Italia
L”industria cinematografica e quella musicale sono da tempo sul piede di guerra contro la web pirateria e, nel tentativo di arginare il fenomeno, chiedono ora alle aziende di vigilare le proprie reti per assicurarsi che i dipendenti non scarichino materiale protetto da copyright dal posto di lavoro.
La RIIA (l”associazione dei discografici americani) e la MPAA (l”organizzazione che raggruppa le case cinematografiche) hanno appositamente pubblicato una guida – A Corporate Policy Guide to Copyright Use and Security on the Internet – che verrà distribuita questa settimana a oltre 1.000 aziende.
Il documento contiene le direttive per evitare agli impiegati di utilizzare i siti di file-sharing e rappresenta un infelice ripiego per l”industria dell”intrattenimento che sta tentando, inutilmente, di convincere gl”ISP a farsi rivelare i nomi degli utenti che usano passare il loro tempo scaricando musica o film dalla rete.
Verizon si è trovata a essere il primo fornitore d”accesso sotto il mirino delle major, ma non ha ceduto alle pressioni, dichiarando che divulgare il nome dei frequentatori della rete potrebbe causare spiacevoli conseguenze, soprattutto per la privacy degli utenti. Chiunque, infatti, potrebbe sentirsi autorizzato a pretendere i dati degli internauti per un semplice sospetto di comportamento illegale.
L”industria musicale è indubbiamente sotto pressione per l”incessante calo delle vendite – il 2002 è stato il quarto anno in rosso – e, dalla chiusura di Napster, non ha perso una sola occasione per ribadire la colpevolezza dello scambio di musica on line e di chi lo permette, siano fornitori d”accesso o datori di lavoro. Nel frattempo gli Studios hollywoodiani vogliono affrontare il problema prima che assuma le stesse proporzioni anche nel loro settore.
La guida, infatti, vuole essere uno strumento informativo per le aziende e per gli impiegati che forse non si rendono conto di svolgere un”attività illegale e per di più nelle ore di lavoro, cosa deleteria per il buon nome della compagnia e per le reti, colpite dai virus provenienti da questi siti.
Come monito per i trasgressori il libello cita il caso di Integrated Information Systems Inc., azienda dell”Arizona costretta a pagare un milione di dollari alla RIIA dopo la scoperta che gli impiegati scaricavano e distribuivano file musicali attraverso la rete aziendale.
L”opuscolo verrà distribuito anche in Europa dalla International Federation of Phonographic Industry (IFPI), l”organismo che raggruppa le maggiori case discografiche mondiali.