IoT
L’Internet delle Cose (Internet of Things, anche detto Internet industriale) potrebbe far aumentare il PIL mondiale dai 10 mila ai 15 mila miliardi di dollari da qui al 2030, un livello corrispondente a quello dell’economia americana. E’ quanto sostiene lo Studio ‘Industrial Internet: Pushing the Boundaries of Minds and Machines‘ pubblicato da General Electric (GE).
Il ricorso a macchine connesse a internet per automatizzare maggiormente alcune procedure permetterebbe, secondo GE, di realizzare “importanti guadagni in produttività“.
Nel difficile contesto economico attuale, anche “solo una parte di questi guadagni potrebbe apportare grossi benefici dal punto di vista individuale oltreché industriale“, ha sottolineato Marco Annunziata, Chief Economist di GE.
Il manager ha commentato che “Il potenziale pieno dell’Internet delle Cose si avertirà quando i tre elementi digitali primari – dispositivi intelligenti, sistemi intelligenti, automazione intelligente – si fonderanno pienamente con macchine fisiche, reti e infrastrutture”.
Aggiungendo che “Quando succederà, i vantaggi di una maggiore produzione, l’abbattimento dei costi e la riduzione degli sprechi si propagheranno su l’intera economia industriale”.
La grande compagnia americana ha ricordato che la prima ondata della rivoluzione internet ha permesso negli USA guadagni in termini di produttività nella media del 3,1% l’anno tra il 1995 e il 2004, una percentuale due volte più elevata rispetto al quarto di secolo precedente.
Grossi vantaggi potranno essere realizzati nel settore sanitario, dell’energia e dei trasporti, comprese le attività a basso consumo delle compagnie aeree.
Tuttavia, per ottenere questi benefici, i Paesi e le aziende devono investire maggiormente su innovazione, migliorare la sicurezza informatica, e preparare una nuova classe di ingegneri meccanici “digitali”.
“Ci sarà bisogno di risorse e sforzi – si legge nel Report di GE -, ma l’Internet delle Cose può trasformare le nostre industrie e le nostre vite, spingere i confini della mente e le macchine”.
Gli USA stanno guidando questa rivoluzione industriale, ma anche l’Europa procede. Il governo del Regno Unito sta largamente investendo nelle smart city, che lavorano usando l’Internet of Things, attraverso una partnership con Intel e sostenendo il consorzio guidato da Living PlanIT per sviluppare applicazioni che permetteranno ai cittadini di vivere e lavorare in “un ambiente urbano intelligente, efficiente e sostenibile”.
Il Technology Strategy Board (TSB), organismo britannico che supporta il governo nell’innovazione, ha anche indetto un concorso, invitando gli enti locali a rendere le loro città ‘smart’, integrando trasporti, comunicazioni e altre infrastrutture, con la possibilità di vincere 24 milioni di sterline di investimenti pubblici. “
“La Gran Bretagna – ha, infatti, commentato la scorsa estate il Ministro David Willetts – ha le potenzialità per fare da apripista in questo settore”.