La Cina blocca ogni giorno 20.000 siti

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Le autorit&#224 cinesi bloccano ogni giorno l”accesso a 20.000 siti Internet che il governo ritiene ostili e stanno estendendo filtri sempre pi&#249 sofisticati a tutta la rete.

E” quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell”Harvard Law School che hanno testato per otto mesi, l”accesso alla rete da molti punti del Paese.

Il team, guidato da Jonathan Zittrain e Benjamin Edelman del Berkman Center for Internet and Society, ha scoperto che Beijing ha bloccato centinaia di siti religiosi, politici e di news, oltre ad alcuni indirizzi di medicina e di educazione e aggiungono che nel settembre 2002 c”&#232 stato un documentabile balzo in avanti nella sofisticazione dei filtri.

I ricercatori hanno rilevato che la censura “punisce” gli utenti alla ricerca di notizie “scomode” impedendo loro completamente l”accesso alla rete. Hanno riferito, infatti, che i sistemi di bloccaggio usati dalla cyber polizia cinese attualmente, sono molto sofisticati e diversificati, quindi pi&#249 difficili da individuare rispetto alle grezze tecnologie predenti.

Dallo studio emerge addirittura che Internet &#232 pi&#249 facile da controllare rispetto ai vecchi mezzi di comunicazione: &#232 impossibile, infatti monitorare ogni singola telefonata, fax o lettera, mentre il traffico Internet, gestito attraverso i routers, pu&#242 essere filtrato in tempo reale, anche mentre un utente sta per accedere ad un sito. Le autorit&#224 hanno, quindi, facolt&#224, di cancellare immediatamente link individuali o pagine Web che trovano offensivi.

Viene smentita definitivamente, dunque, la convinzione che Internet sia un territorio esente da controlli e censure, in quanto di fatto, le autorit&#224 cinesi hanno vietato sistematicamente l”accesso ai siti che ritenevano potessero indebolire il potere del governo. Tutto questo mentre Beijng promuove l”uso della rete per scopi commerciali, culturali, e educativi definendola un mezzo di comunicazione essenziale nell”era globale.

Testando regolarmente l”accesso ai 200.000 indirizzi pi&#249 popolari, i ricercatori hanno scoperto che, in otto mesi, la Cina ha bloccato 50.000 siti. Di questi, 19.000 non sono stati raggiungibili per diversi giorni da nessun punto di controllo visionato. Tra i siti pi&#249 bersagliati dalla censura Google ed Altavista, i motori di ricerca pi&#249 famosi in occidente; i siti della televisione americana ABC e del Time; della CNN e dell”Herald Tribune, ma anche il sito ufficiale del Cancer Information Network, della Motorbike Association e siti di tecnologia come quello del MIT o Slashdot.com.

Solo gli utenti tecnologicamente pi&#249 scaltri riescono ad aggirare i filtri, ma lo fanno a loro rischio e pericolo, visto che chi viene scoperto rischia la galera.

La censura esercitata dalla Cina, se confrontata con quella praticata dall”Arabia Saudita (esaminata precedentemente dal team di ricercatori), appare, comunque, molto pi&#249 superficialmente mirata: Beijing ha bloccato completamente l”accesso ai siti sul Tibet compresi quelli sull”incenso e centinaia di siti su Taiwan. Digitando su Google una frase come “democrazia Cina” o “diritti umani” il motore di ricerca avrebbe risposto che tutti i siti contenenti quelle parole erano irraggiungibili.

Gli utenti, per&#242, non sono affatto protetti dalla pornografia verso la quale il governo mantiene un atteggiamento quanto mai ambiguo: &#232 stato bloccato, infatti, solo il 13,6% dei siti di contenuto esplicitamente sessuale, ma a dimostrazione che la cyber polizia lotta contro il sesso esplicito on-line, sono stati bloccati i siti di Playboy e Penthouse.

Chiunque volesse sapere di pi&#249 a proposito di AIDS o altre malattie sessualmente trasmissibili, resterebbe a bocca asciutta: siti come quello dell”Aids Healthcare Foundation, o di Internet Mental Health Resource e Health in China Research Project sono costantemente inaccessibili.

Lo studio ha rivelato che sono attualmente in uso almeno quattro metodi di filtraggio indipendenti ed interoperabili: il pi&#249 comune &#232 il bloccaggio a livello del router, che permette di impedire totalmente l”ingresso ad un sito.

Il governo cinese e le autorit&#224 associate, dicono i ricercatori, continuano indisturbati a sperimentare nuove forme di bloccaggio, usando i filtri come strumento di censura politica a impegnando per la loro sofisticazione parecchie risorse umane e tecnologiche.

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