Ipse: i dipendenti chiedono il ritiro della licenza in caso di licenziamenti in massa

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Illegale il trading delle frequenze per una societ&#224 che licenzia invece di creare nuova occupazione. Dopo l¿annuncio del definitivo abbandono delle attivit&#224 di Ipse e la messa in mobilit&#224 di 109 dei 122 dipendenti, le rappresentanze sindacali scrivono una lettera al presidente dell”Autorit&#224 per le garanzie nelle Comunicazioni, Enzo Cheli, chiedendogli di intervenire. In particolare, i dipendenti chiedono di verificare lo stato di avanzamento della realizzazione della copertura di rete e il rispetto degli obblighi assunti con la risposta al Disciplinare di gara in merito agli investimenti per la realizzazione di reti di terza generazione, la commercializzazione dei servizi e il fabbisogno di personale con relativo programma di impiego. Inoltre, sollecitano l¿Autorit&#224 a esperire ogni azione utile e necessaria al rispetto di tali obblighi da parte di Ipse.

Nella loro lettera, i dipendenti di Ipse sostengono inoltre la mozione presentata gioved&#236 17 luglio da 26 senatori dell”Ulivo, che chiede il ritiro della licenza Umts all¿operatore qualora non sia salvaguardata l”occupazione. ¿Poich&#233 nel Disciplinare di gara per l”Umts &#232 prevista la sospensione o la revoca della licenza in caso di inadempienze¿, i dipendenti di Ipse chiedono all”Autorit&#224 per le Garanzie nelle Comunicazioni di ¿intervenire su chi, nell”assoluta mancanza di rispetto delle regole, vuole effettuare il trading delle frequenze senza ottemperare agli obblighi che si &#232 liberamente assunto¿.

La lettera indirizzata a Cheli ricalca il senso di quella che i dipendenti Ipse e i sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil avevano inviato nei giorni scorsi alla Commissione Trasporti della Camera, che sta esaminando il nuovo codice delle tlc messo a punto dal ministero delle Comunicazioni, che prevede appunto la compravendita dello spettro. ¿Noi come lavoratori e come cittadini – si legge nella lettera – chiediamo alla Commissione di cui siete membri di introdurre regole che non consentano ad aziende come Ipse 2000 di utilizzare il trading per liquidare l”azienda e liberarsi dei lavoratori in organico¿. Sindacati e dipendenti hanno chiesto dunque ai deputati di ””esprimere un parere””, ma ¿recependo le indicazioni per la salvaguardia occupazionale gi&#224 espresse dalla mozione n. 123 del Senato votata il 19 giugno a maggioranza, affinch&#233 non venga consentito il trading a imprese che intendono avvalersene per licenziare invece di creare nuove occasioni di sviluppo del mercato e dell”occupazione¿.

Ma l”azienda ha comunicato alle rappresentanze sindacali che non intende seguire l”invito del ministero delle Comunicazioni di congelare le procedure di mobilit&#224 per 109 dipendenti dei 122 rimasti. Lo scorso 20 giugno, infatti, in un incontro avvenuto presso il ministero, presenti il direttore generale di Ipse, Carlos Macra, le rappresentanze sindacali e il senatore diessino Antonio Falomi, il ministero, nella persona del Capo di gabinetto Massimo Condemi, aveva chiesto il congelamento delle procedure di mobilit&#224 almeno fino all¿approvazione del nuovo codice delle tlc, che consente appunto il trading delle frequenze.

La decisione di mettere in mobilit&#224 i 109 dipendenti era stata comunicata dall¿azienda ai sindacati lo scorso 13 giugno. In una raccomandata si raccontavano le difficolt&#224 intercorse per il lancio del servizio Umts, ma anche di quello Gsm-Gprs: dai ritardi della disponibilit&#224 commerciale della tecnologia al generale rallentamento del settore in Europa, fino alla crisi intercorsa dopo l”11 settembre. A complicare la situazione, affermava il direttore generale Carlos Macra nella lettera, il quadro regolamentare complessivo: ¿La immissione sul mercato di ulteriori frequenze Gsm, la recente disponibilit&#224 delle licenze Wi-Fi a costo zero e, da ultimo, il rifiuto opposto dal ministero delle Comunicazioni rispetto alla rinuncia di Ipse allo spettro aggiuntivo¿. Uno scenario generale, dunque, che rendeva prima ¿pessimistiche¿ e poi ¿del tutto negative¿ le valutazioni sul momento del ritorno sugli investimenti, confermate dai dati finanziari dell”azienda, che nel 2002 perdeva 2,3 miliardi di euro. Tutto ci&#242 motivava l”inizio delle procedure per gli esodi incentivati, che ha portato la societ&#224 a 191 dipendenti dai circa 600 del 2001, tagli ancora insufficienti per le necessit&#224 dell”azienda ¿in prospettiva dell”attivit&#224 di ”spectrum trading” che, ad oggi, appare come l”unica reale alternativa¿.

Nato nell”agosto del 2000 per partecipare all”asta Umts, Ipse 2000 fu uno dei cinque operatori (con Tim, Omnitel, Wind e H3G) che nell”ottobre dello stesso anno si aggiudicarono una licenza.

Il lavoro svolto nel 2001 per lo start-up, condotto dall”ex direttore generale della Rai Pierluigi Celli come presidente esecutivo, port&#242 a un primo slittamento dell”avvio del servizio Gsm-Gprs. Il primo segnale di allarme sul futuro dell”azienda si ebbe a novembre dello stesso anno, con la mancata approvazione da parte del Cda del business plan, confermata ad aprile del 2002 con l”annuncio del congelamento delle attivit&#224. Una decisione che Telefonica Moviles (azionista di maggioranza con il 45%, seguita dalla finlandese Sonera con il 12,6%, da Atlanet con 12%, Banca di Roma con il 10% e altri piccoli soci) prender&#224 anche in Germania per la controllata Quam.

Il prossimo appuntamento della vicenda &#232 fissato per mercoled&#236 23 luglio, quando i dipendenti di Ipse saranno ricevuti ancora una volta dal ministero per le Comunicazioni per l¿ennesimo tentativo di trovare una soluzione.

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