Gasparri, governo aperto a modifiche alla riforma Tv. Intanto alla Rai si parla di sfiducia a Saccà

di Raffaella Natale |

Italia


Continua l’acceso dibattito intorno al disegno di Legge per la riforma del sistema radiotelevisivo, presentato dal Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri.
Il ministro, in una recente intervista, avrebbe dichiarato “…Entro la fine dell’anno o si fa una legge che guarda al futuro o si dovrà applicare la sentenza
della Corte Costituzionale, facendo fare passi indietro al sistema”.
Gasparri, ribadisce l’apertura del governo a che si discutano in parlamento le eventuali a modifiche, ma chiarisce che in ogni caso l’impianto del disegno di legge da lui presentato sarà la base della nuova legge.

“…Gli emendamenti – commenta il ministro – dimostrano che siamo aperti alle modifiche purché resti salvo l’impianto del provvedimento: passaggio al digitale, norme antitrust e modernizzazione del sistema. Tutti passaggi questi che – secondo Gasparri – risolveranno il problema del pluralismo”.
Aggiungendo “…Quella del governo è la proposta più organica. La logica è quella di moltiplicare l’offerta senza penalizzare gli operatori esistenti”.
Il ministro conferma ancora una volta la data del 2006 per il passaggio al digitale.

Gasparri ha anche chiarito il ruolo del Comitato che vigilerà sull’applicazione del codice di autoregolamentazione per i minori. Intervenuto a margine di un convegno che si è tenuto a Lamezia Terme, il ministro ha commentato “…Il comitato che ho costituito sanzionerà i comportamenti delle emittenti televisive non conformi al codice”. Spiegando che “…quando governava il centrosinistra non c’era alcuna tutela per i minori. Avevano fatto soltanto un codice di autoregolamentazione privo di sanzioni perché sono dei demagoghi che non hanno alcun tipo di sentimento e di attenzione nei confronti dei minori”.

Oggi, invece, “…ho ripreso quel codice – dice Gasparri – e ho indotto e convinto le emittenti nazionali e locali, pubbliche e private, ad accettare che a quel codice si aggiungesse un comitato per la sua applicazione”.
Questo implica il passaggio più saliente, cioè “…se una televisione locale o nazionale, privata o pubblica che sia, viola quel codice, che prescrive una serie di comportamenti, le emittenti possono essere invitate a sospendere quel programma, a correggerlo o a spostarlo di orario. Per i casi più gravi l’Autorità per le comunicazioni può decidere delle multe che vanno da duemila a 250 mila euro o perfino revocare la licenza alla televisione. E’ un’azione di controllo che prima non c’era”.

Intanto sembra sempre più consistente la voce che il presidente Rai Antonio Baldassarre e il consigliere Ettore Albertoni, i due unici membri del dimezzato Consiglio d’Amministrazione Rai, sarebbero pronti a “…sfiduciare il terzo giapponese restato alla direzione generale”. Così commenta il deputato diessino e membro della Commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai Beppe Giulietti, secondo il quale “…al suo posto i due giapponesi indicherebbero o un alto dirigente della Confindustria o un suo omologo dell’Enel”.

 

 

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