Italia
Nella Relazione datata 18 marzo 2011, redatta in vista della prossima Assemblea sociale della Telecom Italia prevista per il 12 aprile 2011, i Sindaci affermano che non risulterebbe ancora che: “I Vertici fossero a conoscenza degli illeciti che sottostavano alle carenze organizzative“. “Pertanto – continua il comunicato del presidente ASATI, Franco Lombardi – sulla base dell’ottica dei Sindaci non risulterebbe provato che gli Amministratori esecutivi di Telecom siano venuti meno al loro dovere di buona amministrazione della società, cosí come non sarebbe ancora provata l’esistenza di ingenti danni conseguenti ai fatti di reato ben noti commessi nel periodo 2001-2007. Il Collegio sindacale ha ritenuto non rilevante il fatto che una associazione di persone si sia impadronita di Telecom Sparkle e abbia sottratto al fisco italiano centinaia di milioni di euro, creando fatturati fittizi per quasi il 30% del fatturato globale della società e, soprattutto ha ritenuto non rilevante che gli Amministratori esecutivi della Capogruppo Telecom Italia non solo non battessero ciglio, ma addirittura approvassero anno dopo anno bilanci che contenevano ricavi fittizi che gonfiavano gli utili distribuiti agli azionisti ( così come evidenziato nei restatement ai bilanci eseguiti l’anno passato).
Se ne deve concludere che per il Collegio sindacale, questi Amministratori abbiano fatto bene il loro dovere ,malgrado tutto ciò.
Il Collegio sindacale, inoltre, ha ritenuto non rilevante il fatto che un’altra associazione di persone, nello stesso arco di tempo 2001-2007, si sia radicata intorno alla Security di Telecom e abbia commesso alcune centinaia o forse migliaia di delitti tra corruzioni, dossieraggio e spionaggio anche a danno di ex alti dirigenti della stessa Telecom, hackeraggio,rivelazioni di segreti d’ufficio e di Stato, violando la privacy di migliaia di cittadini, tutti o quasi colpevoli solo di non essere graditi all’azionista di riferimento del tempo e, soprattutto ha ritenuto non rilevante il fatto che gli Amministratori esecutivi di Telecom stessa lasciassero che accadesse senza nemmeno abbozzare un pur minimo controllo e una reale reazione, nemmeno dopo l’inizio delle indagine giudiziarie ( molti dei pagamenti alle società estere degli spioni risulterebbero avvenuti anche dopo il maggio 2005, data delle perquisizioni ordinate dalla Magistratura ).
Se ne deve concludere che per il Collegio sindacale, questi Amministratori abbiano fatto bene il loro dovere ,malgrado tutto ciò.
Il Collegio sindacale, poi, ha ritenuto non rilevante il fatto che una terza associazione di persone si costituisse in Telecom, sempre nello stesso arco temporale , e promuovesse o almeno consentisse la fabbricazione di milioni e milioni di sim card illegali, fino al 20% delle sim card totali, al fine di ingannare Autorità di controllo e analisti di mercato sul declino della market share di Telecom e occultare, quindi, l’impotenza del management del tempo ad arginare la fuga dei clienti verso la concorrenza,malgrado ripetuti audit e allarmi degli stessi legali interni.
Se ne deve concludere che per il Collegio sindacale, questi Amministratori abbiano fatto bene il loro dovere, anche questa volta, malgrado tutto ciò.
Senonchè, è più che legittimo chiedersi, e chiedere ai componenti del Collegio Sindacale di Telecom, come è possibile:
1. conciliare la spaventosa combinazione di delitti della più varia natura, commessa utilizzando una società per azioni come Telecom, con la conclusione che la società sia stata gestita e organizzata correttamente e senza responsabilità alcuna, da parte di coloro che avevano il dovere di prevenire reati e fatti pregiudizievoli?
2. sostenere che gli Amministratori di Vertice abbiano fatto il loro dovere – e quindi non siano responsabili almeno civilisticamente – se, mentre erano in carica, all’interno della Telecom maturavano una congerie di vicende dall’evidente caratterizzazione di illegalità?
3. In quale caso, secondo il Collegio sindacale, si potrà mai sostenere, se non lo si vuole sostenere per Telecom, che gli Amministratori esecutivi sono venuti meno ai loro doveri di buona e sana organizzazione e prevenzione dei reati?
In tale contesto, sostenere che allo stato non sussiste la prova, significherebbe nell’ottica del Collegio Sindacale attendere la conclusione dei tre gradi di giudizio penale, perchè soltanto all’esito si potrebbe sostenere la sussistenza della prova.
Senonchè, non vi è chi non veda l’assurdità di un simile ragionamento, che se vale nell’ottica penale, a nulla rileva sotto il profilo civilistico, soprattutto allorquando si è già in presenza di un danno accertato, e manca soltanto l’esatta attribuzione della paternità. Tale assunto è evidentemente ovvio a chi non ha interesse diretto e/o indiretto nella vicenda e che da soggetto esterno valuta i meri fatti. Del resto, opinare diversamente, lascerebbe senza risposta la domanda relativa alla motivazioni del perchè Telecom Italia, se si sentiva sicura dell’assenza di responsabilità, ha patteggiato ai sensi del dlgs 231/01 che, ricordiamo, ha tra i presupposti proprio una acclarata colpa da organizzazione?
L’errore nel quale si chiede al Collegio Sindacale di non incorrere è quello di tenere separati i due livelli di responsabilità: quello penale, per il quale per lo più è richiesto il dolo, e quello civilistico, per il quale è sufficiente la colpa.
Il Collegio sindacale, e prima ancora il CdA di Telecom ad eccezione di alcuni componenti, senza nascondersi dietro inesistenti ripari, dovrebbero rispondere alla seguente domanda: chi ne aveva la responsabilità, e cioè gli Amministratori esecutivi di Telecom,davvero hanno fatto il loro dovere?
ASATI infine, deve rimarcare che neppure questa volta, il Collegio sindacale ha risposto alle reiterate richieste di informativa di ASATI e particolarmente quella di conoscere se vi sono state operazioni in conflitto di interessi- specie per la dismissione di immobili- che hanno originato danni al patrimonio di Telecom e dei suoi azionisti , come già denunciato da ASATI già nel corso dell’Assemblea sociale dell’aprile 2008.
Si ribadisce infine la richiesta, che verrà indirizzata anche al revisore Ernst Young, alla Consob, alla americana Sec e alla Procura della Repubblica di Milano, di rendere pubblico- almeno in sede della prossima ASSEMBLEA – l’integrale contenuto del Rapporto Greenfield elaborato dalla società Deloitte tenuto conto che – come dichiarato dallo stesso Collegio sindacale – i rappresentanti degli azionisti di maggioranza presenti negli Organi sociali Telecom ne conoscono dettagli.
Possibile che ancora ai piccoli azionisti venga pervicacemente nascosta la verità e la conseguente possibilità di esperire autonome richieste di approfondimento e di rivalsa civile? Non sarebbe opportuno alla luce di tali gravi carenze informative chiedere la convocazione di un CdA straordinario?”.
Per Asati
Il Presidente
Ing. Franco Lombardi