L’Italia raddoppia la potenza con Blue Gene ai vertici della TOP500

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La nuova edizione della classifica ufficiale dei supercomputer riconferma Blue Gene al primo posto, con un sistema ormai quasi tre volte più veloce rispetto agli altri.

Blue Gene/L di Livermore è stato potenziato quest’estate per fornire prestazioni sostenute di 478 trilioni di calcoli al secondo (478 “teraflops”). Il computer numero 2 al mondo – e il più veloce in Europa – è la nuova installazione del Blue Gene/P, “fratello” di Blue Gene/L, situato presso il consorzio di ricerca Julich in Germania, che raggiunge i 167 teraflops.

Negli ultimi cinque mesi l’Italia ha quasi raddoppiato la potenza dei suoi grandi supercomputer e un ruolo decisivo è svolto dal potenziato supercomputer IBM del consorzio interuniversitario CINECA. Complessivamente l’Italia è presente in classifica con sei supercomputer dei quali i primi cinque sono sistemi IBM, per una potenza di elaborazione totale di 69,1 trilioni di calcoli al secondo, rispetto a 36,6 trilioni di calcoli al secondo della classifica TOP500 precedente, pubblicata a giugno.

In particolare, CINECA mette a disposizione del mondo della ricerca nazionale un sistema di supercalcolo ben 5 volte più potente rispetto al precedente, con una memoria 10 volte più grande. Questo vuol dire poter condurre simulazioni sempre più complesse nelle discipline scientifiche che maggiormente necessitano di grandissime potenze di calcolo come astrofisica, fisica della materia, chimica, geofisica, geologia, meteo e climatologia. Il sistema di supercalcolo viene messo a disposizione anche dei giovani ricercatori che accedono a percorsi di alta formazione e che in tal modo possono affrontare sfide scientifiche di frontiera e competere a livello internazionale.

Globalmente i sistemi IBM dominano la classifica TOP 500, con un totale di 232 macchine. La grande maggioranza dei sistemi più veloci IBM – 183 – è costituita da configurazioni in cluster, realizzati con microprocessori di uso comune: un altro record nella TOP 500.

L’azienda supera inoltre i concorrenti tra i Top 10, con quattro sistemi IBM – tutti Blue Gene – e 38 supercomputer tra i Top 100. I 232 sistemi IBM rappresentano il 45 per cento della potenza computazionale combinata della classifica.

Obiettivo: superare il petaflop

In prima linea nel settore IBM si appresta a raggiungere una tappa nota come “petaflop”, ossia la capacità di elaborare 1.000 trilioni di calcoli al secondo. Questa tipologia di computer promette rivoluzioni esponenziali nella scienza e nell’ingegneria, fornendo simulazioni predittive e altamente dettagliate.
Le simulazioni sismiche, ad esempio, potrebbero mostrare i movimenti edificio per edificio di intere regioni lungo la faglia di Sant’Andrea, migliorando la futura progettazione di strutture antisismiche.

IBM ha diverse piattaforme di supercomputer in corso, che porteranno il mondo nell’era della “petascala”. Blue Gene/P, presentato lo scorso giugno e costruito appositamente per funzionare a livello di petaflop e oltre, si rivolgerà inizialmente al mercato scientifico e della ricerca, ma la sua memoria e i nodi SMP potenziati lo rendono interessante per una più vasta gamma di applicazioni. Il prossimo anno, inoltre, i supercomputer basati sull’ultima generazione IBM di processori POWER inizieranno ad essere disponibili nel mercato per attività commerciali e tecniche, quali previsioni meteorologiche, modellazione climatica, esplorazione dell’energia e ingegneria automobilistica e aerospaziale.

Largo a ‘Roadrunner’ nel 2008

Il portafoglio di proposte da petaflop di IBM sarà completato da un computer ribattezzato “Roadrunner”, una concezione ibrida che unisce migliaia di processori tipo PC di AMD e il Cell Broadband Engine, il processore cuore della Sony Playstation 3.
Roadrunner, che secondo le previsioni sarà consegnato al Los Alamos National Laboratory del ministero per l’energia statunitense nell’estate 2008, sarà in grado di raggiungere velocità superiori al petaflop. Grazie alla combinazione dei due stili di microprocessori, Roadrunner ridurrà drasticamente il consumo di energia per offrire un ambiente operativo ad alta efficienza.

Alle iniziative hardware su petascala di IBM si affiancano corrispondenti investimenti nel software, tra cui supporto applicativo e tool di sviluppo, per aumentare la produttività, la facilità d’uso e la realizzabilità commerciale. Ad esempio, il prossimo anno IBM estenderà il supporto applicativo di Blue Gene con un programma per gli sviluppatori Open Source presso l’Argonne National Laboratory in Illinois, la prima sede negli Stati Uniti a schierare un Blue Gene/P.

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