Italia
In un articolo di Cliff Saran pubblicato su ComputerWeekly.com, si conferma l’allarme lanciato mesi fa dall’associazione Cittadini di Internet: gli utenti del Web devono porre maggiore attenzione nella protezione dei propri dati personali/sensibili durante la compilazione dei moduli on-line.
L’autore del pezzo ha intervistato uno dei maggiori esperti di sicurezza informatica, Joe Pistone (agente FBI per 27 anni), il quale ha chiaramente confermato che la mafia russa e quella italiana usano i dati rilasciati su siti web al fine di lanciare attacchi informatici funzionali a vere e proprie estorsioni nei confronti di aziende, enti e privati.
«Le persone rilasciano troppe informazioni su siti web e social network, permettendo alla criminalità organizzata di identificare sia i diretti interessati sia le aziende per le quali loro lavorano. I cyber criminali hanno, poi, a disposizione sistemi con i quali minacciano di lanciare un attacco DoS che blocchi i server se non si paga una grossa somma di denaro. Molte vittime pagano per non avere problemi, ma la mafia torna nuovamente a chiedere soldi dopo poco tempo. Per questo, bisogna contattare le autorità già dalla prima volta» ha affermato Pistone.
«Il 29 agosto 2008, “Cittadini di Internet” diffuse un comunicato stampa nel quale si tracciava un preciso schema sul profilo organizzativo della nuova Cybermafia, ma poca eco ebbe sui media. Che ci voglia l’esperto americano per far smuovere l’apparato italico della sicurezza informatica? Speriamo di sì visto che l’Italia sta diventando la nazione scelta dai cyber criminali, a causa della sua eccessiva permissività nell’utilizzo della Rete. Per evitare ciò, la nostra associazione ha ideato “COMUNICARE SICURI” (www.comunicaresicuri.org): campagna interattiva sulla sicurezza di Internet, volta a sensibilizzare gli utenti della Rete alla protezione dei loro dati durante la compilazione dei moduli on-line. Sono arrivate oltre 1.000 segnalazioni, che sono state inviate al Garante per la protezione dei dati personali. Da tempo stiamo controllando la frenetica attività sul web delle multinazionali operanti in Italia nel settore del largo consumo e abbiamo scoperto che molte di esse usano pseudo concorsi on-line per mascherare una vera e propria attività massiva di raccolta dei dati personali senza nessuna protezione e sicurezza per i propri clienti. Abbiamo quindi presentato esposti a 11 Procure della Repubblica Italiana oltre che allo stesso Garante, al fine di far risaltare come l’Italia sia diventata il “Far West” per attività nella Rete», ha dichiarato Massimo Penco, Presidente di “Cittadini di Internet”.