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Nonostante i grossi problemi che riguardano il mercato della musica, si accentuano i rumor di consolidamento del settore.
Diventa sempre più probabile la fusione tra EMI e Warner Music, la filiale del gigante americano di Internet e media, AOL Time Warner.
Secondo Wall Street Journal, l¿ultima major indipendente avrebbe avviato delle trattative con Warner Music.
La settimana scorsa si parlava di una possibile operazione di acquisizione della major britannica da parte di Bertelsmann. Oggi anche se le discussioni tra EMI e Warner Music sono ancora in una fase preliminare, il progetto potrebbe avere buon esito, sempre secondo le dichiarazioni del quotidiano finanziario.
In ogni caso la difficoltà di EMI potrebbe essere quella di reperire i fondi necessari all¿operazione finanziaria. Anche se si tratta di una semplice presa di controllo e non di riscatto dell¿integralità delle parti di Warner Music.
Per portare a termine l¿operazione, EMI potrebbe allearsi ai fondi di investimento. Warner Music attualmente è stimata in circa 4 miliardi dagli analisti, mentre la britannica EMI ha un valore di mercato di 861 milioni di sterline (circa 1,36 miliardi di dollari). Una matrimonio tra EMI e Warner Music porterebbe alla creazione di un gruppo con una quota di mercato del 22%.
Rimarrebbe, comunque, lontana dal leader mondiale, Universal Music, che controlla il 30% del mercato americano.
Un ostacolo all¿accordo potrebbe essere il parere negativo dell¿Autorità alla concorrenza, sia in Europa che negli Stati Uniti.
Due anni fa si erano già opposti a un primo progetto di fusione tra EMI e Warner Music, e poi all¿offerta di riscatto di Bertelsmann.
Questa volta l¿Autorità europea antitrust potrebbe essere più clemente, ritiene una fonte citata dal Wall Street Journal.
Per AOL Time Warner, l¿eventuale cessione della divisione di musica gli permetterebbe di ridurre il pesante indebitamento, che attualmente arriva a 27 miliardi di dollari. Il Gruppo soffre della cattiva performance della divisione Internet America Online. Il mese scorso, Richard Parsons, il nuovo presidente del Gruppo, aveva già anticipato agli analisti che la casa discografica non sarebbe riuscita a mantenere i suoi obbiettivi. Questo sarebbe un buon motivo per decidere di vendere.