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Il Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri auspica l’approvazione entro il 2003 del suo disegno di legge per il riassetto dei media.
Il ministro intervenuto a margine di un convegno dell’Ipost, ha dichiarato “…Spero che i tempi della discussione parlamentare siano tali da poterci consentire di rispettare le scadenze, per esempio ipotizzando dall’inizio del 2004 l’avvio di una parziale privatizzazione della Rai …quindi mi auguro che il ddl veda la luce nel 2003 per poter rispettare i tempi che con qualche saggezza avevamo indicato. Se poi qualcuno ha più fretta basta approvarlo prima…”.
Gasparri ha anche ipotizzato delle scadenze per i lavori, che prevedono entro il 2003 il riordino del sistema radio televisivo, con il disegno di legge sollecitato dal presidente della Repubblica che è stato messo a punto durante l’estate.
Il ministro aggiunge che si auspica che “…la legge venga discussa con attenzione, varata anche con le modifiche che il Parlamento riterrà necessarie, ma con tempi che ci consentano di arrivare al 2006 con il digitale terreste…“.
Poi il ministro si sofferma sulle dichiarazioni di Enzo Cheli, “…L’autorità per le Comunicazioni condivide la buona parte della mia proposta di legge…”.
Si tratta di una risposta a indiscrezioni di stampa, che avevano travisato le parole di Cheli, “…Un giornale, mentendo sapendo di mentire – prosegue Gasparri – ha presentato il pensiero dell’Authority in maniera difforme, facendo indignare il presidente Enzo Cheli. Sono state scritte delle bugie – dice ancora il ministro riferendosi a un articolo di Repubblica – stamani Cheli mi ha telefonato proprio per esprimermi il suo rincrescimento per il titolo bugiardo che travisava il suo pensiero…“.
Il ministro spiega che anche l’Authority ha fretta perché si passi in breve tempo al digitale.
Le critiche arrivano, invece, dal centrosinistra, ad intervenire è l’ex ministro delle Comunicazioni Salvatore Cardinale, che sostiene “…Il giudizio sul ddl Gasparri è negativo perché non affronta e non risolve la questione delle questioni, cioè come creare le condizioni per rompere il duopolio Rai-Mediaset..”.
Cardinale teme che se il disegno diventa legge possa consolidare il duopolio, lì dove sarebbe necessario “…stabilire come allargare il mercato, come creare condizioni di mera competizione, come sganciare la Rai dalla corsa all’ Auditel…”.
L’ex ministro aggiunge “…non per questo significa che sono innamorato del 1138, ma ritengo che ci voglia un confronto in Parlamento…”.
Riguardo alla situazione si è registrato un intervento anche del presidente del Senato Marcello Pera.
Il Presidente spera “…Tempi brevissimi per il reintegro del Cda Rai, immaginando tempi altrettanto brevi per la riforma dell’intero sistema radiotelevisivo e dell’avvio del processo di privatizzazione della Rai…”.
Questa la dichiarazione rilasciata da Pera nel corso dell’incontro a Palazzo Giustiniani con la stampa parlamentare per gli auguri di fine anno.
Sul reintegro del Cda Rai il Presidente è categorico. ”…Lo ritengo urgente. Non discuto di numeri: tre o cinque. Ma lo ritengo urgente per dare garanzie su due aspetti fondamentali: la funzionalità dell’Azienda, e il rispetto del principio del pluralismo al quale tutti siamo legati e che più volte è stato richiamato anche dal capo dello Stato”.
In questo senso Pera rende noto di essere “…disponibile fin da adesso a discutere sui nomi da reintegrare…” e di “…avere alcune opinioni in merito”.
“Io -dice ancora- sono pronto. E credo che con il presidente della Camera ci incontreremo in tempi brevi per confrontarci, così come abbiamo sempre fatto”.
Insomma, l’invito di Pera è a fare del sistema radiotelevisivo italiano una garanzia “…di pluralismo, anche attraverso un servizio pubblico più articolato” che “…metta l’Italia al passo degli altri Paesi più avanzati”.