Europa
La liberalizzazione dell”ultimo miglio e la mancata applicazione delle direttive comunitarie non è un problema solo italiano, ma interessa tutta l”Europa. A renderlo noto è un rapporto realizzato da uno studio legale in collaborazione con la società inglese di ricerche di mercato Beaufort Research.
Il rapporto esamina il contesto normativo nell”ambito delle tlc in nove Paesi europei: Francia, Germania, Italia, Irlanda, Olanda, Spagna, Svezia e Regno Unito e Belgio.
Gli aspetti analizzati dal “Regulatory scorecard” sono: l”adozione e l”attuazione delle direttive comunitarie; il quadro normativo a cui i singoli operatori devono fare riferimento; l”esistenza dei presupposti atti a garantire la creazione di reti pubbliche efficienti e la fornitura di nuovi servizi; regole di mercato che stimolino la concorrenza. Sotto la lente del rapporto anche la capacità delle autorità locali di risolvere le controversie che nascono tra i vari operatori.
Ad ottenere il miglior piazzamento è stato il Regno Unito, sia per quel che concerne la privatizzazione che la liberalizzazione del settore. Qui l”accordo di interconnessione tra un operatore e l”ex monopolista, con la mediazione dell”Authority, avviene in 4 mesi (3-6 mesi per le istanze dei carrier), ma soprattutto è il Regno Unito il Paese in cui sono state meglio applicate le direttive comunitarie del settore.
Seguono in classifica la Germania e la Francia dove le norme mirano ad evitare discriminazioni tra gli operatori e a garantire trasparenza nelle operazioni ed efficacia nelle sanzioni.
Irlanda e Olanda sono i Paesi con più alto margine di miglioramento previsto per i prossimi anni.
Bollino “rosso”, invece per Belgio, Francia, Italia e Spagna. Questi Paesi restano profondamente deficitari nell”applicazione e nell”implementazione delle norme comunitarie, sia per quanto riguarda l”interconnessione che la liberalizzazione dell”ultimo miglio.
Dal punto di vista normativo, l”Italia non è collocata male. Il punto è che il mercato italiano, secondo gli autori del rapporto, è saturo e la concorrenza cerca inutilmente di aggredire Telecom Italia trovando, però, tante barriere e pochi stimoli ad investire.
L”ex monopolista, infatti, mantiene un listino molto complesso con tariffe medie difficili da calcolare. Possono, così, sperare in una fetta di mercato solo quegli operatori che non hanno infrastrutture proprie e acquistano volumi di traffico da Telecom per poi rivenderlo.