IoT
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È partito un anno fa il programma nazionale dedicato alle smart cities, in Cina, voluto dal Governo e finanziato dal nuovo piano economico nazionale della durata di 15 anni. Ad oggi sono poco meno di 200 le città del grande Paese asiatico in cui saranno testate nuove tecnologie smart city e smart energy, con lo scopo di sviluppare un’economia sostenibile e il più possibile pulita.
Secondo un recente Rapporto McKinsey Global Institute, la popolazione urbana in Cina passerà dai 63 milioni di abitanti del 2010 ai 990 milioni del 2030. Nello stesso periodo, le città con oltre 1 milione di persone passeranno da 152 a 226.
“Quelli che fino a ieri erano poco più che villaggi improvvisamente diventeranno grandi città, con tutti i problemi che ne derivano: sovrappopolazione, produzione di rifiuti, consumo di risorse energetiche e idriche, inquinamento, cattiva qualità della vita, mancanza di una rete pubblica di trasporti adeguata alla domanda e molto altro“, ha spiegato ChinaTimes Wang Yukai, docente alla Chinese Academy of Governance di Pechino.
E proprio la limitata previsione di governance di tali fenomeni sta preoccupando non poco i politici cinesi. Servono programmi immediati per organizzare interventi mirati ed efficaci in ognuna delle 200 città selezionate dal Governo e che al momento possono contare su fondi per 72 miliardi di dollari (440 miliardi di yuan) erogati dalla Banca Cinese per lo Sviluppo.
Pechino stessa farà parte del grande programma nazionale per la realizzazione di città intelligenti, con l’utilizzo di nuove tecnologie per l’internet of things (IoT). Qui, entro il 2015, saranno rese disponibili soluzioni per la mobilità intelligente, la telemedicina e le case connesse in rete. Grazie all’internet delle cose, ad una rete di oggetti in grado di ricevere ed inviare dati sfruttando infrastrutture ultra broadband di nuova generazione, sarà possibile monitorare la città in ogni suo angolo ed intervenire in caso di criticità ed emergenza.
Partendo dalle piccole città, la Cina ha la possibilità di governare il cambiamento verso le smart city e di gestire i processi migratori dalla campagna all’area urbana, “facendo attenzione soprattutto alle questioni ambientali, all’inquinamento e alla vivibilità delle città“, ha precisato Guo Liqiao, vice direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologica del Ministero Housing and Urban-Rural Development (MHURD).
Sono già 80 le amministrazioni pubbliche che hanno presentato e concordato i primi piani smart city presso il MHURD. Una strada obbligata, secondo gli esperti e che consentirà alla Cina di affrontare le grandi sfide del futuro in maniera efficiente e sostenibile.
(F.F.)