peer, ma ogni qualvolta è interpellata sull”argomento ci scontriamo contro un muro di gomma”, dice Jollyon Benn dell”unita anty-piracy di BPI. “BT sta cercando di creare dei business insieme all”industria musicale ma, allo stesso tempo, è intransigente riguardo l”argomento pirateria”
BT ha, infatti, appena lanciato “Dotmusic”, un servizio di download a pagamento che permette di scaricare, dietro pagamento di 9,99 £, da un catalogo di oltre 150.000 titoli. Ma l”operatore è anche quello che utilizza più banda per i servizi di file-sharing.
Un altro ISP, NTL, ha provato nei mesi scorsi a risolvere il problema con una limitazione nella quantità di banda assegnata agli utenti per questo tipo di servizi, ma il tentativo si è rivelato molto impopolare e ha costretto l”operatore a scusarsi pubblicamente.
British Telecom ha, quindi, preferito non ripetere il passo falso della rivale: “I nostri piani non prevedono, per il momento, limitazioni di download. Stiamo amministrando più che bene le nostre reti”, dice il Managing Director di BT Openworld, Duncan Ingram. Che continua ribadendo che BT non “sostiene alcun mercato illegale…le tecnologie peer-to-peer sono perfettamente legali. Chi stabilisce il confine tra legale e illegale? C”è una serie di responsabilità che non sta a noi affrontare”.
Non è facile come sembra, inoltre, controllare questo tipo di servizi, poiché equivarrebbe a monitorare ogni singolo pacchetto di dati che passa attraverso i router. “E” una cosa che nessuno può fare”, conclude Ingram, “…l”unica soluzione è proporre alternative vincenti, che attraggano le persone più dei servizi offerti dai siti di file-sharing. Per questo abbiamo lanciato Dotmusic”.