Stream/TelePiù, la UE teme il monopolio

di Raffaella Natale |

Europa


La Commissione Europea ha deciso di approfondire l’indagine sull’acquisto di TelePiù da parte della News Corporation e Telecom Italia.

L’ottobre scorso Rupert Murdoch, presidente della News Corp. ha concluso un accordo per rilevare da Vivendi Universal la Pay TV italiana, per poi passare alla fusione con Stream, che già possiede con Telecom Italia.
La transazione è stata conclusa per un ammontare di 900 milioni di euro, compresi i debiti.
Dalla fusione dovrebbe nascere una nuova piattaforma Sky Italia, in cui l’operatore di telefonia italiano parteciperà con una quota del 19%.

Bisognava aspettare però il si dalla Commissione europea, per verificare la compatibilità della transazione con la normativa antitrust in materia.
Il Commissario europeo alla Concorrenza, Mario Monti, ha dichiarato che la l’operazione di fusione richiede un’analisi ulteriore ed eventualmente dei colloqui con i dirigenti delle aziende coinvolte.
La Commissione ha detto che l’indagine è tesa a decidere se gli impegni presi da News Corp “…consentano realmente la nascita di nuovi concorrenti in modo tale da prevenire il monopolio nel mercato delle Pay TV”.
Per Monti evidentemente non sono sufficienti le condizioni che l’Antitrust italiano aveva imposto in maggio, quando era Vivendi che voleva acquistare Stream.
Il commissario ha aggiunto che “…La concentrazione solleva preoccupazioni sotto il profilo della concorrenza anche per quanto riguarda l’acquisizione dei diritti di trasmissione di contenuti premium quali film di cassetta e incontri di calcio”.

La commissione ha anche rivelato che Murdoch si era detto disponibile a rispettare le condizioni precedentemente imposte dall’Autorità italiana, quali contratti sui diritti delle partite con le squadre di calcio della durata massima di due anni con diritto di recesso unilaterale ai club e sui film con le major del cinema di un anno, oltre a garantire un accesso trasparente alla piattaforma satellitare ad altri operatori.

Questo impegno non è stato sufficiente però per la Commissione, che ha deciso di utilizzare altri quattro mesi, per approfondire la situazione e verificare se l’operazione di fusione possa in qualche modo impedire l’emergere di nuovi concorrenti, inficiare le regole del libero mercato, creando di fatto uno stato di monopolio.

Monti ha anche specificato che lo slittamento dei tempi permetterà di valutare i potenziali effetti secondari su mercati come Internet e banda larga.
Approfondimento ritenuto necessario dalla partecipazione di Telecom Italia nella nuova unità che nascerebbe dalla fusione.
Molto probabilmente a pesare sulla decisione adottata da Monti è stato l’esposto presentato da Plus Media Trading (Pmt), il gruppo delle otto squadre di calcio di serie A e di alcune di B, presieduto dal presidente del Brescia Gino Corioni.
Pmt, che punta ad ottenere un accesso indipendente alla piattaforma digitale, ha già avuto un incontro con la Commissione, nell’occasione ha chiesto di imporre dei limiti più precisi al polo Stream-TelePiù, rispetto a quelli proposti precedentemente dall’Antitrust italiano.

Si vorrebbe che i contratti sui diritti delle partite con i club abbiano scadenza annuale.

L’indagine in ogni caso potrebbe ritardare la conclusione dell’accordo tra la News Corp e Vivendi Universal.

La decisione della Commissione segna l’avvio della prima indagine approfondita da quando l’esecutivo dell’Unione ha perso tre casi su fusioni alla Corte Europea di Giustizia.

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