Italia
“E’ stata una vertenza lunga e complicata quella di Teleperformance Italia, segnata dalla iniziale volontà dell’azienda di scaricare solo sui lavoratori la scelta di disinvestire dall’Italia, tanto da avviare le procedure di licenziamento per quasi 1500 lavoratori, cioè la metà della forza lavoro complessiva. Siamo riusciti ad evitare il peggio, trovando una prima soluzione che, per quanto parziale e da verificare costantemente, può rappresentare una base per provare a rilanciare la presenza nel nostro paese della multinazionale francese“. Così commenta in una nota Alessandro Genovesi, Segretario Nazionale di SLC-CGIL.
Dopo oltre 24 ore di trattativa no stop e dopo diversi incontri sia al Ministero dello Sviluppo Economico che al Ministero del Lavoro si è infatti giunti ad una possibile soluzione della vertenza iniziata oltre due mesi fa quanto Teleperformance Italia, azienda di call center con circa 3000 dipendenti tra Taranto, Roma e Fiumicino, aveva annunciato il licenziamento di circa 1500 lavoratori, di cui la metà nella città pugliese.
“Dopo una forte mobilitazione dei lavoratori, della pubblica opinione, delle istituzioni tutte a cui va riconosciuto un ruolo importante, si è giunti infatti ad una possibile mediazione tra tutte le sigle sindacali (SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL, UGL e Sindacato Autonomo) e i rappresentanti della multinazionale. Mediazione che prevede innanzitutto l’impegno formale di Teleperformance a mantenere per i prossimi anni, fino al 2013, le attuali proporzioni di fatturato tra attività lavorate in Italia e attività lavorate all’estero (cioè delocalizzate, in particolare per TP, in Albania), arrestando così la politica di costante riduzione di attività in Italia a favore dei paesi a più basso costo del lavoro. Inoltre – continua Genovesi – diversi sono stati gli impegni presi in termini di investimenti, impegni che saranno oggetto di una verifica costante tra le parti presso il Ministero dello Sviluppo Economico, già a partire dalla prima metà di settembre, una “novità” che permetterà di avere visibilità completa sulle responsabilità aziendali e che speriamo veda le istituzioni continuare a svolgere un ruolo attivo e positivo“.
“Passi importanti sono stati fatti anche in termini di ricadute occupazionali: i licenziamenti sono stati ritirati. Al loro posto le parti hanno concordato di procedere ad una mobilità volontaria incentivata per circa 200 unità e a 6 mesi di cassa integrazione a rotazione per tutti, per un numero massimo di 900 lavoratori (460 a Taranto, 440 tra Roma e Fiumicino). Tutti i lavoratori rimarranno o saranno reinseriti in produzione, in gran parte da subito, in parte (quelli che operano su commesse in via di chiusura) dopo una cassa integrazione a zero ore finalizzata alla riconversione professionale (sono previsti due mesi di formazione on the job con integrazione al 100%), evitando così di costituire “ghetti”, qualora il rilancio non dovesse avvenire nei tempi e nelle quantità auspicate“.
“I punti raggiunti nel corso del confronto – continua il sindacalista – saranno ora oggetto di assemblee e confronto con i lavoratori come da mandato ricevuto durante la mobilitazione. Ovviamente visto il livello della mediazione, siamo consapevoli che molti punti andranno verificati nel corso dei prossimi confronti con l’azienda e che siamo solo a metà di un percorso. In particolare come SLC-CGIL vigileremo perché l’azienda applichi correttamente gli ammortizzatori concordati, senza fare discriminazioni e con l’obiettivo che vi sia la più equa distribuzione possibile dei sacrifici tra tutti i lavoratori. Aver messo un punto fermo sulle delocalizzazioni, aver ottenuto presso il Mise un tavolo di confronto e verifica periodico, aver ridotto gli impatti sociali senza fare, alla fine del percorso, “figli e figliastri” rappresenta una base di partenza, non certo di arrivo. Ora sta all’impegno e alla serietà di tutti i soggetti coinvolti lavorare perché la scommessa produca i risultati positivi che tutti auspichiamo“.
“Ovviamente – conclude Genovesi – rimangono aperti punti importanti della vertenza che ha visto SLC-CGIL, il Sindacato ed i lavoratori protagonisti, a partire dalla necessità di regole chiare e stringenti sul settore, di politiche volte a contrastare gare al massimo ribasso e dumping. Inoltre SLC-CGIL continuerà la propria battaglia sul contrasto alle delocalizzazioni a tutela del lavoro e dei diritti alla privacy dei cittadini italiani, i cui dati sensibili (come gli estremi bancari, di carta di credito, di traffico telefonico) per noi possono essere al sicuro solo se lavoratori sono in Italia, dove cioè possono operare concretamente le norme e gli strumenti delle autorità competenti“.