Consiglio Nazionale Forense: per la prima volta a Roma una mostra su Piero Calamandrei

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Con i suoi aforismi ha segnato la formazione di generazioni di giuristi in Italia; con la sue riflessioni, le sue conferenze, il suo impegno civico, ha posto una pietra miliare nella coscienza democratica del Paese; con i suoi scritti sull’Avvocatura ha anticipato il dibattito ancora vivo sul futuro della professione.
Quella di Piero Calamandrei  è senz’altro una delle figure di giurista più note nel Paese.

 

Il grande pubblico lo conosce come Padre Costituente; i suoi aforismi sono i più citati nei discorsi istituzionali sulla giustizia. Non potrebbe non essere così, solo considerando che ha scritto “Troppi avvocati” nel 1921  e “Elogio dei giudici scritto da un avvocato” nel 1935: bastano i titoli di queste opere per intuirne la modernità di pensiero.

 

Tuttavia un grande personaggio riserva sempre qualche grande sorpresa

Proprio da una di queste prende lo spunto la mostra Piero Calamandrei-La Fede nel diritto-Avvocatura e Costituzione , che il Consiglio Nazionale Forense organizza, in collaborazione con la Biblioteca Archivio “Piero Calamandrei”, istituzione del Comune di Montepulciano, in occasione dell’VIII Congresso giuridico forense per l’aggiornamento professionale, che si terrà a Roma dal 14 al 16 marzo presso il Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia.

Si tratta di un documento, inedito fino al 2007, che raccoglie una conferenza del 1940 a Firenze intitolata “La fede nel diritto” e che rappresenta il filo conduttore della esposizione- la prima mai organizzata a Roma- di documenti, manoscritti e foto che ci raccontano il suo percorso di uomo e giurista alla ricerca della libertà, della giustizia, della legalità anche, e soprattutto, nei momenti più critici della storia dell’Italia.
Nel percorso della mostra prende vita la figura “leggendaria” dell’antifascista, del “cantore della Resistenza”, del difensore di Salvemini, del sagace autore dell’Oratoria dei ciarlatani sulla propaganda fascista, del sostenitore di Non Mollare, del Padre Costituente e del primo presidente del Consiglio Nazionale Forense in epoca repubblicana.  

Tuttavia l’esposizione, curata insieme con la nipote Silvia Calamandrei, ha il pregio di mostrare anche aspetti più intimi del giurista, figura poliedrica e ironica che continua a sorprendere per tutto il percorso della mostra attraverso i Poemetti della bontà giovanili e la corrispondenza amorosa con Ada, che diventerà sua moglie;  i bozzetti e i loghi, disegnati di suo pugno per le pubblicazioni, gli opuscoli per motivare i soldati della I guerra mondiale (ma difenderà i disertori) e le caricature che gli fanno i suoi commilitoni, le cartoline per il figlio, dal fronte della Grande guerra, segnate da amara ironia.

La figura di Calamandrei va al di là del mondo dei giuristi per legarsi ai destini del Paese. E’ quindi un compagno di viaggio necessario che, a differenza di molti altri Padri Costituenti, sembra non esser figlio del suo tempo, sembra stagliarsi in una dimensione atemporale. E questo suscita sempre interesse“, commenta il presidente del CNF Guido Alpa, che ha voluto realizzare la mostra per promuovere soprattutto presso i giovani avvocati, convenuti a Roma per aggiornarsi, l’insegnamento di Calamandrei, avvocato e costituente. “All’Avvocatura egli ha riservato le parole più belle, cito: “l’avvocatura è una professione di comprensione, dedizione, di carità. Nel suo cuore l’avvocato deve metter da parte i suoi dolori, per far entrare i dolori degli altri (….).  L’avvocato alla vigila della sentenza non può essere tranquillo: la tragedia dell’imputato si è trasfusa in lui, lo logora, lo agita, lo lacera”. Calamandrei ha lasciato ai suoi successori e  ai giovani un grande messaggio di saggezza, di metodo, di pratica del diritto. La sua fede nel diritto sta nell’intenderlo non solo come guida, ma anche come scudo e come àncora di salvezza. E per esser tale deve esser un diritto certo, un diritto giusto, un diritto concreto. Fede significa missione più che mestiere“.

 

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