Italia
La Corte di Giustizia Europea ha dichiarato illegale il regime di assegnazione delle frequenze tv in Italia ed ha denunciato la discriminazione a favore degli operatori radiotelevisivi esistenti. Una sentenza attesa da tempo e che in molti facevano finta non dovesse mai arrivare si’ da dover assegnare le frequenze legittime ad Europa 7.
Sentenza a cui ora tutti -forze di governo e di opposizione- plaudono e che rivendicano essere cio’ che ci voleva per affermare le loro battaglie: un ampio arco che va dall’ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri all’attuale Paolo Gentiloni.
Ma tutti tacciono su un bubbone incancrenito del nostro sistema radiotelevisivo: quel duopolio che, alla bisogna si trasforma in monopolio, cioe’ Rai e Mediaset. Al di la’ dei fatti di cronaca piu’ o meno nera e scandalistica che recentemente hanno evidenziato questa commistione, sta di fatto che in Italia qualunque imposizione o condanna (per comunitaria che sia) che ci possa far intravedere una ventata di democrazia nel settore, e’ pura aria fritta.
A nulla vale il fatto che altri Paesi in Europa hanno televisioni pubbliche potenti che si confrontano con altrettanto potenti televisioni private, perche’ il sistema italiano non consente che cio’ accada in una dialettica democratica: i partiti al controllo di tutto ed uno dei maggiori di questi partiti (Forza Italia) che ha come leader l’imprenditore di uno degli attori del duopolio, fanno si’ che la televisione di Stato sia solo una fotografia di questa situazione, col risultato del suo essere un pozzo senza fondo e senza obiettivita’ istituzionale.
Alcuni sostengono che per questo al leader di Forza Italia andrebbe vietato di esser tale o di possedere televisioni, ma questo sarebbe un attacco forsennato alla liberta’ d’impresa, per cui occorre agire alla base della formazione di questo problema della tv di Stato in due direzioni: privatizzandola, cosi’ come hanno gia’ chiesto gli italiani con un referendum, per buttare fuori i partiti dalla sua gestione e facendola concorrere in un mercato che sarebbe finalmente libero; abolendo l’obbligo del canone/tassa con cui si finanzia un sistema d’informazione di partiti che gia’ hanno il finanziamento pubblico (e non solo) e con cui si crea una distorsione di mercato con la Rai in abuso di posizione dominante rispetto ai suoi concorrenti.
Se questi due aspetti saranno presi in considerazione, solo allora potranno essere considerate accettabili le condanne e le norme comunitarie che, altrimenti (e non sarebbe la prima volta) saranno solo disattese, proprio come e’ accaduto in questi anni con proroghe e deroghe.