Tommaso Pompei ha buttato benzina sul fuoco delle polemiche sull`ultimo miglio. L`amministratore delegato di Wind ha infatti, ancora una volta, contestato che l`affitto pagato a Telecom Italia per i collegamenti finali è troppo elevato.
Se la società di tlc controllata da Enel non raggiungerà quest`anno l`obiettivo previsto di clienti di telefonia fissa, continua Pompei, chiederà la modifica delle regole sull`ultimo miglio e sospenderà il piano di investimenti.
L`obiettivo per il 2002 è di abbonare come operatore prevalente 150.000 utenti telefonici.
Al blocco del piano di unbundling, che prevede la copertura del 70‰ della popolazione telefonica italiana (per cui Wind conta di investire 500 milioni di euro per il triennio 2002-2004) seguirà però, il ricorso alle autorità competenti per ridefinire le regole e rendere trasparenti le procedure dell`ex monopolista.
E` in gioco lo sviluppo della banda larga in Italia perché, secondo Pompei, l`attuale sistema di unbundling rende gli investimenti una scommessa. Wind chiede, in pratica, che si paghi a Telecom Italia non più un canone fisso ma una tariffa proporzionale all`effettivo traffico generato. Solo così si potrà giungere ad un trattamento paritario e capace di stimolare il mercato.
Wind lamenta inoltre che Telecom Italia rallenti di proposito la fornitura dei siti per consentire ai nuovi entranti la predisposizione delle centrali.
A queste accuse risponde il direttore degli affari regolamentari di Telecom Italia, Sergio Fogli, che afferma che è il mercato a non aver dato una risposta adeguata alle offerte, visto che il servizio di unbundling è stato attivato solo in 250 delle 1000 centrali messe a disposizione da Telecom Italia. In queste centrali vengono comunque attivate 4 mila operazioni, i due terzi del totale europeo.
Numeri di tutto rispetto, dunque, per un quadro operativo definito e regolamentato dall`Unione europea, anche se da più parti si invocano incentivi governativi per la banda larga che incrementino ovunque lo sviluppo delle nuove tecnologie.