Ricerca Poste Italiane e The European House-Ambrosetti: eGov leva di sviluppo e competitività per il Paese

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L’Italia deve recuperare terreno rispetto ai Paesi più avanzati nella diffusione dei servizi digitali e dell’e-Government. Ma dispone di competenze, asset, infrastrutture e tecnologie in grado di colmare rapidamente il gap, riportando il Paese nel novero delle nazioni più sviluppate anche in questo settore. E’ questo il messaggio che arriva dalla ricerca “Stato, cittadini e imprese nell’era digitale“, realizzato da The European House-Ambrosetti al quale ha collaborato il Gruppo Poste Italiane, precursore in questi anni di servizi di eGovernment già operativi e resi possibili grazie alle sue infrastrutture e al suo know how.

 

Poste Italiane ha infatti collaborato con lo Stato per la realizzazione di grandi progetti sociali: dall’emersione e la regolarizzazione degli immigrati, al programma Sportello Amico, alla distribuzione della social card e alla possibilità per i cittadini di ritirare direttamente negli uffici postali certificati anagrafici, catastali o sanitari.

 

Della ricerca hanno parlato a Cernobbio, nella cornice del Forum The European House-Ambrosetti, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia, l’AD di Poste Italiane, Massimo Sarmi, il professor David Gann, vice president Development and Innovation all’Imperial College di Londra e consigliere del sindaco della capitale britannica e Paolo Borzatta, Senior Partner The European House – Ambrosetti.

 

La ricerca TEH-Ambrosetti -osserva il Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Gianpiero D’Alia – fa emergere una situazione oggettiva di ritardo del Paese davanti alle sfide della digitalizzazione e dell’e-Government, a cui il Governo sta rispondendo con l’avvio operativo dell’Agenda digitale, la cui attuazione è indispensabile per ridurre i costi a carico di privati e imprese e per ridare competitività all’intero sistema Paese. Apprezziamo i suggerimenti offerti dai ricercatori, soprattutto per quanto riguarda la creazione di una partnership strategica tra lo Stato e le aziende italiane all’avanguardia nel settore dei servizi digitali, come Poste Italiane. Avvicinare il cittadino e le imprese alla PA semplificando le procedure vuol dire minori costi e maggiore efficienza“.

 

La rivoluzione digitale sta già cambiando il mondo – ha spiegato il prof. David Gann, vice presidente Development and Innovation all’Imperial College di Londra e consigliere del sindaco della capitale britannica – e il punto d’arrivo sarà una radicale trasformazione degli stili di vita e del modo di fare impresa. Ma attenzione – ha aggiunto Gann – e-Government non significa solo semplificazione burocratica e PA più smart. Vuol dire anche maggiore trasparenza informativa e creazione di nuove opportunità economiche. Grazie agli open data della PA, infatti, le imprese hanno accesso a una quantità molto più elevata di dati e di opportunità di sviluppare nuovi servizi. In Inghilterra, ad esempio, questo fenomeno ha favorito l’avvio di nuove start up nei più diversi settori, creando quindi – ha concluso Gann – nuova occupazione  e in definitiva, maggiore ricchezza e valore per il Paese“.

 

L’analisi di Ambrosetti ci illustra le cause del ritardo, ma offre anche le soluzioni – ha detto l’Ad, Massimo Sarmi –  L’Italia ha a disposizione tutti gli strumenti ed è pronta per passare rapidamente alla fase operativa del programma di e-Government. Dal canto suo, Poste Italiane è pronta a dare il suo contributo. Nell’ultimo decennio l’azienda ha costruito un’infrastruttura tecnologica e di servizio che integra piattaforme logistiche, di pagamento e di comunicazione digitale. Poste Italiane – ha aggiunto Sarmi – ha compreso che questa infrastruttura integrata, unica in campo nazionale per dimensioni e applicazioni, potesse diventare anche una piattaforma da mettere a disposizione del Paese, per la realizzazione di servizi digitali di nuova generazione. Bisogna però fare presto – ha concluso l’Ad –  ogni giorno perduto amplia il “digital divide” tra l’Italia e i Paesi più sviluppati in questo campo“.

 

Lo studio fa una diagnosi dello stato di arretratezza dell’Italia nel campo dei servizi digitali e dell’eGovernment, che invece costituiscono una leva di modernizzazione e competitività del Paese, e suggerisce le linee guida per invertire la rotta. I numeri spiegano in modo eloquente le difficoltà italiane: l’economia digitale pesa solo l’1,7% del Pil rispetto al 3,9% della media Ue.

 

I cittadini e le imprese consumano troppo tempo per pratiche burocratiche e servizi inefficienti; recuperare già solo 30′ di tempo utile al giorno avrebbe vantaggi per il Paese fino a 40 miliardi di euro, mentre l’aumento dell’efficienza del sistema dei servizi e della digitalizzazione potrebbe generare un incremento del 2% della produttività, con impatti significativi sul Pil. Inoltre, solo il 22% dei cittadini italiani usa abitualmente i servizi della PA on line contro il 52% della media Ue, l’Italia è ultima nell’Ue-27 per sviluppo dell’e-Government, ed è terz’ultima per utilizzo di e-Commerce. La polverizzazione delle infrastrutture è un altro freno: sono più 4.000 i data center della PA per una spesa di gestione pari a circa 6 miliardi di euro. Di questi, oltre il 50% sono sottoutilizzati. 

 

La ricerca di TEH Ambrosetti  presenta un quadro di ciò che sta avvenendo nei Paesi più evoluti nel campo dei servizi digitali citando gli esempi dell’Estonia, dove si vota online, del Regno Unito, dove la PA ha istituito un portale unico che offre ai cittadini tutti i servizi amministrativi, per finire a Singapore, dove la fiscalità è tutta in rete ed è user friendly. La ricerca propone quindi alcune linee guida per il Paese per l’accelerazione e la massima efficacia del piano di e-Government. In particolare, la definizione di una governance chiara ed efficace per la digitalizzazione del Paese, la collaborazione pubblico-privato per accelerare l’attuazione dell’e-Government sotto l’indirizzo e il coordinamento dello Stato, la creazione di un sistema efficace di cyber security.

 

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