Stati Uniti
Ilgruppo di entertainment americano Disney registra dei profitti in netto ribasso, rispetto alle proprie previsioni.
A pesare sui conti del gruppo di media sarebbe il film “Il Pianeta del tesoro”, che è costato 140 milioni di dollari, ed è stato un vero flop ai botteghini americani.
Ampiamente superato dagli incassi di James Bond “Il Domani non muore mai” con 46.3 milioni di entrate e da “Harry Potter e la stanza dei segreti” con 45 milioni di dollari.
Il film di Disney nei cinque giorni di vacanza per il thanksgiving ha raccolto solo 16.5 milioni di dollari, un periodo per tradizione molto importante per l”industria del cinema.
La perdita per questo film sarà iscritta nell”esercizio 2001-2002, chiuso a fine settembre.
Il profitto del quarto trimestre sarà di 175 milioni di dollari, 9% per azione, contro 222 milioni stimati precedentemente, essendo diminuiti gli utili per 47 milioni.
Questo fiasco avrà in ogni caso delle ripercussioni anche sul primo trimestre 200-2003 di Disney, tagliando il profitto dell”1% per azione.
Per l”intero esercizio in corso, il presidente Michael Eisner prevede una crescita tra il 25 e il 35% del suo risultato netto per azione “pro forma”.
I guai per Disney non si fermano qui, il gruppo deve fare anche i conti con un”indagine aperta dalla SEC (Security Ecxachange Commission), sulla composizione del proprio Consiglio d”Amministrazione.
L”Autorità di Borsa americana ritiene che esista un conflitto d”interesse in seno al Consiglio di Disney, difatti alcuni consiglieri dichiarati come indipendenti, hanno sistemato dei membri delle proprie famiglie nelle filiali del gruppo.
Come di costume anche la Disney si è dichiarata disponibile a cooperare all”indagine della SEC, per evitare altri rumors sulla vicenda.
Al fine di dar prova di trasparenza di una migliore osservazione della normativa in materia il gruppo ha annunciato la sostituzione dei consiglieri sospetti.
I nuovi consiglieri saranno George Mitchell, senatore democratico conosciuto per la mediazione nel conflitto nord-irlandese e arabo-israeliano, e di Robert Matschullat, amministratore di Seagram e della Banca d”affari Morgan Stanley.