Stati Uniti
Durante la conferenza ¿Communicopia¿, organizzata a New York dalla Goldman Sachs, Michael Powell, patron della FCC (l¿autorità americana delle telecomunicazioni), ha dichiarato che entro un paio di mesi verranno varate delle riforme per modificare il quadro di regolamentazione del settore delle telecomunicazioni.
La riforma sarà rivolta, innanzitutto, alla lotta contro la ¿sovracapacità, l¿iper competizione, il debole potere sui prezzi ed il troppo povero giro d¿affari¿, ha ribadito Powell, deciso a porre rimedio ai mali che hanno investito il mercato americano da un anno a questa parte.
I numeri sono sconfortanti: oltre 60 le aziende fallite, 500.000 i posti di lavoro persi, 2.000 miliardi di capitale borsistico evaporati e più di 1.000 miliardi di debiti accumulati dalle società. La riforma sarà, tuttavia, ¿prudente¿ e bloccherà prima di tutto quelle transazioni che la Commissione riterrà anti-concorrenziali o lesive per gli utenti.
Michael Powell parla, comunque, di iniziative ambiziose in due settori molto delicati: quello dell¿assegnazione delle frequenze e delle regole di controllo dei media. Sul primo punto la Commissione sta subendo forti pressioni dagli operatori mobili che richiedono più frequenze per poter lanciare i nuovi servizi. La questione della regolamentazione dei media è anch¿essa molto delicata: potrebbe, infatti, riaprire la strada alla concentrazione e rimettere in causa le attuali regole sulla concorrenza tra gli operatori nazionali, locali e operatori del cavo.
La riforma dovrebbe, nelle intenzioni di Powell, facilitare il ritorno degli investimenti nel settore tecnologico, frenati, secondo la critica, dal Telecommunication Act del 1996 che privilegiava il mantenimento di una concorrenza forte a discapito dell¿utenza finale.
Il Telecommunication Act è stato un tentativo, ma è assolutamente lontano dall¿essere perfetto, ribadisce il capo della FCC. La politica che ha permesso alle ¿Baby Bells¿ di fornire servizi telefonici sulla lunga distanza, aprendo le loro reti locali agli operatori nazionali, è ora ritenuta insufficiente da parte di molti protagonisti del settore che danno la colpa delle proprie difficoltà economiche alle suddette leggi.