Europa
Deutsche Telecom ha chiuso il 2002 con una perdita netta di 24,6 miliardi di euro, la più importante mai pubblicata da un¿azienda europea. DT batte, infatti, l¿infelice primato raggiunto appena la settimana scorsa prima da France Telecom – che ha registrato perdite nette per 20,7 miliardi di euro – poi da Vivendi Universal con 23,3 miliardi.
Il colosso tedesco delle telecomunicazioni ha spiegato che il rosso da record è dovuto principalmente alle ingenti svalutazioni degli asset della telefonia di terza generazione che hanno pesato sul bilancio 2002 per 21,4 miliardi di euro. La maggior parte di queste svalutazioni erano già state trasferite sui conti del terzo trimestre.
L¿Ebidta per l¿esercizio 2002 è in aumento dell¿8% a 16,3 miliardi di euro e il fatturato è cresciuto dell¿11% a 53,7 miliardi di euro, contro i 48,3 miliardi del 2001.
La divisione di telefonia mobile, T-Mobile, è stato il principale motore dei crescita del Gruppo: l¿Ebidta è salito del 61% a 5 miliardi di euro, con un fatturato di 19,7 miliardi in crescita del 35%. La divisione di telefonia fissa, che rappresenta ancora la maggiore fonte di guadagno, ha subito invece un vistoso declino con un¿Ebidta in calo dell¿8,9% a 9,9 miliardi di euro e un fatturato in rialzo di appena il 3% rispetto al 2001.
I pessimi risultati di bilancio arrivano, tuttavia, in un momento giudicato dagli analisti abbastanza positivo: appena un anno fa DT era in piena crisi, data la crescente sfiducia degli azionisti nei confronti di un management giudicato incapace di portare l¿azienda fuori dall¿impasse. Da allora, però, il Gruppo ha dato una bella scossa al Cda e ha presentato il più importante piano di riduzione dei costi mai conosciuto in Europa. Tutti gli asset non core sono stati ceduti o stanno per esserlo e il debito netto è stato ridotto da 64 a 60 miliardi di euro.
La riduzione dell¿indebitamento – superiore alle stime degli analisti – e il repulisti all¿interno del board dovrebbero dunque far ricredere gli investitori e gli azionisti tanto più che proprio oggi l¿azienda ha comunicato che già nella prossima assemblea del Gruppo, che si terrà a maggio, Klaus Zumwinkel, attualmente numero uno delle Poste tedesche, sarà nominato presidente del consiglio di sorveglianza al posto di Hans-Dietrich Winkhaus.
Gli analisti, alla luce dei disastrosi risultati presentati dalle aziende europee, puntano il dito, ancora una volta, contro le sconsiderate campagne di acquisizioni portate avanti dalla metà degli anni 90. Le perdite record sono tutte frutto, infatti, di svalutazioni di asset esistenti e non del collasso delle vendite o di performance al di sotto della media.
In generale, comunque, i mercati finanziari non hanno punito eccessivamente questi enormi ¿rossi¿ nei bilanci, visti come la testimonianza della volontà di un¿azienda di ristrutturare i propri business. Le perdite sono state addirittura benvenute nei casi in cui esse siano state accompagnate da un totale rinnovamento delle classi dirigenti.
Nella lunga gara a chi si aggiudica le maggiori perdite, tuttavia, l¿Europa ha ancora molta strada da fare per eguagliare gli Stati Uniti: lo scorso anno AOL Time Warner ha chiuso il bilancio con una perdita netta di 100 miliardi di dollari. E pure il Giappone si sta impegnando in questo senso, anche se le grandi aziende, per il momento sembrano reggere alla grave recessione che sta colpendo il Paese. A farne le spese soprattutto il settore bancario: Mizuho, il maggiore gruppo bancario mondiale, ha già previsto perdite per 11 miliardi di euro.